1981 - Inaugurazione a.a. 1981-1982

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Palazzo della Sapienza, Aula magna nuova

Inaugurazione a.a. 1981-1982
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Relazione del Rettore prof. Ranieri Favilli

 

L’anno accademico prende inizio in una particolare e delicata fase di vita dell’Ateneo, quella cioè caratterizzata dalla messa in atto delle innovazioni organizzative e strutturali disposte dalle recenti norme sul riordinamento della docenza universitaria, sulla relativa fascia di formazione e sulla sperimentazione organizzativa e didattica (Legge 21.2.1980, n. 28 e D.P.R. 11.7.1980, n. 382).

Nella relazione del decorso anno, richiamammo il deciso intendimento nostro e di tutti i consessi accademici, di dare sollecita attuazione alle norme legislative sopra richiamate, sì da affrontare con questi nuovi mezzi almeno i più gravi e pressanti problemi che da anni affliggono l’Università. Con il responsabile impegno di tutti, questo intendimento, nel rispetto delle scadenze di legge e compatibilmente con le competenze degli Organi deliberanti dell’Ateneo, ha trovato ampia realizzazione nell’anno accademico da poco conclusosi.

Sono state così messe in atto le nuove norme relative ai doveri didattici dei professori ordinari, professori che hanno anche optato per il regime a tempo pieno nella elevatissima percentuale del 86,6. Questo dato - non possiamo non sottolinearlo - non ci ha affatto sorpreso; lo riteniamo anzi la formale conferma della dedizione e dell’impegno con cui la stragrande maggioranza di questi docenti ha sempre operato, nell’ambito della istituzione, nell’interesse dei giovani e per il progresso del sapere.

Per quanto attiene l’inquadramento nella fascia dei professori associati, i candidati che nel nostro Ateneo si sono sottoposti ai relativi giudizi di idoneità sono stati oltre 1000, fra professori incaricati, stabilizzati e non, assistenti e tecnici laureati. Non disponiamo ancora di un quadro generale dei relativi risultati.

Pressoché conclusa la prima tornata dei giudizi di idoneità per l’inquadramento nel ruolo dei ricercatori confermati. Hanno partecipato a tale tornata 517 aventi diritto, dei quali fino ad oggi 458 sono stati giudicati idonei.

Entro i termini previsti dalle già richiamate norme, quasi tutte le nostre facoltà hanno formulato motivate e documentate proposte per l’istituzione di dottorati di ricerca in vari settori disciplinari. I dottorati complessivamente proposti, con coordinamento ed amministrazione presso la nostra Università, sono in numero di trenta. A questi si aggiungono altri 67 dottorati, coordinati ed amministrati in altre sedi, per i quali è pure prevista la partecipazione di istituti scientifici dell’Ateneo pisano.

Per la particolare e nota esperienza dei designati alle funzioni di coordinatore, per la specifica ed alta qualificazione scientifica dei docenti proposti, nonché per l’entità e la qualità delle attrezzature di ricerca e didattiche di cui dispongono gli istituti interessati, molte delle proposte formulate in quest’ambito dall’Università di Pisa dovrebbero trovare accoglimento, anche se questo sarà certamente condizionato dall’entità dei fondi stanziati dal Ministero per l’attuazione di tali corsi.

In seguito a delibera presa a voti unanimi dal Senato Accademico nella seduta dell’11 luglio 1980, è stata avviata, come previsto dalle stesse norme di legge, la sperimentazione organizzativa e didattica, intesa «come individuazione e verifica di nuove modalità di espletamento dell’attività di ricerca e di insegnamento». Istituita, quindi, nel marzo 1981 la Commissione di Ateneo - cui spetta il compito di coordinare e verificare tale sperimentazione ed in particolare di formulare proposte per la costituzione di dipartimenti - questa, sotto la presidenza del prof. Enrico Campanile, nella prima fase dei suoi lavori già è pervenuta, in base alle opzioni dei docenti interessati, a proporre la costituzione di 11 dipartimenti «tipici» e di 3 dipartimenti «atipici». Le proposte di delibera, che in tal senso la stessa Commissione ha, già presentato, dovranno ora essere esaminate dal Consiglio di Amministrazione, e potranno quindi essere rese esecutive previo parere conforme del Senato Accademico.

Con la costituzione di queste nuove strutture organizzative - in questa prima fase essenzialmente derivanti dall’accorpa­mento di istituti paralleli e complementari - dovrebbe realizzarsi un miglioramento dell’assetto funzionale dell’Ateneo soprattutto per quanto attiene la ricerca scientifica, per la quale potrà aversi una utilizzazione più razionale sia di uomini che di mezzi. Ma perché ciò possa avvenire; è indubbio che dovrà anche essere assicurata al dipartimento, oltre ad una sede adeguata, la disponibilità di personale idoneo a svolgere le funzioni amministrative che ad esso sono demandate, problema questo che, nella situazione attuale, non appare - come in seguito diremo - né di facile né di rapida soluzione.

