1988 - Inaugurazione a.a. 1988-1989

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Palazzo dei congressi

Inaugurazione a.a. 1988-1989
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Guido Paduano
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INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO 1988-89, 645° dalla fondazione

RELAZIONE DEL RETTORE PROF. BRUNO GUERRINI

 

Signor Presidente del Consiglio, Autorità, Colleghi, Collaboratori, Studenti, Signore e Signori, desidero innanzitutto salutare con cordialità e ringraziare sentitamente tutti loro per aver voluto partecipare alla cerimonia inaugurale dell’anno accademico 1988/ 89, 645° dalla promulgazione della bolla «In supremae dignitatis» con la quale Papa Clemente VI, il 3 settembre del 1343, conferendogli il carattere di «studium generale» e cioè il diritto di erogare titoli con valore legale in tutta la Cristianità, sanciva ufficialmente la nascita dell’Università di Pisa e riconosceva di fatto la ricca ed articolata organizzazione di studi e di insegnamenti a livello universitario, che aveva preso corpo sin dal XIII secolo sulla scia di una più antica tradizione culturale e dalle fervide attività mercantili che si erano andate consolidando nella città.

Un benvenuto, particolarmente caloroso e grato, desidero porgere all’Onorevole Ciriaco De Mita, Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale, nonostante i molteplici e gravosi impegni da cui è oberato, ha voluto con la sua partecipazione testimoniare la attenzione Sua e del Governo da Lui presieduto ai problemi dell’Università e rendere più solenne questa cerimonia che si rinnova annualmente, nel solco di una tradizione secolare, per fare il punto sulla vita di questa nostra Istituzione.

Richiamare dati non sempre confortanti, ricordare le critiche talvolta impropriamente e superficialmente rivolte all’Università, presentare problemi risolti o da risolvere, così come sottolineare che i principi su cui si fonda il nostro vivere civile ed i progressi conseguiti dalla nostra società hanno trovato la loro fucina nelle Università ed in particolare sottolineare, sia pure con legittimo orgoglio, il contributo significativo offerto da questo Ateneo avrebbe ben poco valore se non fosse fatto allo scopo di precisare il quadro di riferimento in cui si sono sviluppate le iniziative degli organi di governo di questa Università e di individuare le linee che si intendono perseguire nel futuro.

L’importanza strategica della Università italiana è certamente aumentata a partire dagli anni cinquanta in poi. Dal 1951 al 1985 le sedi sono passate da 27 a 54 (raddoppiate), i docenti e ricercatori da 15 mila a 43 mila (triplicati), gli studenti da 226 mila a 1,13 milioni (quintuplicati), mentre i laureati, che costituiscono uno dei prodotti qualificanti della Istituzione (l’altro è ovviamente la ricerca scientifica) sono passati da 20 mila a 72 mila (più che triplicati), numero che a tutt’oggi è aumentato di poco (77 mila) e che, se si confronta con il numero degli immatricolati (circa 250 mila), sostanzialmente costante negli ultimi anni, sta a significare che si laurea uno studente ogni tre o quattro. Una così bassa produttività che colloca l’Italia al decimo posto in Europa, comporta costi non sempre giustificati per la comunità e, quel che è peggio, induce uno stato di profonda insoddisfazione per molti allievi. E le prospettive non sono migliori! Accanto a fattori che determinano effetti difformi, indipendenti e comunque non facilmente valutabili sulle iscrizioni all’Università, quali l’esito degli studi alle scuole medie superiori, la propensione agli studi universitari (oggi 60-70% dei diplomati) e le indicazioni del mercato del lavoro, un altro fattore, quello demografico, eserciterà certamente una influenza negativa. Il tasso di natalità, in lieve flessione negli anni a cavallo del 1970, è praticamente crollato dalla metà degli anni ‘70 in poi, sicché le iscrizioni all’Università dovrebbero subire una notevole contrazione proprio a partire dal 1993, quando cioè saremo maggiormente esposti alla concorrenza della forza-lavoro degli altri paesi europei. Su questo problema uno studio del Centro Marcora, presentato nei primi giorni dello scorso dicembre formula previsioni inquietanti secondo le quali, a parità di offerta universitaria, il sistema Italia soffrirebbe tra venti anni di una mancanza di laureati valutabile intorno al 44%. Sempre secondo quello studio, per far fronte al fabbisogno di laureati occorrerebbe che il tasso di scolarizzazione dell’Università passasse dall’attuale 19% al 33%; se invece si agisse sul tasso di successo, cioè sul rapporto laureati/iscritti, questo dovrebbe raggiungere 1’88% nel 2007. Un punto di equilibrio, partendo da ipotesi che nell’ambito di questo studio sono state ritenute particolarmente caute, potrebbe individuarsi intorno al 23% di scolarizzazione universitaria ed al 72% di successo. Queste considerazioni, che si correlano strettamente ad altri segnali che provengono chiari e forti dalla nostra società, se da un lato delineano per la Università una serie di problemi facili da intuire ma non da risolvere, dall’altro ci confermano in alcune convinzioni già manifestate in altre occasioni.

Il progresso tecnologico, al quale assistiamo ed al quale questa Università contribuisce da protagonista, riducendo la manualità del lavoro, esalta la necessità di livelli di istruzione sempre più elevati e crea spazi per nuovi profili professionali, ben delineati e diversificati, che necessitano del contributo di discipline diverse ma complementari e che devono soprattutto essere impostate sull’attitudine al cambiamento veloce che viene imposto da una società in perenne evoluzione.

Nel passaggio dalla società industriale a quella postindustriale il possesso di risorse umane, e quindi di risorse intellettuali e scientifiche, si va sostituendo come fattore strategico al possesso di risorse naturali.

