1956 - Inaugurazione a.a. 1956-1957

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Palazzo della Sapienza, Aula magna nuova, 6 novembre 1956.

Inaugurazione a.a. 1956-1957 - in_aa1956

Relazione del magnifico rettore, prof. Enrico Avanzi, letta in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 1956-1957, 613° dalla fondazione

 

Eccellenze, Autorità, Signore e Signori, Colleghi, Studenti,

quando, con l’anno accademico 1940-41, accogliendo la proposta della Facoltà di agraria, mi trasferivo dalla Università di Milano a questo Ateneo - del quale fui allievo e presso il quale iniziai la mia carriera scientifica - ero ben lontano dal pensare che mi sarebbe stato riservato l’onore di reggerne le sorti; e quando, nel 1947, dopo la dura prova del periodo bellico, la benevola fiducia dei Colleghi volle affidarmi questo compito, nell’accettarlo con giustificata trepidazione e col proposito di un intenso ma breve periodo di lavoro, non potevo certo supporre che il mandato conferitomi si sarebbe rinnovato per altre tre volte.

La riconoscenza per la fiducia dimostratami è pari alla consapevolezza del compito che mi aspetta, e nel presentarmi per la decima volta consecutiva a quanti sono qui convenuti a rendere più solenne questa cerimonia inaugurale, desidero affermare di avere pienamente compreso il significato di questa designazione, che trascende la mia ben modesta persona per riflettere alcuni vitali problemi di questo Ateneo, ai quali, nella certezza d’interpretare le esigenze di questo centro di studi, ho cercato di dare il meglio delle mie forze intellettuali e fisiche, e per i quali, se Dio vorrà ancora guidare e reggere la mia fatica, continuerò a battermi con fede e abnegazione, nella speranza di giungere, entro il minor tempo possibile, a realizzare le legittime aspirazioni della nostra Università.

Sorretto da questa speranza, ringrazio i colleghi che hanno voluto, ancora una volta, eleggermi ad esponente della loro attesa e della loro fiducia, e rivolgo un nuovo appello di comprensione e di aiuto a quanti hanno a cuore le sorti di questo Ateneo e possono in modi diversi contribuire alla sua prosperità.

E, nel fare ciò, attesto la mia riconoscenza alle Autorità che, con elevato spirito di comprensione, hanno assecondato le mie richieste e, di recente, hanno creduto di segnalare al Capo dello Stato le esigenze del nostro Ateneo, inquadrandole, in un posto di primaria importanza, tra quelle fondamentali della Provincia. Consapevole del costante, fattivo e provato interesse che Giovanni Gronchi ha dimostrato e dimostra per questa Università, la quale, per essere la sua Università, vuole essere degna della di lui fiducia, elevo un pensiero di riconoscenza al Presidente della Repubblica e auspico che, attraverso una perfetta concordanza di vedute, entro e fuori l’Università, si possano creare le indispensabili premesse per importanti e sollecite realizzazioni.

Con questa speranza, mi accingo al mio rinnovato lavoro. E se, come ho motivo di ritenere, i risultati favorevoli verranno, il merito sarà soltanto di questa Università, la quale per le sue tradizioni e la sua importanza, si impone all’attenzione generale e merita la fiducia di chi studia, di chi lavora e di chi governa, io sarò lieto se riuscirò ad interpretarne la voce.

 

Nella vita del nostro Ateneo ci sono stati e ci sono dei problemi di ordine fondamentale, la cui risoluzione è indispensabile e urgente, perché consentono importanti sviluppi di carattere scientifico e didattico.

Sta per chiudersi l’indilazionabile e vitale capitolo della riparazione dei danni bellici, e se nell’ultimo biennio non fossero mancate le assegnazioni per il ripristino dei beni universitari, che riflettono particolarmente le attrezzature didattiche, e se fossero stati meno esigui i contributi per le riparazioni dei beni demaniali, nell’anno accademico che ha ora inizio il lavoro avrebbe potuto essere compiuto. Ma, già allo stato attuale, in seguito alla comprensione costantemente dimostrata dal Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Toscana e dall’Ufficio del Genio Civile di Pisa, e all’alacre lavoro compiuto dall’Ufficio Tecnico della Università, siamo pressoché giunti alla meta. Se nei due prossimi esercizi potranno esserci assegnati complessivamente 70-80 milioni di lire, l’Università di Pisa chiuderà il capitolo dei danni di guerra e sarà, da questo punto di vista, in condizioni paragonabili a quelle che non ebbero a soffrire per gli eventi bellici.