Per la gestione ed il funzionamento dei 153 istituti scientifici sui quali statutariamente si articolano le 11 facoltà della nostra Università, è stato emanato, sentiti gli Organi collegiali dell’Ateneo, un apposito regolamento, e sono stati costituiti - come le richiamate norme di legge pure dispongono - i Consigli di Istituto. Questi nuovi organi, come loro primo atto, hanno provveduto alla designazione dei direttori, confermando, nella quasi totalità, coloro che già svolgevano tali funzioni.

Nelle facoltà che ancora non li avevano istituiti, hanno preso vita, e già svolgono i loro compiti, i Consigli di Corso di Laurea nonché, ove tale articolazione sia prevista, i Consigli di Indirizzo.

Nel decorso anno accademico, infine, alcune facoltà si sono per la prima volta potute avvalere di professori a contratto, nuova figura di docente introdotta nell’Università dallo stesso D.P.R. 382/1980.

La quasi totalità delle norme previste dalla legge sul riordinamento della docenza universitaria sono state pertanto messe in atto nel nostro Ateneo, dove ha avuto anche il suo avvio la sperimentazione organizzativa. La cosiddetta «riforma» universitaria sta quindi andando a regime nei suoi aspetti più innovativi. Se per essa non può che confermarsi un giudizio positivo, non è però da tacere che questa nuova normativa potrà produrre un effettivo rinnovamento dell’università soltanto se non ne verranno snaturati, con una serie di «leggine» modificative, i principi informatori, e se sarà seguita da provvedimenti che incidano su altri e non meno importanti aspetti della vita universitaria che finora non sono stati toccati.

Il D.P.R. 382 è essenzialmente una legge «sulla docenza» cioè sulla riforma dello stato giuridico, dell’organico e del trattamento del personale docente. Ora bisogna pensare agli studenti, in primo luogo riformando la Scuola Media Superiore e contemporaneamente ristrutturando gli ordinamenti degli studi universitari in vista di una articolazione dei titoli largamente flessibile e tale da rispondere più rapidamente - senza pastoie e rigidità burocratiche - alle esigenze del sistema produttivo del Paese. E’ vero che il problema non è facile e che richiede un approfondimento e un dibattito per ora neppure cominciato; ma è anche vero che l’università italiana - unica in Europa continua a fornire titoli di un solo livello, ignorando il cosiddetto diploma di ciclo corto che, altrove, è una realtà in atto ormai da decenni.

Il D.P.R. 382 ha agito anche sulle strutture introducendo la sperimentazione dipartimentale. Nella nostra Università come abbiamo detto - tale sperimentazione ha trovato largo accoglimento; ma essa avrà effetti positivi soltanto se l’ormai prossima istituzione dei dipartimenti sarà collegata ad un programma edilizio che consenta di dare a ciascuno di essi un’unica ed adeguata sede. Ma un tale programma non è neppure ipotizzabile che possa, nella attuale situazione economica, essere anche parzialmente realizzato con il ricorso a nuove acquisizioni ed a nuove costruzioni; lo può essere soltanto, ed a breve termine, attraverso la riconversione e la ridistribuzione dei locali esistenti in funzione delle nuove realtà che si sono create. Per questo l’iniziativa è soprattutto delle facoltà e degli istituti confluiti nei dipartimenti, che non possono far mancare la loro collaborazione nel ricercare, a questo problema, ogni possibile soluzione.

Né deve restare sulla carta il potenziamento della ricerca scientifica, che i nuovi provvedimenti incentivano sul piano dei finanziamenti.

Ma difficilmente i docenti potranno in questo campo esprimere tutto il loro impegno se continueranno ad essere oberati da sempre maggiori adempimenti burocratici ed amministrativi. Il decentramento che l’Università si propone di attuare nei dipartimenti; la riqualificazione del personale non docente che a questo decentramento sarà preposto, sono i segni della volontà di liberare i docenti da compiti che li distolgono dalla loro funzione primaria.

Il «tempo pieno» è una delle più notevoli innovazioni della riforma che, come abbiamo detto, ha trovato l’adesione della stragrande maggioranza dei docenti. D’altra parte, la minoranza che ha optato per il tempo definito esprime semplicemente una circostanza: quella cioè che, mentre nella maggior parte dei settori disciplinari l’attività universitaria si sostanzia di didattica e di ricerca, in altri, ben determinati, si sostanzia di didattica, di ricerca e di applicazioni: non si insegna a fare i ponti senza mai avere avuta la responsabilità di costruirne.

La larghissima scelta del «tempo pieno» è però scelta che non va delusa: la legge ha istituito un meccanismo di garanzie giuridiche ed economiche alle quali lo Stato deve rigorosamente attenersi: in caso contrario i docenti a tempo pieno non confermerebbero questa loro opzione, le percentuali si capovolgerebbero e si disperderebbe per sempre un patrimonio di impegno e - quel che più conta - di fiducia.

 

***

 

Gravi perdite ha subito la nostra Università nel decorso anno accademico. Sono deceduti i professori Giuseppe Carro Cao, ordinario di Tecnologia Meccanica a riposo; Domenico Barillaro, ordinario di Diritto Ecclesiastico; il dottor Gianluca Logli, assegnista nella facoltà di Ingegneria e, fra i non docenti, l’ausiliario Giuseppe Corti. Alle famiglie degli scomparsi rinnoviamo, a nome dell’Ateneo, le espressioni del più sentito cordoglio.