L’Università si propone da sempre come istituzione primaria per lo svolgimento della ricerca scientifica, senza altri attributi, per la trasmissione del sapere e per la formazione intellettuale e professionale dei giovani. A questo proposito siamo convinti che valga più che mai la richiesta, avanzata da Montaigne quattro secoli fa e ricordata dall’Avv. Agnelli nel corso di una manifestazione celebrativa del nono centenario dell’Ateneo Bolognese, la richiesta cioè di «teste buone», piuttosto che di «teste piene». In modo del tutto generale e con grande autorevolezza, il ruolo che le Università sono chiamate a svolgere in una società che si trasforma e si internazionalizza, è definito dalla Magna Charta delle Università europee, che centinaia di Rettori hanno sottoscritto a Bologna lo scorso 18 settembre, nei seguenti tre punti:

1) l’avvenire dell’umanità, in questa fine di millennio, dipende in larga misura dallo sviluppo culturale, scientifico e tecnico che viene forgiato nei centri di cultura, di sapere e di ricerca quali sono diventate le vere Università;

2) il compito di diffondere le conoscenze, quale lo deve oggi assumere l’Università nei riguardi delle nuove generazioni, implica che essa si rivolga anche all’insieme della società il cui avvenire culturale, sociale ed economico esige in modo particolare uno sforzo considerevole di formazione permanente;

3) l’Università deve assicurare alle generazioni future un’educazione e una formazione permettendo loro di contribuire al rispetto dei grandi equilibri dell’ambiente naturale e della vita.

Deriva naturalmente da questa loro funzione strategica la necessità di un adeguato supporto politico e finanziario da parte del Governo e delle istituzioni politico-rappresentative: maggiori investimenti e risorse, materiali ed umane, per sostenere lo sforzo che gli Atenei italiani stanno compiendo, al fine di reggere il confronto internazionale ed i prossimi appuntamenti europei, nella modernizzazione scientifica e per superare gli squilibri rispetto ad università straniere più ricche e più dotate.

Queste preoccupazioni sono state espresse con fermezza dal Senato Accademico di questa e di altre Università e fatte proprie dalla Conferenza Permanente dei Rettori. Ad esse si associa la ferma convinzione che la condizione per il raggiungimento dei predetti obiettivi da parte delle Università sia la piena autonomia e responsabilizzazione degli Atenei, fondata sulla certezza di adeguati finanziamenti statali e su moderni meccanismi di spesa che inducano responsabile razionalizzazione delle politiche e delle procedure nelle università.

Come è noto il progetto di legge per la costituzione del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica è stato già approvato in sede deliberante dalle Commissioni Affari Costituzionali e Pubblica Istruzione del Senato della Repubblica.

Siamo certi che l’iter legislativo possa rapidamente concludersi con l’approvazione del progetto stesso da parte della Camera dei Deputati.

Si ritiene che la istituzione del nuovo Ministero, già peraltro operante nella maggioranza dei Paesi dell’Europa Occidentale, possa permettere una più efficace funzionalità sia alle Università che ad altri Enti pubblici di ricerca con le necessarie forme di collegamento e di raccordo.

Le modifiche apportate al testo originariamente predisposto sembrano tali, a nostro avviso, da fugare una buona parte delle preoccupazioni che erano state all’inizio espresse in molti ambienti del nostro Paese. È indubbio che qualsiasi processo innovativo comporta dei rischi, ma, a nostro avviso, il pericolo peggiore è quello di rimanere ancorati al presente, o forse al passato, che nessuno vuole disconoscere, ma che probabilmente non è più adeguato per far fronte alle esigenze imposte da una società in rapida e continua evoluzione.

Siamo fermamente convinti che la istituzione di un nuovo Ministero non è certo la condizione da sola sufficiente per risolvere i molti e pesanti problemi che affliggono le nostre Università, ma è certo che può costituire, se bene impostata e gestita in modo moderno, un elemento di grande importanza per la promozione ed il coordinamento dei necessari interventi legislativi, che devono costituire la cornice nell’ambito della quale potere correntemente inserire le iniziative che le singole Università saranno autonomamente in grado di proporre e di realizzare.

Questo è il motivo fondamentale per il quale è assolutamente necessario che all’approvazione del disegno di legge sulla istituzione del nuovo Ministero, faccia seguito, se possibile contestualmente o, comunque, a brevissima scadenza, quella del disegno di legge sull’autonomia universitaria.

Contro una impostazione di tipo, a mio avviso, paternalistica che diffida delle capacità degli Atenei di reggersi in maniera autonoma, è sempre più diffuso il convincimento che possa finalmente essere messo in atto il precetto costituzionale dell’autonomia delle università. Ci si va cioè convincendo che la nostra società ha acquisito capacità fisiologiche di autogoverno, diventando capace di liberare in tale modo nuove energie e potenzialità tenute finora represse dall’iperstatualismo della nostra cultura dominante.

È bene però essere molto chiari al riguardo. Non può essere certo accettato che, come è probabilmente nella opinione e nelle intenzioni di qualcuno, attraverso il concetto di autonomia universitaria ci si debba muovere verso una progressiva e consistente deresponsabilizzazione finanziaria dello Stato; la ricerca e l’insegnamento superiore abbisognano di finanziamenti certamente più consistenti di quelli attuali, proprio in quanto investimenti assolutamente indispensabili per la crescita dell’intero paese; di questo il potere pubblico deve essere pienamente consapevole.

Quanto sopra non deve però significare che la natura pubblica dell’Università comporti necessariamente l’accettazione di una organizzazione rigida come quella attuale: bisogna invece riformare il settore pubblico, rivitalizzando, incoraggiando al suo interno diversità ed articolazioni, flessibilità e duttibilità nell’azione, pur nell’ambito di un chiaro quadro di riferimento definito a livello nazionale.

La misura fondamentale in proposito è rappresentata dalla piena responsabilizzazione delle diverse istanze e delle diverse persone.

Alla maggiore capacità e possibilità di auto governo deve essere necessariamente associato l’obbligo di rispondere dei risultati delle proprie azioni.

La legge di attuazione costituzionale sull’autonomia, che riteniamo improcrastinabile, deve essere per quanto prima detto, un provvedimento quadro, che assicuri certezza di risorse pubbliche, concrete possibilità di ricorrere ad altre fonti autonome e reali capacità di intervento e di spesa che inducano responsabile razionalizzazione delle politiche e delle procedure. I necessari controlli devono essere quelli essenziali, che badino soprattutto alla sostanza ed alla qualità dei risultati, nonché alla trasparenza delle procedure.