È però doveroso ricordare che non si è proceduto a grette ricostruzioni, ma che si sono fatte, in questa occasione, anche indispensabili opere di miglioramento. In complesso, lo Stato ha accordato a questo titolo 436 milioni di lire, ed altri 10 milioni di lire li ha concessi per lavori speciali. Si tratta cioè di 446 milioni di lire. Si devono aggiungere, inoltre, circa 270 milioni di lire per il primo lotto dei lavori di costruzione dell’Istituto di Chimica farmaceutica e quelli destinati alla sistemazione dell’Istituto di Storia dell’Arte.

Mentre l’Università chiedeva insistentemente contributi straordinari allo Stato, faceva ogni sforzo possibile - pur senza accendere passività - onde contribuire alla soluzione dei problemi più pressanti, erogando, a questo fine ed a titoli diversi, 223 milioni di lire, cioè una somma che non è molto inferiore a quella accordata dallo Stato per i lavori non pertinenti ai danni di guerra.

Il grosso, annoso e urgente problema dell’assetto edilizio è sempre sul tappeto e attende una soluzione, la quale, tra l’altro, risponde in buona parte a diritti acquisiti, e in parte a un trattamento di equità rispetto ad altre università che hanno visto, in questi ultimi anni, soddisfatte le loro richieste.

Si tratta dei lavori contemplati nella più volte ricordata convenzione del 1930 e che corrispondono alla somma di L. 1.500.000.000, e si tratta anche di necessità sopraggiunte, che hanno, per così dire, carattere di emergenza, per le quali si chiedeva allo Stato un ulteriore contributo di L. 850 milioni, partendo dal presupposto che una uguale somma era messa a disposizione dagli Enti locali.

Nell’attesa che gli organi accademici, dopo avere riesaminato le richieste concretate, esprimano il loro pensiero e si stabiliscano le cifre necessarie per realizzare ulteriori domande, mi preme insistere sul fatto che i mezzi finanziari richiesti devono costituire il punto d’incontro tra le esigenze universitarie e le possibilità di attingere, non solo alle casse dello Stato, ma anche alle disponibilità degli enti locali. Per il rispetto che l’Università ha, ed insegna ad avere, del pubblico denaro, posso assicurare quanti hanno a cuore le sorti del nostro Ateneo che gli aiuti richiesti saranno limitati alle necessità impellenti, perché ciascuno di noi è convinto che, mentre si risolvono i problemi di emergenza, ne sorgono via via dei nuovi, specialmente col ritmo dinamico che presenta attualmente questo centro di studi. Occorre soprattutto far presto, perché, anche a questo riguardo, il tempo è denaro.

Le pressanti esigenze della Facoltà di Veterinaria hanno indotto il Ministero della Pubblica Istruzione, in accordo con questa Università, a stralciare dal piano generale dell’assetto edilizio il problema della costruzione della nuova sede di tale Facoltà; e poiché, a questo fine, la Provincia e il Comune di Pisa integreranno la somma di 200 milioni di lire concessa dal Ministero del Tesoro, la fase preparatoria, che riflette questo problema può dirsi finita.

In merito al contributo recato dalla Università alla soluzione del problema edilizio, comunico che la sistemazione della sede della Facoltà di Lettere e filosofia nel «Collegio Ricci» è pressoché compiuta, mediante le erogazioni fatte dall’Amministrazione universitaria e le integrazioni del Consorzio universitario.

L’Opera universitaria ha ottenuto, finalmente, l’approvazione del progetto che contempla la costruzione di un primo Collegio in prossimità della Piazza dei Cavalieri. Il Consiglio dell’Opera ha predisposto il piano finanziario per la somma di 100 milioni di lire ed effettuato le gare di appalto, tanto che i lavori murari stanno per essere intrapresi, al fine di poter disporre, per il prossimo anno accademico, di 60 stanze con tutto il corredo funzionale per la vita di un Collegio.

Anche la Scuola Normale Superiore, potenziata finanziariamente da una legge promossa dal Governo, contribuirà maggiormente, attraverso la costruzione del vasto e accogliente edificio posto sul Lungarno Pacinotti, a far affluire alla Università di Pisa i migliori allievi. Perciò l’Università saluta con vivo compiacimento queste realizzazioni e tributa il suo plauso a chi le ha promosse ed a chi ha saputo trovare i mezzi per attuarle.

 

Mentre l’Università è protesa verso la soluzione del problema che riflette l’assetto edilizio, nulla trascura per assolvere degnamente alla sua funzione scientifica e didattica.