Sono stati collocati a riposo per raggiunti limiti di età: i professori incaricati Antonio Bennati, Dina Buffoni Lanfredini, Adolfo Maresca della facoltà di Scienze Politiche, e Silvio Guarnieri della facoltà di Lettere e Filosofia; il professore incaricato Giampietro Martarelli della facoltà di Ingegneria; fra i non docenti, l’operaio Ciro Chini. Per volontarie dimissioni hanno lasciato il servizio i professori Luca Canali, straordinario di Lingua e Letteratura Latina e Rosario Flammia, straordinario di Diritto del Lavoro. A tutti va la nostra viva riconoscenza per l’apprezzata attività da loro svolta per lunghi anni in questo Ateneo.

Con l’anno accademico 1980-81 sono stati collocati fuori ruolo i professori: Giuseppe Gomirato, di Clinica Neurologica; Giuseppe Moruzzi, di Fisiologia Umana; Giuseppe Toniolo, di Radiologia; Mario Di Jorio, di Ottica; Bruno Romboli, di Anatomia Patologica Veterinaria Generale e Speciale. A essi va il nostro più sentito ringraziamento per quanto in lunghi anni di attività hanno dato alla nostra Università, alla quale, anche se non più con l’insegnamento ufficiale, ancora molto daranno con la loro maturata esperienza.

Un saluto ed un vivo ringraziamento ai colleghi che, con nostro rammarico, hanno lasciato l’Università di Pisa per passare ad altre sedi. Sono Enrico Giusti, ordinario di Analisi Matematica, e Francesco Binni, ordinario di Lingua e Letteratura Inglese, trasferitisi all’Università di Firenze.

Rivolgiamo il più cordiale benvenuto e formuliamo fervidi voti augurali di una proficua attività scientifica e didattica ai colleghi che, per trasferimento da altre sedi o per nuova nomina, sono, nell’anno decorso, entrati a far parte del Corpo Accademico dell’Ateneo Pisano. Da altre sedi provengono Umberto Santarelli, ordinario di Storia del Diritto Italiano, da Modena; Pietro Menotti, ordinario di Fisica Generale, da Napoli; Giuseppe Fornaca, ordinario di Fisica Generale, da Palermo; Lorenzo Foà, straordinario di Laboratorio di Fisica, da Trieste.

I colleghi che, vincitori dei relativi concorsi, sono stati chiamati come professori straordinari a ricoprire cattedre della Università di Pisa, sono stati, nell’anno accademico 1980-81, in numero cospicuo (92) e tale da non consentirci qui, per ovvii motivi, di ricordarne i nomi.

Quasi tutti questi nuovi titolari si sono scientificamente formati nella nostra Università, dove già svolgevano le funzioni di assistente o di professore incaricato. Ma ben altri 56 docenti dell’Ateneo Pisano - di cui 32 assistenti - vincitori dei relativi concorsi, sono stati chiamati, nel decorso anno, a ricoprire cattedre in altre sedi universitarie. Questa notevole affermazione di allievi della Università di Pisa costituisce una chiara dimostrazione che negli istituti scientifici del nostro Ateneo si lavora con serio impegno e che l’attività di ricerca che vi si svolge trova, per entità e per livello, largo e meritato apprezzamento. Ciò fa onore e ai docenti che vi si dedicano e all’intera Università Pisana.

A seguito delle predette variazioni, la composizione del Corpo docente dell’Ateneo si è pertanto sensibilmente modificata. Il numero dei professori di ruolo e fuori ruolo è aumentato ed ha raggiunto le 374 unità. Diminuito invece, rispetto all’anno precedente, il numero complessivo degli assistenti (attualmente 728, dei quali 382 con incarico di insegnamento) e quello dei professori incaricati (222, dei quali 172 stabilizzati[i]); e ciò anche in dipendenza del fatto che le nuove norme di legge prevedono l’esaurimento del ruolo degli assistenti ed il divieto di conferire nuovi incarichi di insegnamento.

Nella composizione degli Organi collegiali di governo dell’Ateneo, si sono verificate variazioni soltanto nell’ambito del Consiglio di Amministrazione, del quale hanno cessato di far parte (e verranno sostituiti con gli eletti nella recente tornata elettorale) il prof. Fabio Merusi, rappresentante dei professori di ruolo, dimessosi per incompatibilità con altro ufficio al quale è stato chiamato; il prof. Giuseppe Toniolo, rappresentante della locale Cassa di Risparmio, ed il prof. Mario Mariani, rappresentante degli assistenti di ruolo, a seguito della sua nomina a professore straordinario. Dello stesso consesso è entrata a far parte la prof. Fausta Giani Cecchini quale rappresentante dell’Amministrazione Provinciale di Pisa, in sostituzione del geom. Roberto Misuri.

La rappresentanza, studentesca, a seguito del mancato raggiungimento del quorum del 15% dei votanti nelle elezioni svoltesi nel febbraio scorso, si è ridotta da 6 a 3 membri. Ci auguriamo che questo fatto, senza dubbio negativo, non abbia ancora a verificarsi, poiché, la piena partecipazione degli studenti alla gestione universitaria, per l’apporto serio e responsabile che essi generalmente hanno dato agli Organi collegiali di cui sono entrati a far parte, si è fino ad oggi dimostrata di indubbia utilità.