Altri disegni di legge di primaria importanza sono da tempo all’esame del Parlamento; intendiamo riferirci in particolare a quello relativo al diritto allo studio ed alla ridefinizione degli ordinamenti didattici con la diversificazione dei titoli universitari. Ci si augura vivamente che quanto prima questi disegni di legge siano tradotti in atti legislativi.

Nel seguito richiameremo la Loro attenzione su altri problemi di particolare rilievo per il funzionamento di questa e, ritengo, di tutte le Università italiane.

Passando alla situazione pisana, gli studenti immatricolati per l’anno accademico di cui si celebra l’inizio sono 6.759, con un aumento del 2,6% rispetto all’anno precedente, mentre gli studenti iscritti nell’anno accademico 1987/88 sono stati complessivamente 31.883; i laureati nell’anno accademico 86-87 sono stati 1.916.

Alle 4 Scuole Dirette ai Fini Speciali sono iscritti 423 studenti. Gli iscritti alle 50 Scuole di Specializzazione attivate nell’anno accademico 1987/88 sono stati 1751 ed i diplomi conseguiti sono stati 477.

L’Ateneo partecipa a 91 corsi di Dottorato di Ricerca, di 34 corsi è anche sede amministrativa.

Per il corrente anno accademico il Ministero della Pubblica Istruzione ha già assegnato i fondi per l’attivazione dei corsi integrativi; lo stanziamento è però inferiore alla metà di quello complessivamente richiesto e ciò rende impossibile utilizzare adeguatamente l’istituto del professore a contratto, giustamente considerato un valido strumento per arricchire la didattica e la ricerca universitaria.

Per ampliare le conoscenze degli allievi e per completare la loro formazione culturale con esperienze a carattere professionale sono state stabilite collaborazioni con la SIP, la SGS, la Siemens, la Olivetti, l’ENI, la Solvay, l’IBM, la Montedison ed altre Istituzioni.

L’offerta didattica si è arricchita della Scuola Diretta a Fini Speciali in «Tecnologie per la protezione ambientale e per la sicurezza) e delle Scuole di Specializzazione in «Patologia Clinica», «Allergologia ed Immunologia Clinica», «Ispezione degli Alimenti di Origine Animale) ed in «Sanità animale, Igiene dell’allevamento e delle Produzioni Animali).

Il Senato Accademico ed il Consiglio di Amministrazione su proposta delle Facoltà competenti hanno approvato la costituzione di altre Scuole Dirette a Fini Speciali e di Specializzazione.

Per tutte queste iniziative, che rappresentano una risposta adeguata alle nuove esigenze di professionalità cui accennammo all’inizio, formuliamo l’auspicio di un rapido avvio e assicuriamo il nostro sollecito interessamento.

Fin dall’anno accademico1986/87 questa Università aveva richiesto l’attivazione di due corsi di laurea in «Conservazione dei Beni Culturali» e in «Scienze agronomiche ambientali» su proposta rispettivamente delle Facoltà di Lettere e di Agraria.

I corsi di laurea suddetti, pienamente motivati da precise esigenze a livello nazionale e caratterizzati da contenuti fortemente interdisciplinari, possono trovare adeguata collocazione nell’Università di Pisa dove sono già disponibili tutte le competenze necessarie per il loro svolgimento.

Si deve purtroppo constatare con profonda amarezza che le proposte formulate non sono state recepite nella bozza del piano quadriennale elaborata dal Ministero della Pubblica Istruzione. Si auspica che nella discussione in Parlamento del piano suddetto sia possibile riprendere nella dovuta considerazione le proposte stesse.

Grande attenzione deve essere riposta in tutte le sedi competenti, anche per motivi di adeguamento alle organizzazioni didattiche degli altri paesi europei, al problema di diploma di primo livello ed a quello dell’educazione permanente, che sono ben lungi dall’essere risolti. Per quanto riguarda invece il problema dell’orientamento che va a sovrapporsi a quello del diritto allo studio, in quanto include sia l’insieme delle condizioni soggettive ed oggettive per utilizzare le possibilità di sviluppo offerte dalla società, sia l’insieme degli interventi per rendere effettive tali possibilità e distribuirle correttamente tra gli individui, i Consigli di Facoltà e di Corso di Laurea hanno svolto con impegno la loro opera di informazione.

In modo più generale, l’Università di Pisa si sta impegnando perché il problema dell’orientamento universitario venga affrontato e risolto su basi organiche, in piena intesa con il Comitato per il Diritto allo Studio e con l’utilizzazione delle più avanzate tecnologie dell’informazione.

I servizi didattici che questo Ateneo ha potuto mettere a disposizione degli studenti non sono certo sufficienti e non sempre rispondenti a quanto necessario per consentire loro una preparazione che diventa sempre più esigente per poter adeguatamente rispondere alla spinta dello sviluppo ed al confronto internazionale.

Con questa consapevolezza, ci sentiamo impegnati a portare avanti le possibili iniziative per migliorare la situazione attuale, mirando peraltro a creare le condizioni perché si possano costituire vere comunità di ricerca tra docenti e discenti, sempre nell’ottica di un rapporto non episodico, o puramente valutativo, tra chi insegna e chi impara.

In questa prospettiva i progetti per la realizzazione dei nuovi edifici, come sarà ricordato in seguito, prevedono spazi nei quali gli studenti possano studiare, incontrarsi e partecipare con la loro effettiva presenza nell’Ateneo alla vita comunitaria dell’« Universitas Studiorum».

Il potenziamento dei laboratori didattici e delle biblioteche, insieme ad una loro più efficiente gestione, costituiscono altri chiari obiettivi, al raggiungimento dei quali occorre indirizzare decisamente i nostri sforzi.

Il personale docente in servizio è costituito da 1.130 professori di ruolo: 455 della prima fascia (di cui 18 fuori ruolo) e 675 professori della seconda fascia; a questi si aggiungono 80 tra assistenti e professori incaricati e 510 ricercatori. La dinamica di tale personale nell’anno accademico scorso può essere riassunta dai seguenti dati. Sono stati nominati 34 professori di ruolo dei quali, 8 appartenenti alla prima fascia e 26 alla seconda fascia. A tutti loro, che per il gran numero non è possibile ricordare personalmente pur desiderandolo, formuliamo i più vivi rallegramenti e l’augurio di sempre maggior successi.