Il problema di istituire presso l’Università un «Centro di studio sulla tecnica delle calcolatrici elettroniche» è stato felicemente risolto attraverso speciali contributi concessi al Consorzio universitario dalle Amministrazioni provinciali e comunali di Pisa, Livorno e Lucca, e gli accordi con la Ditta Olivetti. Il 7 maggio decorso, nella sede del Rettorato, alla presenza dei prefetti e dei rappresentanti degli enti sovventori, il rettore della Università e l’ing. Olivetti hanno firmato la convenzione per il funzionamento del Centro.

L’attività del Centro studi sulle calcolatrici elettroniche ha cominciato a svolgersi sia sul piano di ricerca che sul piano didattico. È stato, infatti, condotto a termine il progetto costruttivo dettagliato di un primo esemplare di macchina di dimensioni ridotte (circa la metà della macchina definitiva) i cui elementi verranno quasi integralmente utilizzati per la calcolatrice elettronica definitiva. Si prevede che la «macchina ridotta» entrerà in funzione entro il marzo del 1957.

L’attività di ricerca è illustrata in 7 relazioni tecniche e in una relazione presentata al «Convegno Internazionale sull’automatismo» che ha avuto luogo a Milano nell’aprile scorso.

L’attività didattica del Centro si è concretata in corsi di lezioni sulla logica, l’aritmetica delle calcolatrici elettroniche, la teoria dei programmi, le tecniche costruttive, nonché nel conferimento di una borsa di studio, destinata ad elementi selezionati, desiderosi di specializzarsi nel campo delle calcolatrici elettroniche e nei problemi di automazione.

Una convenzione tra l’Università e le province e i comuni di Pisa, Livorno e Lucca, ha permesso la realizzazione di uno spettrometro di massa ad alta sensibilità, per determinazioni di paleotemperature oggi possibili nella sola università di Chicago - e di un impianto per determinazioni col metodo del radiocarbonio, del quale sono provvisti solamente pochissimi centri specializzati.

L’impianto per il C14 è completamente montato, lo spettrometro di massa è già stato provato nella realizzazione provvisoria e sarà definitivamente pronto entro il luglio prossimo. Nel frattempo, si è realizzato anche un impianto per ricerche sulla termoluminescenza e sull’accumulo degli elementi radioattivi nelle ossa fossili.

Questa apparecchiatura scientifica ha trovato sede in appositi locali, posti al piano terreno della Casa Pacinotti e in altri costruiti su di un’area adiacente alla sede della «Domus Galilaeana».

Posso così annunciare che è sorto il primo laboratorio europeo di Geologia nucleare, al quale è rivolta l’attenzione e l’interesse di specialisti di tutto il mondo, alcuni dei quali hanno già collaborato alla prima fase di ricerche ed hanno visitato il nuovo laboratorio.

È in corso di stipulazione una convenzione tra l’Università e l’Ente Nazionale Idrocarburi, per l’istituzione di un «Centro di ricerche di petrochimica» presso l’istituto di Chimica industriale ed applicata della Facoltà di Ingegneria; il predetto Centro sarà diretto dal prof. Mario Baccaredda, titolare della cattedra.

Il Centro si prefiggerà, tra l’altro, di eseguire studi e ricerche dirette al progresso della conoscenza di problemi che hanno interesse per la petrochimica.

Aggiungerò che altri istituti operano nel campo scientifico e tecnico per l’attuazione di speciali ricerche, concordate con organi statali e centri scientifici. Tra essi, a prescindere dalle cliniche universitarie, ricordo quelli di Fisiologia umana e di Igiene della Facoltà di Medicina e chirurgia, quello di Scienza delle costruzioni della Facoltà di Ingegneria, quelli di Chimica agraria, di Agronomia, di Patologia vegetale e di Entomologia agraria della Facoltà di Agraria, e quello di Patologia speciale, clinica medica e polizia sanitaria della Facoltà di Veterinaria.

In questo modo, l’Università può dimostrare in modo tangibile che l’attività dei suoi istituti, mentre spazia nel campo scientifico, non manca di portare il suo valido contributo diretto a favore della Società e della Economia nazionale.

In considerazione della importanza di questo Centro di studi, il Ministero della Pubblica Istruzione ha di recente comunicato che lo doterà di un microscopio elettronico. La dotazione di un apparecchio scientifico di questo genere prospetta nuovi problemi e rende necessaria una più stretta collaborazione degli istituti scientifici, la quale sarà in parte facilitata dalla costituzione di un «Centro di biologia cellulare», costituito per iniziativa dei direttori di alcuni istituti scientifici, con lo scopo di favorire le ricerche sperimentali nel campo della biologia cellulare, attraverso una stretta collaborazione tra gli istituti promotori e quelli che potranno essere ulteriormente indicati.

