Palazzo Ricci

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Via Santa Maria n. 8 - Via del Collegio Ricci n. 10, sede della Facoltà di Lettere, poi del Dipartimento di Giurisprudenza.

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Palazzo Ricci (foto Frassi)

Cenni storici

 

La presenza di insegnamenti letterari (“grammatica”, poetica, oratoria) e filosofici è documentata fin dagli inizi dell’Università di Pisa, ancor prima del formale riconoscimento che essa ricevette con la bolla papale “In supreme dignitatis” del 6 settembre 1343. In ogni caso già dal 1355 insegnava a Pisa Francesco da Buti, autore del primo commento a Dante e di commenti a Orazio e Persio.

Ma sia nel periodo anteriore alla conquista fiorentina del 1406, sia con la riforma di Lorenzo il Magnifico (1472), sia coi nuovi Statuti del tempo di Cosimo I (1545), e fino alla riforma napoleonica, gli studi umanistici non costituivano una facoltà a sé: quelli filosofici erano compresi nella Facoltà di medicina, mentre quelli letterari erano concepiti come supporto culturale di base comune a tutte e tre le facoltà riconosciute (Diritto civile e canonico, Teologia, Filosofia e Medicina).

Ciò nonostante anche gli insegnamenti umanistici conobbero una fase di prestigio nel XVI e XVII secolo, quando tra gli altri insegnarono a Pisa Aldo Manuzio (1586-1588), lo scozzese Thomas Dempster antesignano dell’etruscologia (1616-1619) e il filologo olandese Giacomo Gronovio (1673-1674). Già nel Cinquecento divenne regolare l’insegnamento del greco e furono impartiti insegnamenti di ebraico, di arabo e di siriaco.

Con la riforma napoleonica e la restaurazione granducale la Filosofia e la Filologia divennero facoltà a sé. A questa fase risale la prestigiosa attività di Ippolito Rosellini, professore di Ebraico e lingue orientali, e dal 1839-40 titolare della prima cattedra di Storia, ma soprattutto fondatore insieme allo Champollion della moderna egittologia.

Con l’unità d’Italia la Facoltà, che allora si chiamava “Filosofia e lettere”, conobbe una nuova fioritura grazie a filologi come Alessandro D’Ancona e Domenico Comparetti; a storici come Pasquale Villari, Amedeo Crivellucci, Ettore Pais, Gaetano Salvemini; a filosofi come Giovanni Gentile.

In seguito alla riforma dell’università attuata dallo stesso Gentile nel 1923, la Facoltà prese il nome attuale di “Lettere e filosofia” e conobbe altri maestri di primo piano, come il linguista Clemente Merlo, il filologo Augusto Mancini, gli storici Evaristo Breccia e Delio Cantimori, a cui nel dopoguerra seguirono Luigi Russo per la critica letteraria, Silvio Ferri per l’archeologia, Silvio Pellegrini per la filologia romanza, Giovanni Amoretti per la germanistica.

Lo sviluppo della Facoltà è illustrato eloquentemente da alcune cifre. Nel 1862 c’erano 10 docenti che insegnavano complessivamente 12 discipline; nel 1930 i docenti erano 36, di cui 12 ordinari, 11 incaricati e 13 “privati con effetti legali”. Gli studenti in corso erano 103. Le lauree rilasciate erano due, in Lettere e in Filosofia, corrispondenti ai due corsi di laurea in cui la facoltà era articolata.

Successivamente si sono aggiunti altri tre corsi di laurea, fino a raggiungere l’attuale numero di cinque; quello di “Lingue e letterature straniere moderne (indirizzo europeo)” fu istituito nel 1959-60; quello in “Storia” nel 1973-74; quello in “Conservazione dei Beni Culturali” nel 1992-93.

 

Da: L’Università degli studi di Pisa: la storia, le facoltà e i corsi di studio. Pisa, Università degli studi di Pisa, 1995.

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