Un caloroso benvenuto giunga ai professori Luca Anselmi, Ugo Beirao Da Vega, Fabiano Colombini, Vittorio Castellani, Giovanni Umberto Corsini, Luciano Marchi, Agata Romana Rutelli, Luciano Zagari, Carlo Viola, Joanne Frances Clegg, Lorenzo Cuccu, Gilberto Ghilardi, Marco Grondona, Gianfranco Lolito, Jerzy Pomianowsky, Elio Provasi e Amneris Roselli, Marja Ruiz provenienti da altre Università.

Ai professori Giorgio Brugnoli, Carlo Caramiello, Chiara Frugoni Settis, Gaetano Giglia, Italo Mannelli, Tullio Padovani, Riccardo Varaldo, Ennio Zappitelli, Giuseppe Accascina, Andrea Balsari, Maurizio Bandettini, Salvatore Cicconardi, Nicola Cerullo, Vittorio Colizzi, Sergio Lodovico De Marco, Brunella Eruli, Ruggiero Ferrari, Catherine Maubon, Marco Minerbi, Stefano Mortola, Franco Sbarberi, Maria Grazia Tavoni, Lucio Troiani, e Jan Wladyslaw Wos, che si sono trasferiti in altre Università, esprimiamo grande apprezzamento per l’opera svolta nell’ambito dell’Ateneo pisano e l’augurio di una proficua attività.

Sono stati collocati fuori ruolo i professori Domenico Caligo, Guido Mancini, Antonio Russi, Giovanni Salardi e Mario Selli che però, ne siamo certi, continueranno a fornire il loro apporto alla vita dell’Ateneo.

Sono stati invece collocati a riposo per limiti di età i professori Annamaria Crinò, Giovanni Gigli, Lucio Lazzarino, Vincenzo Palazzolo, Dino Spisni e Momi Bartorelli e per volontarie dimissioni i professori Alfredo Vallini, Aldo Bartalucci, Licio Narciso Giannelli, Stefano Guglielmino, Alfredo Luccio e Giovanna Marroni; esprimiamo loro la gratitudine dell’intera comunità scientifica e l’augurio di una vita ancora lunga e serena.

Con profonda commozione e in segno di duraturo ricordo delle loro virtù rivolgiamo un deferente pensiero ai professori Augusto Cecchini, Roberto Arena, Gabriella Barsanti, Adone Bramanti, Angiolo Equi Pierazzini, Giovanni Gallanti, Gaetano Nencini, Carlo Petri, Giovanni Amoretti, Giorgio Candeloro, Marcello Conversi e Giuseppe Scalori che sono scomparsi nel decorso anno accademico ed esprimiamo le più sentite condoglianze alle loro famiglie.

È con vivo piacere che ricordiamo i docenti di questa Università che hanno avuto riconoscimenti per la loro attività. Il Capo dello Stato ha conferito il Diploma di Prima Classe di Benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte al prof. Dino Dini.

Il Senato Accademico ha insignito dell’Ordine del Cherubino i professori: Maurizio Basso, Carlo Bemporad, Carlo Casarosa, Tito Livio Frateschi, Fabrizio Luccio, Luigi Paris, Luigi Radicati di Brozolo. Il Premio Internazionale «G. Galilei» è stato conferito al Professor Karl Otto Apel, insigne storico del pensiero italiano.

A questi dovremmo aggiungere l’indicazione dei docenti che hanno ottenuto riconoscimenti e assunto responsabilità nell’ambito di molte e prestigiose organizzazioni ed iniziative scientifiche nazionali ed internazionali. L’elencazione sarebbe lunga e rischierebbe di essere incompleta.

A proposito del personale docente, riteniamo dover ribadire con forza la assoluta necessità che i posti disponibili vengano regolarmente messi a concorso nel rispetto delle scadenze temporali previste dal DPR 382. Ciò è di fondamentale importanza per attivare finalmente nelle università un processo fisiologico, non potendosi ritenere accettabile per nessun organismo uno stato di perenne patologia. È ragionevole ritenere che i motivi di malcontento e di preoccupazione che si manifestano con sempre maggiore consistenza da parte di professori di ruolo della seconda fascia e dei ricercatori siano determinati anche dalla mancanza di certezze sulle prospettive per il loro futuro. Esistono al riguardo precise disposizioni legislative ma la loro inosservanza è certamente motivo di sfiducia nei confronti delle Istituzioni, con conseguenze certamente pesanti per il funzionamento delle Istituzioni stesse.

Un discorso a parte merita, a nostro avviso, il problema dei ricercatori universitari.

Come si evince dai dati sopra riportati, il numero dei ricercatori in servizio è di poco superiore a quello dei professori di ruolo della prima fascia. Se si considera molto più correttamente il rapporto tra i ricercatori ed i professori di ruolo di prima e seconda fascia, questo risulta pari a 0,5.

Tale rapporto non si modificherebbe anche prendendo in considerazione tutti i posti disponibili, secondo quanto previsto dalla legge per il personale docente. I ricercatori diventerebbero poco più di 17.000 con un incremento di circa 3.000 ed i professori di ruolo circa 34.000 con un incremento di circa 6.000.

Le cifre sopra riportate e l’età media dei ricercatori, che è di circa 40 anni, dimostrano chiaramente la necessità di un tempestivo intervento nel settore. Il numero dei ricercatori è complessivamente inadeguato e quello dei posti da mettere a concorso assolutamente insignificante per consentire all’Università il necessario e fisiologico alimento di giovani e validissime energie costrette ad indirizzarsi verso altri lidi.

Deve essere peraltro tenuto presente che le cifre indicate corrispondono ad aggregazioni complessive e non riflettono, pertanto, la necessaria scomposizione per Facoltà, Dipartimenti e, soprattutto, aree scientifiche in cui il ricercatore deve operare. Il razionale reclutamento delle giovani leve dei ricercatori costituisce un aspetto di particolare importanza per uno sviluppo equilibrato dei nostri Atenei, consentendo peraltro di non disperdere la competenza acquisita dai dottori di ricerca per i quali l’inserimento nell’Università deve costituire una prospettiva interessante, anche se certamente non unica, per il loro avvenire.

