1989 - Premio internazionale Galileo Galilei

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Palazzo della Sapienza, Aula magna nuova, ottobre 1989.

28° premio internazionale Galileo Galilei
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28° premio internazionale Galileo Galilei
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28° premio internazionale Galileo Galilei

Discorso del vincitore del Premio Galileo Galilei dei Rotary italiani 1989 prof. Antonio García y García

 

È per me un grande onore e un immenso piacere far parte del privilegiato numero degl’insigniti del Premio Internazionale Galileo Galilei, nella sua edizione del 1989. Questo importante Premio supera, senza dubbio, i possibili e discutibili meriti di chi vi sta parlando. Ma posso assicurare che per il futuro cercherò di farmi meno indegno dell’alto riconoscimento che ora mi viene concesso.

Nato sessantun anni or sono in Galizia, che è uno dei Finisterre proiettati dall’Europa sull’Atlantico, il mio accostamento all’Italia avvenne in quattro tappe, che in parte furono successive e in parte simultanee.

La prima tappa prese l’avvio dalla mia devozione per S. Francesco d’Assisi, che senza alcun dubbio è uno dei migliori ambasciatori o messaggeri non solo dell’Italia ma anche dell’Umanità. La lettura assidua degli scritti del Santo di Assisi e del primitivo francescanesimo mi riempì di una gran curiosità di conoscere la gente e la terra di S. Francesco.

Il soggiorno a Roma dal 1952 al 1955 mi permise di visitare le principali città del Paese e di conoscere molti aspetti della cultura e della vita del popolo italiano.

Il fatto, alquanto casuale, di aver preparato durante quel primo soggiorno romano una tesi dottorale su un tema di diritto comune del medioevo, determinò la mia vocazione definitiva per la ricerca e lo studio di questa specializzazione, soprattutto dal punto di vista dell’irradiamento di tale diritto comune romano-canonico dall’Italia ai regni della Penisola Iberica.

Nel corso di quest’ultimo quarto di secolo i miei viaggi in Italia sono stati innumerevoli, permettendomi di stabilire contatti sempre più ampi con i miei colleghi italiani e con diversi centri universitari e culturali dove, posso assicurare, ho imparato sempre più di quanto abbia potuto insegnare.

L’Italia e la Spagna mantennero estese ed intense relazioni culturali dal sec. XII fino al sec. XVII. Durante questo ampio arco di tempo la cultura italiana ispirò largamente la cultura iberica, particolarmente nell’ambito di tutte le manifestazioni artistiche. Si parla con ragione del periodo italiano a proposito della vita e l’opera dei principali pittori spagnoli. Insieme realizzammo anche la scoperta del Nuovo Mondo, di cui stiamo ora celebrando il Quinto Centenario. La storiografia recente non ha messo sufficientemente in rilievo queste relazioni culturali tra i popoli di entrambe le Penisole (Italica ed Iberica). A colmare questa lacuna, nella modesta misura delle mie possibilità, ho dedicato quasi trent’anni della mia vita, per quanto riguarda l’irradiamento del diritto comune romano-canonico medioevale dall’Italia verso il mondo ispano.

Le mie pubblicazioni vertono, quasi esclusivamente, su differenti aspetti della ricezione del diritto comune medioevale nella Penisola Iberica e il suo sviluppo posteriore attraverso gli ordinamenti dei diversi regni ispanici.

Le vie di accesso del diritto Romano-canonico medievale nella Penisola Iberica furono soprattutto gli scolari iberici che si recavano presso le università italiane, specialmente quella di Bologna dal sec. XII fino al sec. XIV e più tardi altre come Padova, Perugia, Pisa, nelle quali esisteva una nazione iberica, così come Siena, Firenze, Pavia, Ferrara, Roma, dove questi scolari erano assai numerosi, sebbene non arrivassero a costituirsi in nazioni.