Pertanto gli studenti Claudio Cressati, Sandra Maestro, Forese Gatteschi, Sandra Rusca, Paolo Vicari e Franco S. Toni sono stati sostituiti, nel Consiglio di Amministrazione, da Mirka Agostinelli, Marcello Albanese e Roberto Anichini.

Esprimiamo la più viva gratitudine dell’Università di Pisa, sia agli attuali membri di questo consesso, sia a coloro che hanno cessato di fame parte, per il fattivo impegno che hanno posto e pongono nell’assolvimento delle loro importanti funzioni di amministratori, funzioni che, unitamente a quelle fondamentali che in altro ambito sono svolte dal Senato Accademico, sono garanzia dell’autonomia universitaria ed assicurano il regolare svolgimento della vita dell’Ateneo.

Gli studenti iscritti ai 39 Corsi di laurea hanno assommato, nell’anno accademico 1980-81, a 28.906 (contro i 28.531 del 1979-1980) dei quali 724 stranieri provenienti da 49 Paesi. Questo lieve aumento che si riscontra nel numero degli iscritti, è però soltanto apparente ed è dovuto al fatto che, mentre le immatricolazioni sono rimaste pressoché invariate (5.834 contro le 5.831 dell’anno precedente), è invece aumentato il numero degli studenti fuori corso, che da 8.138 sono passati a 8.641. La tendenza, all’aumento di coloro che non riescono a compiere la propria carriera scolastica nei tempi prescritti dai vigenti ordinamenti didattici, è quindi ancora in atto. Ciò indica, come già avemmo a dire, che molti studenti ancora incontrano difficoltà, specie per alcuni corsi di laurea, nel compimento dei loro studi, difficoltà che né il migliorato rapporto medio «studenti in corso/docenti» che si riscontra nell’Ateneo, né l’attuazione di alcuni corsi serali per lavoratori-studenti, riescono ad eliminare.

Se ai 28.906 studenti (in corso e fuori corso) iscritti alle 11 facoltà dell’Ateneo, si aggiungono i 2.023 laureati complessivamente afferenti alle 47 Scuole e Corsi di Perfezionamento e di Specializzazione attivati, nonché i 447 studenti iscritti alla Scuola Superiore di Servizio Sociale (dei quali 144 fuori corso), ne risulta che il numero complessivo degli allievi dell’Università di Pisa ha assommato, nel decorso anno accademico 1980-81, a 31.376, con una flessione, rispetto all’anno precedente, pari al 2,7%.

Per i circa 1.400 corsi ufficiali di insegnamento attivati nell’Ateneo, il numero complessivo degli esami di profitto sostenuti dagli studenti iscritti a tutte le facoltà è stato di 61.290. Di questi esami, 9.796 sono stati superati con pieni voti assoluti e 3.455 con pieni voti assoluti e la lode.

Nell’anno accademico 1979-80 i laureati sono stati complessivamente 1.759 e di questi 377 hanno meritato la lode. In questo stesso anno hanno conseguito il diploma di perfezionamento o di specializzazione 475 laureati.

I diplomati della Scuola Superiore di Servizio Sociale sono stati 62.

Sempre rilevante il numero delle manifestazioni scientifiche, di livello nazionale ed internazionale, che si sono svolte a Pisa promosse ed organizzate da istituti o da singoli docenti dell’Ateneo. La frequente scelta della nostra Università a sede di tali manifestazioni, consegue al prestigio di cui godono non pochi dei suoi istituti scientifici che, per il qualificato livello della ricerca che conducono, costituiscono, e non solo a livello nazionale, valido punto di riferimento in vari settori disciplinari.

Purtroppo i locali universitari disponibili non sempre sono stati sufficienti ad ospitare queste assise scientifiche, in specie quando il numero dei partecipanti sia stato molto elevato. Così si è non di rado verificato che importanti congressi si siano dovuti svolgere, in tutto od in parte, anche in altre sedi, talvolta logisticamente poco idonee, se non addirittura in località viciniori. La disponibilità del Palazzo dei Congressi, che l’Università ha in corso di realizzazione congiuntamente alla nuova sede della facoltà di Economia e Commercio - palazzo che dovrebbe essere agibile entro il 1983 - oltre a divenire, come è auspicato, sede dei più importanti congressi universitari italiani, verrà quindi a soddisfare una esigenza veramente sentita in un importante centro di studi quale è appunto la nostra città.

Fra le manifestazioni scientifiche più salienti svoltesi nell’anno accademico decorso, ci limitiamo a ricordare: il 5° Congresso della Società Europea di Medicina Nucleare; 1’11° Simposio Internazionale di Farmacologia Clinica; l’11° Convegno della Società Europea della Tiroide; il 7° Convegno della Società Italiana di Anatomia; il 67° Congresso della Società Italiana di Fisica; il Simposio Internazionale sulla Navigazione degli Uccelli, ed il Convegno sugli sviluppi applicativi del Telerilevamento in Italia.