Il personale non docente in servizio al 31 ottobre 1988 era costituito da 1493 unità. Nello scorso anno accademico sono cessate dal servizio 46 persone, 10 delle quali dopo 25 anni di servizio. A tutti loro rivolgiamo un riconoscente ringraziamento per l’opera svolta e la collaborazione prestata. I signori Marcello Labardi, Rossana Lodovichi Stefanini, Piero Pascelli e Mauro Sabatelli ci hanno purtroppo lasciato; nel loro ricordo rivolgiamo alle famiglie le più sentite condoglianze.

I dati sopra riportati indicano che in questo Ateneo il numero dei collaboratori amministrativi e tecnici è inferiore a quello del personale impegnato a vario titolo nella docenza universitaria. La situazione a livello nazionale non differisce in modo sostanziale.

Ben diverse sono invece le condizioni presenti al riguardo nelle Università degli altri Paesi.

È ormai universalmente accertato, come del resto era stato chiaramente precisato dalla famosa Commissione di studio presieduta dall’On. Ermini nella relazione presentata al Parlamento nel lontano 1964, che un rapporto ragionevolmente accettabile tra le unità di personale docente e non docente operanti nelle Università non dovrebbe essere inferiore a 2. Ciò comporterebbe, come più volte fatto presente dalla Conferenza dei Rettori, un raddoppio delle unità del personale amministrativo e tecnico, caratterizzato peraltro dall’elevata qualificazione necessaria per svolgere compiti sempre più complessi in relazione alle crescenti esigenze sia dell’amministrazione che della ricerca scientifica.

Le pesanti carenze attuali sono una delle cause, certamente non secondaria, del non soddisfacente funzionamento della nostra Istituzione, anche se abbiamo davanti a noi, e desideriamo darne pubblica testimonianza, numerosi esempi di collaboratori amministrativi e tecnici che lavorano con dedizione, capacità e spirito di abnegazione non consueti, probabilmente, nel pubblico impiego.

Dobbiamo purtroppo prendere atto che questa necessità stenta a essere avvertita a livello nazionale. È motivo di profonda amarezza constatare che, nonostante le delibere adottate dai Senati Accademici di tutte le Università italiane ed i ripetuti interventi della Conferenza Permanente dei Rettori, sia stato confermato all’atto dell’approvazione della legge finanziaria il blocco delle assunzioni per il 1989 del personale amministrativo e tecnico, impedendo con ciò addirittura la copertura dei posti già in organico e rimasti vacanti per raggiunti limiti di età o dimissioni dei titolari.

Pur pienamente consapevoli della necessità di mettere in atto interventi tendenti ad un serio risanamento del disavanzo pubblico, il provvedimento adottato ci sembra almeno discutibile per la modestia del «risparmio» conseguente e per la estrema precarietà del settore nel quale va ad incidere.

Si deve peraltro sottolineare con rammarico e preoccupazione che molti posti in organico rimangono a lungo scoperti, anche a prescindere dai condizionamenti imposti dalla legge finanziaria. Infatti, tenendo conto dei tempi per la riassegnazione da parte del Ministero dei posti che si rendono vacanti e dei tempi tecnici connessi con l’emanazione del bando e con l’espletamento dei relativi concorsi, tali posti possono essere ricoperti mediamente dopo circa tre anni. Se a ciò si aggiunge che per i posti della 7° e della 8°qualifica funzionale, i cui concorsi sono di pertinenza ministeriale, siamo ancora in attesa dei bandi per i posti già assegnati nel 1987, si capisce quanto giustificata sia la preoccupazione sopra espressa.

Nel 1988, l’espletamento da parte di questa Università di ben 71 concorsi, con l’esame di oltre 12.000 candidati, ha consentito la assunzione di appena 117 unità nelle diverse qualifiche funzionali.

Nella relazione tenuta alla inaugurazione del precedente anno accademico, nel comunicare l’avvenuta sigla della Convenzione tra l’Università di Pisa e la Regione Toscana, avevamo annunciato l’inizio dei lavori per la stesura della conseguente Convenzione attuativa tra Università di Pisa e USL n. 12.

I lavori della Commissione paritetica Università U.S.L. n°12, costantemente integrata e confortata dalla presenza di alti funzionari della Regione Toscana, sono continuati ininterrottamente, con serrata cadenza, per tutto l’arco del 1988.

Alle riunioni, ogni qual volta se ne è evidenziata l’esigenza, hanno partecipato anche funzionari delle due Amministrazioni, apportando il loro valido contributo tecnico di cui intendo qui sottolineare l’apprezzamento ed il ringraziamento.

Al termine dei lavori per la definizione di questa Convenzione attuativa, che ottempera pienamente al dettato dell’art. 39 della legge 833, ci sia consentito di esprimere il nostro profondo compiacimento per la conclusione di questa trattativa fondamentale per l’equilibrato assetto dei rapporti intercorrenti tra l’Università ed il servizio sanitario nazionale

È nostro preciso dovere, oltre che sentito piacere, affermare in questa sede che, pur nell’ambito di un confronto severo e puntuale, le trattative si sono svolte costantemente in un clima di profondo rispetto per le reciproche esigenze, nell’intendimento comune della ricerca delle soluzioni più opportune e più eque.

L’imponente ampliamento delle conoscenze in campo medico verificatosi in questo ultimo ventennio e l’esigenza di una progressiva e talora radicale trasformazione delle metodiche assistenziali e quindi delle strutture ad esse deputate, escludevano che si procedesse ad una pedissequa ricognizione del preesistente con il rischio della ulteriore cristallizzazione di attività che per la loro stessa natura necessitano di costante aggiornamento e di conseguente flessibilità, senza d’altronde incorrere in altrettanto deprecabili soluzioni avveniristiche.

Ai molteplici problemi che si ponevano, riteniamo sia stata data una risposta non priva di interessanti proposizioni innovative, che il vaglio dell’esperienza potrà confermare, dettata, comunque, dall’intento comune di contemperare, senza contrapposizioni fittizie, le molteplici esigenze e le comprensibili aspettative di molti, in una visione organica ed armonica di tutti i problemi; ma con l’unica finalità di dare sempre maggiore rilevanza alle attività mediche di cui Pisa vanta così illustri tradizioni.