Un altro canale per il quale arrivava dall’Italia il diritto comune sono i numerosi manoscritti giuridici che per diverse vie entrano e si diffondono nella Penisola Iberica, e che ancora oggi costituiscono biblioteche di obbligatoria consultazione per gli studiosi di tutto il mondo colto.

La ricezione del diritto romano-canonico medievale negli ordinamenti iberici non fece altro che aumentare la richiesta di esperti in questa specializzazione non solo fra gli scolari ispani che ritornavano dall’Italia ma anche tra gli stessi maestri italiani che insegnarono in Spagna, come il caso dei figli di Accursio a Salamanca, Ugolino da Sesso a Palencia e Iacopo Giunta alla corte del re Alfonso X il Saggio (1252-1284).

Lo sviluppo del diritto comune in Spagna si manifesta soprattutto nell’insegnamento orale dei maestri di leggi e canoni nelle facoltà giuridiche fondate, a immagine e somiglianza di quelle italiane, nei diversi regni ispanici.

Il magistero scritto di questi maestri raggiunse un primo momento di splendore con una serie di opere che furono scritte in lingua castigliana o spagnola ai tempi di Alfonso X il Saggio, soprattutto con l’opera legale conosciuta con il nome delle Sette Parti. Lo studio e l’ulteriore evoluzione del diritto comune in Spagna arriverà al suo punto culminante nel sec. XVI, con i grandi maestri della Scuola di Salamanca, che troveranno grande udienza in tutta Europa e nei centri docenti del Nuovo Mondo.

La mia dedizione all’investigazione e allo studio del diritto comune romano-canonico medievale si è svolta seguendo le seguenti linee di lavoro:

1. Realizzai, prima di tutto, una edizione critica di uno dei testi più importanti del diritto canonico medievale, come sono le costituzioni del Concilio 4 Lateranense del 1215, insieme coi commentari che gli dedicarono i glossatori contemporanei: Juan Teutonico, Vincente Hispano, Dàmaso Hùngaro ecc.

2. Il fatto che le biblioteche della Penisola Iberica rimasero meno esplorate di quelle del resto d’Europa mi fece supporre che in esse sarebbe stato possibile trovare testi manoscritti che avrebbero proiettato nuova luce su molti aspetti della ricerca attuale. Ebbi anche l’onore di far parte del gruppo dei catalogatori dei manoscritti del Collegio di Spagna di Bologna, diretto dal prof. Domenico Maffei.

3. Uno dei molti frutti della ricerca sopra indicata fu la localizzazione di numerose copie manoscritte dei concili e sinodi diocesani bassomedievali della Penisola Iberica. In essi troviamo il diritto canonico in azione mentre si adatta alle circostanze locali di ogni regione geografica.

4. Un’altra linea di ricerca si riferisce alla proiezione dei testi, delle istituzioni e del pensiero giuridico bassomedievale nel secolo XVI-XVII, sia nella Penisola Iberica sia nei suoi territori d’oltremare. Fra altri aspetti, in questi lavori appare il diritto comune nella sua influenza nell’ordinamento creato per il Nuovo Mondo nella Recopilación de las Leyes de Indias (Madrid 1680).

5. Altri studi, apparentemente dispersi ma sempre dipendenti dalle precedenti linee di ricerca, hanno dato luogo a numerose conferenze in congressi e ad articoli apparsi in numerose sedi distanti nel tempo e nello spazio.

Apprezzo molto questo premio, perché ho in gran pregio la cultura italiana in generale e specialmente nel settore della storia del diritto che modestamente coltivo. Perciò non posso che ringraziare vivamente le autorità della Fondazione Galileo Galilei e la giuria di questa edizione 1989, della gran benevolenza dimostrata pensando alla mia persona per il conferimento del Premio di quest’anno.

 

Da: http://www3.humnet.unipi.it/galileo/fondazione/Vincitori%20Premio%20Galilei/Antonio_Garcia_y_Garcia.htm (consultata in rete il 10.03.2010)

 

 

 

 

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