In tema di attività congressuale, non possiamo non sottolineare l’importanza delle iniziative assunte dal Comune di Pisa ed intese a rendere meglio edotta la collettività cittadina di argomenti di più generale interesse direttamente o indirettamente collegati con i temi dibattuti nei Congressi scientifici tenutisi nella nostra città. Fra tali iniziative, alle quali l’Università ha collaborato unitamente ad altri Enti, ricordiamo le mostre su «Immagini di Scienza: due aspetti della Fisica di oggi », allestite in occasione del Congresso della S.I.F., e la mostra che si è tenuta in occasione del Congresso della Società Italiana di Anatomia, sul tema «Due secoli di Storia della Medicina».

Ricordiamo infine, fra le altre manifestazioni svoltesi nell’Ateneo, la 20ª edizione del Premio Internazionale «Galileo Galilei» dei Rotary italiani, svoltasi in forma particolarmente solenne alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri, seno Giovanni Spadolini, e le ormai tradizionali «Nozze d’Oro e d’Argento con la laurea» che da 25 anni, l’Ateneo organizza unitamente all’Ente Provinciale del Turismo.

Fra le modifiche di statuto approvate nel decorso anno, oltre a quelle volte ad adeguare l’assetto didattico di alcuni Corsi di Laurea e di Specializzazione alle esigenze di una più aggiornata preparazione professionale, segnaliamo l’istituzione, nell’ambito della Facoltà di Medicina e Chirurgia, di due nuove Scuole di Specializzazione: quella in «Chirurgia dell’Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva» e quella in «Farmacologia».

Per dare uniforme regolamentazione ai rapporti fra le tre Università toscane e la Regione in tema di convenzioni con le USL, è stata riattivata la Commissione mista a suo tempo istituita. Il settore medico universitario attraversa infatti un momento delicato, perché mentre le convenzioni in atto sono superate dalla nuova organizzazione dell’assistenza stabilita dalla riforma sanitaria nonché dalla nuova normativa introdotta in campo universitario dal D.P.R. 382, convenzioni nuove non possono essere stipulate perché manca lo schema tipo secondo il quale redarle, schema che deve essere ancora emanato con decreto congiunto dei Ministeri della Sanità e della P.I.

Di fronte a queste difficoltà, nei mesi scorsi si è convenuto con la Regione di effettuare uno stralcio delle pendenze finanziarie pregresse e di concordare una disciplina transitoria che faccia da ponte fra la normativa in atto, ormai superata, e quella nuova non ancora emanata.

 

Come nei precedenti anni accademici, all’attività di insegnamento che istituzionalmente si svolge nell’ambito delle singole facoltà, si sono aggiunti, con finalità di aggiornamento o come complementi della didattica ufficiale, cicli di lezioni, conferenze e seminari. Fra questi ricordiamo: il Corso di Lingua Italiana per studenti stranieri tenuto presso l’Istituto di Glottologia; il Corso estivo di Lingua e Cultura Italiana per stranieri, svoltosi a Viareggio sotto la direzione del prof. Tristano Bolelli; il Corso di aggiornamento in Andrologia per Operatori Sanitari delle U.S.L.;organizzato dalla Scuola di Specializzazione, in Andrologia con la collaborazione della Regione Toscana, e quelli, pure di aggiornamento, organizzati dalla Clinica Medica e Terapia Medica II e dalla Clinica Neurologica, quest’ultimo in unione a vari enti della Provincia di Lucca.

Dopo l’entrata in vigore del D.P.R. 382/1980, i rapporti stabiliti a livello di Ateneo con istituzioni culturali straniere sono stati ulteriormente estesi e formalizzati con apposite convenzioni. Così, mentre è tuttora in atto la cooperazione con l’Università Nazionale Somala di Mogadiscio - alla cui facoltà di Zootecnia e Veterinaria sovrintende un Comitato Tecnico costituito da docenti del nostro Ateneo e presieduto dal prof. Giancarlo Del Bono - sono stati firmati protocolli di collaborazione con l’Università statunitense di Syracuse (N.Y.) e con quelle di Dortmund e di Frankfurt am Mein nella Repubblica Federale Tedesca, protocolli approvati, sia dai competenti Organi dell’Ateneo, che dal Ministero della P.I.

Questi nuovi accordi prevedono una cooperazione, per le discipline di comune interesse, sia nell’ambito della ricerca scientifica, che in quello della didattica, anche attraverso lo scambio di docenti, di ricercatori e di studenti. Gli aspiranti al dottorato di ricerca potranno pure svolgere periodi di formazione presso le università straniere consociate, così come previsto dagli art. 69 e 72 del già richiamato D.P.R. 382.

Secondo gli accordi in atto ormai da alcuni anni, seguitano a svolgersi regolarmente, con l’Università francese di Angers, gli scambi di docenti e di studenti interessati a vari settori disciplinari.

Nel decorso anno accademico 1980-81, l’Università di Pisa ha potuto disporre, per la propria attività scientifica, della somma complessiva di 9.563 milioni. Di questi, 2.967 le sono stati assegnati dal Ministero della Pubblica Istruzione sulla quota del 60% dell’annuale apposito stanziamento ministeriale e destinati a finanziare i programmi di ricerca presentati dai docenti dell’Ateneo; 3.824 milioni le sono stati corrisposti dal CNR per 129 contratti e 198 contributi di ricerca; 2.772 milioni, infine, sono derivati da apposite convenzioni stipulate con enti pubblici e privati interessati allo svolgimento di particolari ricerche. Non si conosce ancora quale sarà l’ammontare dei fondi che per lo stesso anno verranno assegnati all’Ateneo per il finanziamento di progetti di ricerca di interesse nazionale o di rilevante interesse per lo sviluppo della scienza, fondi che proverranno come dispone il D.P.R. 382/1980 - dalla quota del 40% dell’annuale stanziamento ministeriale.