In tale prospettiva, come sarà ricordato nel seguito, va interpretata anche la decisione unanime del Consiglio di Amministrazione dell’Università di stanziare la somma di Lit. 3,5 miliardi per la costruzione del nuovo edificio della clinica oculistica nell’area di Cisanello.

La quantità e la qualità delle pubblicazioni e delle partecipazioni a congressi sono i frutti più evidenti di una attività di ricerca di ampio respiro e ricca di risultati ampiamente apprezzati anche in sede internazionale. Per tale attività, che in alcuni settori si avvale delle sinergie offerte dalla rilevante presenza nell’area pisana del CNR, dell’LNFN e di molti altri Enti pubblici e privati, si sono avuti a disposizione finanziamenti per 21.341.886.000 provenienti da:

 

Ministero P.I.       11.384.381.000

Altri Ministeri           470.878.000

CNR                       4.197.200.000

Altri Enti                5.289.427.000

 

a questi si devono aggiungere i fondi erogati direttamente dal CNR ai Centri operanti presso Dipartimenti ed Istituti. L’alto livello della attività scientifica svolta rende pienamente giustificati i rapporti con le Istituzioni culturali straniere. Particolare interesse assumono quelli già istituiti con le Università di Syracuse, di Dortmund, di Francoforte, di Angers, di S. Francisco, di Lipsia, di Campinas, di Groningen, di Perpignan e di Tubinga e con il Politecnico di Sheffield.

Altri accordi analoghi sono in corso di definizione con altre prestigiose Università straniere.

Un altro importante riconoscimento alle attività di ricerca svolte presso il nostro Ateneo, viene dalla Comunità Economica Europea la quale, in occasione del lancio della seconda parte del programma ESPRIT dedicato alle tecnologie dell’informazione e dopo una fase di valutazione molto selettiva, ha deciso di finanziare tre consorzi che hanno il contraente principale in Italia, dei quali ben due hanno sede a Pisa.

Al fine di contribuire alla formazione di una dimensione internazionale anche degli studenti e di favorire la mobilità, almeno in ambito europeo, di discenti e docenti seguiamo con molta attenzione i programmi di studio comunitari ed è stato dato corso ad importanti iniziative in questa direzione.

Tra le molte iniziative meritevoli di menzione sembra opportuno ricordare per le sue caratteristiche peculiari il Consorzio in Ingegneria della Qualità (QUALITAL) il cui atto costitutivo sarà formalizzato nei prossimi giorni.

Tale consorzio ha lo scopo di promuovere un organico collegamento tra l’Università di Pisa, la Scuola Superiore S. Anna e numerose importanti Aziende ed Enti industriali per lo sviluppo di nuove tecnologie e servizi a sostegno delle attività produttive.

L’integrazione delle capacità conoscitive del mondo accademico con quello produttivo delle imprese dovrebbe consentire un potenziamento delle attività di formazione, ricerca applicata e sperimentazione nel campo dell’ingegneria e della gestione della qualità.

Con la sapiente guida e l’instancabile impegno del Prof. Marco Franzini, sono proseguite le attività del Museo di Storia Naturale e del Territorio che ha sede nei locali della Certosa di Calci, conseguendo risultati di particolare rilievo, anche tenendo conto della esiguità dei mezzi che è stato possibile destinare a questo scopo. Si esprime l’augurio più vivo che si possa in tempi brevi, sulla base del piano di intervento già elaborato dalla Soprintendenza e dall’Università, completare il recupero dell’intera Certosa e l’allestimento del previsto complesso museale integrato storico, artistico e naturalistico, modello unico in Italia.

Una significativa attività è stata svolta nell’ambito del Centro di Sperimentazione Agraria ed Aziendale «E. Avanzi» sotto la appassionata direzione del Prof. Enrico Bonari.

Il Centro suddetto sarà strutturato come «Centro Interdipartimentale di Ricerca» in accordo con la normativa vigente. Ci si augura vivamente, ed in questo senso non mancherà il nostro impegno, che possano rapidamente essere messi in atto interventi che consentano a questa struttura di esprimere in modo adeguato le notevoli ed interessanti potenzialità di cui dispone.

Nell’ambito del Piano Informatico dell’Ateneo, particolare impegno stato dedicato agli adempimenti conseguenti all’entrata in vigore della Legge n. 23 del 1986 che a suo tempo ha reso autonome le Università in materia contabile. È ormai in fase di avanzata sperimentazione un package applicativo che consentirebbe, in tempi brevi, al nostro Ateneo l’autonoma gestione degli stipendi e di tutte le competenze accessorie che debbono essere mensilmente liquidate al personale dipendente, docente e non docente.

È stata altresì avviata, presso gli Istituti Universitari, la sperimentazione di alcuni prodotti software volti a favorire l’automazione delle biblioteche dell’Ateneo. Al termine di questa sperimentazione, la cui durata stimata in circa sei mesi, le strutture dotate di un servizio di biblioteca, potranno utilizzare il prodotto prescelto.

La diffusione della cultura informatica continua ad essere favorita attraverso i numerosi corsi di formazione e di addestramento che periodicamente vengono organizzati e sono seguiti dal personale con larga partecipazione e grande interesse.

Intensa è stata l’attività svolta nell’ambito del Palazzo dei Congressi. Tale struttura è stata complessivamente impiegata per 134 giornate, con lo svolgimento di 75 convegni e congressi e numerose altre manifestazioni culturali.

L’esperienza dipartimentale prosegue in modo soddisfacente (attualmente sono in funzione 31 unità dipartimentali), nonostante significative difficoltà legate alla insufficiente disponibilità di personale amministrativo e tecnico e alla carenza di sedi adeguate.

Confermiamo la nostra convinzione nella validità di questa struttura e ci sentiamo impegnati pertanto a mettere in atto tutte le iniziative possibili per rimuovere le difficoltà lamentate.

Le difficoltà che si incontrano per garantire un funzionamento almeno al limite della sopravvivenza non solo dei Dipartimenti e degli Istituti, ma di tutte le strutture dell’Ateneo, divengono sempre più gravi e non facilmente superabili. In particolare l’assoluta insufficienza di adeguate strutture edilizie determina grandi disagi e talvolta significativi condizionamenti anche all’attività didattica e di ricerca.

L’attività dell’Ateneo nel settore dell’edilizia è stata nel trascorso anno accademico particolarmente intensa, sia per gli aspetti programmatici che per quelli più strettamente operativi.

Per quanto concerne quest’ultimo aspetto, si è provveduto a perseguire quegli obiettivi che l’Ateneo si era prefissi per l’anno 1988, e che, possiamo dire con una certa soddisfazione, sono stati sostanzialmente raggiunti.

In particolare, è stato predisposto dalla concessionaria Soc. ITALPOSTE ed approvato dal Consiglio di Amministrazione il progetto del complesso dei Dipartimenti di Fisica, Informatica e Matematica nell’area di Via Buonarroti; il progetto ha ottenuto poi le prescritte autorizzazioni della Giunta Regionale della Toscana ai sensi dell’Art. 81 del DPR 24.7.1977 n. 616, del Comitato Tecnico del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Toscana, della Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie.

Cogliamo l’occasione per esprimere i più vivi ringraziamenti ai Responsabili degli Enti predetti per la loro fattiva collaborazione in proposito.

Il progetto di Via Buonarroti, la cui importanza travalica l’ambito strettamente universitario consentendo il recupero di un’area del centro storico alla città di Pisa, richiede proprio per questa sua duplice valenza un impegno finanziario certamente consistente; pertanto l’Ateneo dopo aver destinato alla sua realizzazione una quota importante dei finanziamenti disponibili, ha provveduto ad inoltrare, per il completamento, una richiesta di finanziamento al FIO ai sensi dell’Art. 17 della legge 11.3.1988 n. 67. L’accoglimento di tale richiesta - sul quale nutriamo fortissime speranze – è condizione indispensabile per la realizzazione dell’opera il cui compimento, come già ricordato, è di fondamentale importanza, oltre che per i Dipartimenti interessati, per molte altre strutture universitarie e per la città medesima.

Ancora in relazione agli obiettivi prefissati, è stata completata la progettazione e l’iter burocratico delle approvazioni del polo didattico nell’area della Facoltà di Ingegneria, del polo didattico nell’area delle Facoltà di Agraria, Economia e Commercio e Veterinaria e delle strutture per il Corso di Laurea in Odontoiatria. Con queste opere, alcune delle quali sono già in fase di realizzazione, l’Ateneo ritiene che possano essere risolti alcuni importanti problemi per l’espletamento dell’attività didattica. Inoltre è proseguita, e praticamente ultimata, l’indispensabile attività per l’ottenimento della certificazione NOPPI, che ha messo in qualche difficoltà gli esecutori delle opere ed il personale dell’Università, volendosi conciliare l’effettuazione di quei lavori imposti dalle norme ed il contemporaneo proseguimento delle attività didattiche e scientifiche. A tutti vada un sentito ringraziamento per la comprensione dimostrata.

Inoltre sono in fase di completamento i lavori per la realizzazione del Centro Regionale di Medicina Nucleare.

Infine, sempre per gli aspetti operativi, è necessario ricordare

l’attività continua, giornaliera dei numerosissimi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di ristrutturazione degli edifici universitari; i fondi impegnati sono stati di oltre cinque miliardi, che riteniamo il minimo indispensabile per il mantenimento del patrimonio edilizio dell’Università.

Nel trascorso anno, l’Ateneo ha poi preso importanti decisioni programmatiche con immediate conseguenze operative che riteniamo possano costituire l’inizio di importanti opere per questa Istituzione.

L’occasione è scaturita dalla impossibilità di realizzare i progetti per l’ottenimento del Certificato Prevenzione Incendi, non essendo ancora disponibile la normativa specifica per gli edifici di interesse storico e monumentale e non essendo quindi utilizzabili i fondi appositamente accantonati sulla assegnazione della legge 331.

Il Consiglio di Amministrazione ha quindi stabilito di impegnare tali fondi residui per alcune realizzazioni strategiche per il futuro di questa Università, nel quadro di riferimento del Piano di Edilizia Universitaria del 1987. In dettaglio:

 

è stata accantonata la somma necessaria per l’acquisizione completa dell’area Buonarroti mediante procedura di esproprio, attualmente in corso di svolgimento e presumibilmente prossima alla conclusione; è questa un’evidente indicazione della volontà di arrivare in tempi brevi alla completa realizzazione di uno degli obiettivi prioritari che l’Ateneo si era dato nel campo dell’Edilizia; come già anticipato, è stata finanziata ed è stato dato l’incarico di progettazione per una struttura universitaria da utilizzare anche per l’assistenza sanitaria e da realizzare nell’area di Cisanello; non può certamente sfuggire il profondo significato di questa decisione che vuol dimostrare con estrema chiarezza la ferma intenzione dell’Università di andare alla realizzazione del complesso ospedaliero-universitario di Cisanello; è stato predisposto il finanziamento per la realizzazione di un polo didattico nel centro della città da utilizzare per le più immediate esigenze didattiche delle Facoltà umanistiche; l’Ateneo intende con questo, da un lato dare una prima parziale risposta ai tanti problemi delle Facoltà umanistiche, e dall’altro proseguire la politica della realizzazione dei poli didattici intesi come strutture da impiegare a seconda delle esigenze e dotate non solo di aule ma anche di spazi per studenti in relazione proprio alla sempre più assidua frequenza e presenza degli studenti nell’Università; è stato predisposto il finanziamento per la realizzazione nell’area Scheibler di laboratori per Dipartimenti e Istituti della Facoltà di Ingegneria, intesi come primo elemento dello sviluppo di questa Facoltà e come elemento catalizzatore della nascita di un polo di ricerca tecnologica in tale area, al quale sono invitati a partecipare l’Università, gli Enti locali ed Enti di ricerca; è stato predisposto il finanziamento per il trasferimento in zona extraurbana delle attività della Facoltà di Veterinaria, non più compatibili con la collocazione attuale.