Da un confronto delle cifre sopra riportate con quelle corrispondenti del precedente anno 1979-80, appare che le somme erogate dal CNR sono rimaste pressoché invariate e che le assegnazioni ministeriali hanno subito, rispetto all’anno precedente, soltanto un modesto aumento, nonostante la ben maggiore consistenza degli stanziamenti per la ricerca scientifica disposti, per il 1981, dalla Legge 28 del 1980. Ciò in pratica significa che, per il sensibile aumento dei costi conseguente all’inflazione in atto, il nostro Ateneo è venuto nel complesso a disporre, per la propria attività di ricerca, di mezzi finanziari assai inferiori a quelli dell’anno precedente.

Per di più le somme stanziate, erogate dal Ministero con notevole ritardo, si sono rese effettivamente disponibili verso la fine dell’anno. Tutto ciò, se può trovare giustificazione nella grave situazione economica che attraversa il nostro Paese, crea però non poche difficoltà nell’attuazione delle ricerche programmate, attuazione che in molti casi è anche ostacolata dalla grave ed ormai cronica carenza di personale, soprattutto tecnico, di cui soffrono molti istituti e laboratori.

Ma dobbiamo ancora una volta doverosamente sottolineare che l’alta qualificazione ed il serio e responsabile impegno di molti docenti, fanno sì che dalla ricerca condotta nel nostro Ateneo, derivino, nonostante le difficoltà lamentate, risultati che non di rado hanno rilevanza nazionale ed internazionale e che contribuiscono a consolidare la prestigiosa tradizione scientifica che vanta l’Università Pisana.

Ne danno testimonianza i riconoscimenti attribuiti nel decorso anno a docenti dell’Ateneo, riconoscimenti fra i quali ci limitiamo a ricordare il Premio Nazionale «Antonio Feltrinelli» per le Scienze Biologiche e Applicazioni, assegnato dall’Accademia Nazionale dei Lincei al prof. Francesco D’Amato, ordinario di Genetica, ed il Premio «Angelo Bianchi», assegnato ex aequo al giovane studioso dotto Giancarlo Serri per l’attività scientifica da lui svolta nell’ultimo biennio nel campo della Mineralogia e della Petrologia.

Fra le ricerche condotte per conto di Enti pubblici e privati ricordiamo, per la loro importanza particolare, quelle convenzionate con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, con la Comunità Economica Europea, con il Ministero della Sanità, con il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare, con l’Ente Nazionale dell’Energia Elettrica, e con la Regione Toscana o con organismi ad essa collegati. In particolare, l’attività di ricerca condotta per conto della Regione si è rivolta a temi di rilevante interesse per l’economia toscana, quali lo smaltimento dei fanghi dei depuratori e la escavazione e la trasformazione dell’alabastro; ciò che conferma che l’Università di Pisa continua a porre attenzione ed impegno ad ogni problema del territorio, per la cui soluzione è sempre disponibile a dare lo propria collaborazione.

Il personale non docente che presta servizio nell’Ateneo - già lo abbiamo richiamato - è ancora numericamente inadeguato, sia alle esigenze degli istituti scientifici e delle facoltà, che alle necessità dell’amministrazione, già molto gravata dalle incombenze attribuitele con il decentramento.

Tale situazione, che rispetto all’anno precedente non può certo considerarsi migliorata, rappresenta un grave ostacolo al normale svolgimento della vita della nostra Università, dove di fronte ad un aumentato numero di docenti e di ricercatori e nell’imminenza dell’entrata in funzione delle nuove strutture dipartimentali, si riscontra, anziché un incremento, una diminuzione del numero di questi necessari collaboratori. Infatti fino a pochi anni fa (1975), erano in servizio, fra amministrativi, tecnici ed ausiliari, 1650 unità. Oggi ce ne sono soltanto 1511.

Un sia pur parziale riequilibrio fra necessità e disponibilità potrà aversi quando saranno utilizzabili i 109 posti di ruolo riassegnatici da recenti provvedimenti ministeriali, per i quali, però, ancora manca la sanzione dell’organo di controllo.

Per quanto infine, concerne l’inquadramento di questo personale secondo le qualifiche funzionali, così come disposto dalla legge 11.7.1980, n. 312, la Commissione di Ateneo, alla quale il Consiglio di Amministrazione aveva affidato lo svolgimento di tutto il lavoro preparatorio a tale inquadramento, ha pressoché ultimato il proprio compito. E’ ora in attesa che venga emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri contenente le declaratorie delle qualifiche funzionali e dei profili professionali relativi a ciascuna qualifica per poter procedere alla formulazione delle proposte di inquadramento da sottoporre al Consiglio di Amministrazione.