Le iniziative sopra descritte rappresentano in buona parte il programma di lavoro di questo anno accademico; a queste - unitamente all’obiettivo primario della realizzazione del complesso dipartimentale di Via Buonarroti l’Amministrazione dovrà dare concretezza mediante la predisposizione dei relativi progetti, l’ottenimento delle richieste approvazioni dagli Enti preposti e possibilmente l’inizio delle opere. Il programma di lavoro non può però limitarsi solo a questo. In questo anno infatti sarà ridisegnata la presenza dell’Università nella città attraverso il lavoro della Commissione paritetica che l’Amministrazione Comunale e l’Ateneo hanno voluto come supporto alla redazione del nuovo Piano Regolatore. L’esistenza e l’attività di questa Commissione sono una delle testimonianze della volontà delle due Amministrazioni di continuare a procedere in stretto accordo. La collaborazione reciproca è indispensabile in una situazione del genere, caratterizzata da una Università importante in relazione alla dimensione della città ed in questa fortemente radicata.

In questo progetto globale ci preme citare il problema più immediato, cioè l’assetto che dovrà essere dato alle Facoltà umanistiche tenendo conto delle possibilità che alla soluzione di questo problema si aprono con la disponibilità degli spazi che saranno lasciati liberi in conseguenza della realizzazione della nuova sede del Dipartimento di Fisica e del trasferimento di strutture del C.N.R. nell’area di S. Cataldo.

Questo sforzo di progettazione rischia di essere vanificato se non verrà adeguatamente supportato da idonei finanziamenti. L’Università potrà assolvere ai propri compiti in campo didattico e scientifico solamente se potrà essere dotata di strutture, anche edilizie, idonee e tali da poter essere rapidamente adattate alle esigenze continuamente mutevoli in relazione all’evolversi della società.

A tale riguardo in particolare difficoltà vengono a trovarsi le Università storiche, come quella di Pisa, che necessariamente occupano, e devono mantenere, un patrimonio immobiliare costituito in prevalenza da edifici di interesse storico e monumentale.

Dobbiamo altresì ricordare che l’Ufficio Tecnico della nostra Università è sprovvisto di ingegneri. I tre posti previsti nell’organico da anni non sono stati coperti in quanto il bando di concorso relativo non è stato ancora emanato dal Superiore Ministero.

L’intensa attività nel settore dell’edilizia, appena descritta, è stata resa possibile dal pesante ed appassionato impegno della apposita Commissione ai membri della quale, ed in particolare al Suo Presidente prof. Luca Sanpaolesi, esprimiamo il più sentito e riconoscente ringraziamento.

Quanto sopra sommariamente esposto rappresenta solo una parte delle attività che nel 1988 sono state svolte o avviate.

A conclusione di questo intervento desideriamo esprimere la più viva gratitudine ai membri del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione per la competenza, l’impegno, la collaborazione costantemente dimostrata nello svolgimento dei compiti sempre più pressanti loro responsabilmente affidati.

Desideriamo anche rivolgere un particolare saluto ai Professori Carlo Bemporad, Enrico Campanile, Giuseppe Di Stefano, Vincenzo Palazzolo, Riccardo Varaldo, che nel precedente anno accademico hanno cessato di far parte del Senato Accademico.

Ai professori Piero Maestrini, Carlo Da Pozzo, Guido Paduano, Eugenio Ripepe e Alberto Cambini che sono loro succeduti nella carica rinnoviamo le più vive felicitazioni ed i più fervidi auguri di buon lavoro.

Ci sia concesso di rivolgere un saluto veramente affettuoso e riconoscente al Prof. Lazzarino che ha lasciato il Senato a partire dal corrente anno accademico; al Prof. Enrico Latrofa che è a lui succeduto i più vivi complimenti ed i più fervidi auguri.

Ho il dovere ed il piacere di esprimere i sensi della mia più affettuosa riconoscenza al pro Rettore Prof. Gian Franco Elia ed un particolare ringraziamento ai membri della Giunta professori Carlo Cipolloni, Anna Maria Galoppini, Paolo Gianni, Piero Maestrini, Ivano Morelli, Piero Pierotti e Franco Russo per il loro appassionato, efficiente e competente contributo.

Un caloroso ringraziamento al Direttore Amministrativo, Dott. Mario Nencetti, per la preziosa collaborazione costantemente fornitami con competenza, impegno ed attaccamento alla Istituzione veramente encomiabili.

Sento il dovere di ringraziare tutti i colleghi che come membri delle numerose Commissioni di studio e di lavoro partecipano con grande competenza e alto senso di responsabilità alla vita dell’Ateneo.

Al personale docente ed a tutto il personale non docente dell’Amministrazione Centrale e delle strutture periferiche il più vivo ringraziamento per l’impegno dimostrato, la collaborazione fornita, con un attaccamento all’Ateneo veramente encomiabile.

Desidero rivolgere infine a voi studenti il più affettuoso saluto, insieme ai più fervidi auguri che la formazione culturale e la preparazione professionale derivante dai vostri studi vi consentano un ragionevolmente rapido ed adeguato inserimento nel mondo del lavoro.

Il periodo che stiamo attraversando non è facile, ma l’interesse e la volontà che state dimostrando costituiscono fondati motivi di speranza.

Confesso che stare dietro a tutti i problemi connessi allo sviluppo delle iniziative promosse ed all’avviamento di quelle, certamente numerose, che saranno proposte dal Corpo Accademico nell’interesse dell’Università e dell’intera comunità non è cosa facile, anche tenendo conto delle condizioni nelle quali si è costretti ad operare.

I numerosi secoli di storia della nostra gloriosa Università sono un lungo inno alla vita e costituiscono un canto alla speranza che mai qui si è spento, un anelito ininterrotto all’acquisizione del sapere, un serio impegno alla sua trasmissione.

La piena consapevolezza di tutto questo è certamente motivo di stimolo e di impegno per fare quanto possibile per consentire alla nostra Università un sempre più efficiente assolvimento dei compiti ad essa demandati.

Con questo spirito, memori del passato ma rivolti al futuro, dichiariamo aperto l’anno accademico 1988-89, 645° dalla fondazione.

 

Da: Annuario per gli anni accademici 1987-88/1988-89/1989-90, 644°-645°646° dalla fondazione, Università degli studi di Pisa.

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