La situazione finanziaria - che non ha subito apprezzabili variazioni nel corso dell’ultimo esercizio - potrà notevolmente migliorare se troverà definitiva approvazione la proposta di legge presentata dal Sen. Faedo per la statizzazione delle facoltà di Economia e Commercio e di Lingue e Letterature Straniere, proposta già approvata dal Senato ed attualmente all’esame della Camera. Occorre, però, che anche il contributo di funzionamento erogato dallo Stato - contributo che costituisce la principale entrata del bilancio universitario - venga realmente adeguato al generale aumento dei costi. Nell’anno decorso questo adeguamento è stato soltanto parziale, in quanto ha percentualmente corrisposto al +9,4%. Nonostante ciò, dal Consiglio di Amministrazione è stato deliberato di maggiorare del 17% lo stanziamento destinato alla dotazione degli istituti. Questi, poi, per il funzionamento delle loro biblioteche e per l’acquisto ed il noleggio di attrezzature didattiche, hanno nel complesso fruito di contributi statali pressoché corrispondenti a quelli loro assegnati nel precedente esercizio, e cioè, rispettivamente, 250 e 570 milioni.

Per il funzionamento del Museo di Scienze Naturali e del Territorio, che è in corso di realizzazione nei locali della Certosa di Calci che il Demanio dello Stato ha concesso all’Università di Pisa in uso perpetuo e gratuito, è stato erogato dal Ministero della P.I. - per il vivo interessamento del Direttore Generale dott. Fazio - un contributo straordinario di L. 1.000.000.000. In questo Museo, sotto la direzione del prof. Ezio Tongiorgi, stanno trovando adeguata sistemazione le collezioni zoologiche ed anatomiche. A queste si uniranno le altre importanti raccolte naturalistiche esistenti nella facoltà di Scienze, nonché, in apposita sezione, tutto quanto sia atto a documentare ed illustrare le caratteristiche salienti del territorio pisano.

Il Museo di Calci, pur continuando ad essere ed a svolgere le funzioni di un istituto universitario, dovrà anche assolvere, come in parte già sta facendo pur essendo ancora in via di allestimento, ad importanti compiti che si inquadrano in quel rapporto che l’Università deve mantenere con la Scuola e con il Territorio. Tali compiti sono previsti e regolamentati dall’apposita convenzione a suo tempo stipulata fra la stessa Università, l’Amministrazione Provinciale di Pisa, i Comuni di Pisa e di Calci e la Comunità Montana n. 16.

La esigenza di risolvere i problemi edilizi si va facendo sempre più pressante per il nostro Ateneo; e ciò anche per la progressiva riduzione degli spazi di cui esso fino ad oggi poteva disporre in edifici presi in locazione ed utilizzati come aule o come sede di istituti scientifici. Non pochi di questi edifici, infatti, dovranno, a scadenza più o meno breve, essere resi liberi, o per mancata rinnovazione del contratto o per motivi di altra natura; ciò che in questo momento crea grosse difficoltà, anche se la cessazione di tutte le locazioni è e rimane uno degli obiettivi cui tende il programma edilizio dell’Ateneo. Occorre pertanto, per eliminare definitivamente in questo campo ogni difficoltà attuale e futura, che tale programma, approvato nel 1976 e ormai da tempo in via di attuazione, possa essere al più presto completato. Ma per il livello raggiunto dall’inflazione, i costi di costruzione delle varie opere si sono più che raddoppiati rispetto a quelli inizialmente previsti. Ciò impone che lo Stato sollecitamente disponga nuovi appositi finanziamenti, che consentano, sia di far fronte agli elevati oneri che comporta la revisione prezzi per le opere in corso, sia di adeguare gli stanziamenti previsti per quelle da tempo progettate e di cui è imminente l’inizio.

Questa esigenza, nei suoi termini di assoluta inderogabilità, è stata più volte rappresentata ai competenti organi ministeriali dalla Conferenza Permanente dei Rettori e dalle singole università, molte delle quali verrebbero a trovarsi in difficoltà gravissime se entro breve tempo non potessero disporre - così come del resto prevedeva la legge 50 del 1976 - dei mezzi finanziari necessari al completamento dei loro programmi edilizi. In particolare, se la già prevista riduzione dello stanziamento per l’edilizia universitaria dovesse trovare nel bilancio dello Stato definitiva sanzione, l’Università di Pisa, oltre a non poter dare inizio alle opere per le quali già dispone delle aree e dei progetti approvati, si vedrebbe costretta a sospendere a tempo indeterminato i lavori delle opere che già si trovano in avanzata fase di attuazione, con i conseguenti gravissimi danni che tale fatto verrebbe a comportare.

I lavori per la costruzione della nuova sede della facoltà di Economia e Commercio e dell’annesso Palazzo dei Congressi sono infatti molto avanzati, sì che potranno essere completati nel 1983. L’edificio retrostante il Palazzo Vitelli è ormai pressoché ultimato e potrà già essere utilizzato nella primavera del 1982.

Per la nuova sede della facoltà di Scienze M.F.N., per la quale è da tempo disponibile l’area, già è stato approvato, dai competenti uffici comunali, il piano plani-volumetrico generale ed il progetto di massima relativo al primo lotto.

Per il nuovo Policlinico che sorgerà a Cisanello, già è stato inoltrato agli stessi uffici il piano plani-volumetrico ed il progetto di larga massima, mentre sono in corso di definizione gli elementi necessari per la progettazione esecutiva del primo lotto che sorgerà su di un’area già disponibile, in quanto a suo tempo acquisita dall’ex Ospedale di S. Chiara.

Ancora molto arretrato, invece, l’iter per la realizzazione dell’edificio destinato alla facoltà di Ingegneria che dovrà sorgere in prossimità dell’attuale sede della stessa facoltà. Non avendo infatti avuto esito positivo il concorso nazionale di progetto a suo tempo bandito, ne è stata decisa la ripetizione.

Per quanto concerne l’edilizia residenziale studentesca, si prevede che entro la prossima primavera possa essere ultimata la casa alloggio di Via Garibaldi, opera per la quale è stato anche necessario l’intervento finanziario della Regione per integrare lo stanziamento divenuto insufficiente, e per alcune varianti al progetto richieste dall’Opera Universitaria, e per l’aumentato onere per la revisione prezzi.

I lavori di ristrutturazione della casa alloggio di via dell’Occhio sono in corso; sopraggiunte difficoltà tecniche ne stanno purtroppo ritardando l’avanzamento.

Per il riadattamento dei locali dell’ex Convento di S. Croce in Fossabanda, che verranno pure adibiti a residenze studentesche, è stata completata la progettazione e già sono stati appaltati i lavori.

Oltre alle opere predette, tutte finanziate con gli stanziamenti disposti dalla Legge 50/1976, è stata realizzata, con impegno di 255 milioni sul bilancio universitario, la nuova sede dell’istituto di Malattie Infettive della facoltà di Medicina Veterinaria sopraelevando uno degli edifici in cui questa stessa facoltà ha sede. Con fondi concessi con apposita legge dalla Regione Toscana, è stata completata la ristrutturazione di alcuni fabbricati ubicati nel Centro Agrario Sperimentale di Tombolo e destinati a sede del Centro di Premoltiplicazione di Materiale Viticolo Selezionato.

Infine, per la manutenzione, ristrutturazione ed adattamento dei numerosi edifici universitari, nonché per adeguare gli impianti in essi esistenti alle vigenti norme antinfortunistiche, l’Università ha, nel decorso anno, sostenuto un onere complessivo di l miliardo e 635 milioni.

 

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Con quanto esposto, riteniamo di avere dato un quadro - anche se di necessità, non completo - degli aspetti salienti che hanno caratterizzato la vita scientifica, didattica ed organizzativa dell’Ateneo Pisano nel decorso anno accademico. E ciò lo reputiamo un atto doveroso, sia verso tutti coloro che in qualsiasi posizione operano nell’Ateneo stesso, sia verso la collettività cittadina nella quale esso è inserito.

Pisa è città universitaria, che conseguentemente non può non essere resa partecipe degli eventi che caratterizzano la vita del « suo» Ateneo.

E di questa vita la nostra relazione ha voluto evidenziare, oltre gli aspetti negativi, soprattutto rappresentati dalle difficoltà in atto alle quali abbiamo dovuto fare frequente riferimento, anche quelli positivi. Questi, che troppo spesso si tende ad ignorare, essenzialmente derivano sia da quella carica ideale e da quell’entusiasmo che, nonostante tutto, ancora animano l’opera di molti dei nostri docenti, sia dall’attività delle singole facoltà, le quali attraverso le deliberazioni dei loro Consigli, sono i fattori che determinano il livello della vita accademica. A loro va quindi ogni merito se questo livello nella Università di Pisa è senza dubbio apprezzabile.

Ma prima di concludere la nostra relazione, desideriamo porgere alle Autorità qui convenute il saluto dell’Ateneo Pisano e vivamente ringraziarle per la loro ambita partecipazione alla odierna cerimonia.

Un caloroso ringraziamento a coloro che diuturnamente, con non comune dedizione, ci aiutano nell’impegnativo lavoro che comporta il governo dell’Ateneo, ed in primo luogo ai prorettori prof. Romano Lazzeroni e prof. Giuseppe Falcone ed al Direttore Amministrativo dotto Mario Nencetti.

Questo ringraziamento desideriamo estenderlo a tutti i colleghi che, come membri dei vari consessi e commissioni, ci danno la loro preziosa collaborazione, nonché a tutto il personale degli Uffici Amministrativi, che con la sua opera assidua ed impegnata assicura il funzionamento dei servizi indispensabili alla vita dell’Ateneo.

A voi cari studenti, ed in ispecie alle matricole che per la prima volta hanno varcato le soglie dell’Università, il caloroso saluto nostro e dell’intero Corpo Docente, e l’augurio fervido che l’anno accademico, che oggi ufficialmente prende inizio, sia per tutti voi un anno sereno e proficuo.

Ed è con questo auspicio che dichiariamo aperto l’anno accademico 1981-82, 638° dalla fondazione, ed invitiamo il collega prof. Umberto Bertini a tenere la prolusione sul tema «Realtà e prospettive dell’azienda moderna».

 

Da: Annuario dell’Università degli studi di Pisa per l’anno accademico 1981-1982.

 


[i] Esclusi i professori di ruolo, gli assistenti ed i supplenti.

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