L’Università saluta con legittimo compiacimento questa iniziativa e formula l’augurio di una fattiva operosità.

A facilitare queste realizzazioni e queste iniziative, che contribuiscono a porre la nostra Università tra quelle di avanguardia, ha contribuito lo speciale apporto finanziario di 71 milioni di lire, concesso, nel decorso anno accademico, per l’attrezzatura scientifica degli istituti e per la Facoltà di Economia e commercio con Sezione di Lingue e letterature straniere. Il contributo recente, come quelli degli anni precedenti, è di notevole importanza. In merito a questi contributi straordinari, che hanno permesso agli istituti di vivere ed operare, esprimo il desiderio che vengano consolidati e, al tempo stesso, rinnovo l’auspicio di un più razionale finanziamento delle università da parte dello Stato.

I nuovi istituti, le nuove attività, le recenti attrezzature scientifiche fanno prevedere la necessità di altro personale scientifico, tecnico e subalterno, nonché le disponibilità di maggiori mezzi finanziari, ai quali l’Università non può far fronte con l’organico e il bilancio attuali.

Si dovranno reperire nuovi mezzi, ai quali, in parte potrà provvedere il Consorzio interprovinciale universitario, che si è già acquistato grandi benemerenze presso la nostra Università. Infatti, a prescindere dalla fondazione delle Facoltà di Economia e commercio con Sezione di Lingue e letterature straniere, alla concessione di 150 milioni di lire per il «Centro di studio sulla tecnica delle calcolatrici elettroniche» e per lo «Spettrometro di massa», ricorderò che nel decorso anno ha stipulato una convenzione con l’Università, in virtù della quale viene conservata la cattedra di Patologia speciale e clinica chirurgica presso la Facoltà di Veterinaria, e che ha provveduto a dotare diversi istituti di nuove attrezzature scientifiche e didattiche per l’importo di circa 12,5 milioni di lire.

Sono lieto di confermare che il Consorzio interprovinciale universitario entra sempre più nel vivo della vita scientifica e didattica universitaria, con una comprensione della quale questo Ateneo gli è profondamente grato.

L’Università attesta altresì la sua riconoscenza alla Cassa di Risparmio di Pisa, la quale, anche nel decorso anno accademico, ha efficacemente contribuito a dotare di nuovi apparecchi scientifici e diagnostici le cliniche universitarie.

 

In considerazione della notorietà e della importanza del nostro Ateneo, questo centro di studi è stato mèta di importanti manifestazioni, tra le quali ricorderò lo svolgimento di una parte dei lavori dell’«VIII Congresso Internazionale di Storia della Scienza», la conclusione del «V Congresso Internazionale dell’Insegnamento agrario»con l’inizio delle manifestazioni celebrative in ricordo della fondazione della Facoltà di Agraria, il «I Congresso Nazionale di Medicina nucleare».

Sono continuati gli scambi culturali con alcuni centri di studio stranieri. I Corsi di cultura italiani per stranieri, che si attuano a Viareggio, presso il Collegio Cristoforo Colombo sotto l’egida della Università e la direzione del prof. Bolelli, hanno confermato, anche nel decorso anno, l’interesse che suscitano all’estero.

La Scuola Superiore di Scienze Applicate «Antonio Pacinotti» ha ormai saturato tutti i suoi posti. È allo studio la legge istitutiva, destinata a consolidare ed accrescere l’importanza di questa istituzione di alto valore scientifico e didattico.

La «Domus Galilaeana», collegata fino dalla fondazione alla Università, potrà esserle maggiormente vicina in un prossimo avvenire, attraverso le iniziative del prof. Giovanni Polvani, suo attuale Presidente, affezionato al nostro Ateneo, del quale è stato allievo e poi professore ordinario nella Facoltà d’Ingegneria.

Anche la «Domus Mazziniana», alla quale presiede il professore emerito Augusto Mancini, esplica una notevole attività, che questo centro di studi considera con vivo interesse.

 

L’Opera universitaria, oltre allo stanziamento per la costruzione del nuovo Collegio, ha concesso 20 posti gratuiti e 9 posti semigratuiti ad allievi di Facoltà diverse, 20 posti gratuiti per il Collegio medico-giuridico, 5 posti gratuiti ad orfani di marinai, in conformità di accordi con la fondazione dei «Cavalieri di Santo Stefano»; ha concesso altresì 11 borse di studio da 100.000 lire, 10 borse di studio di L. 50.000, nonché 136 sussidi per l’importo di circa L. 1.500.000.

A prescindere da queste pur essenziali funzioni, c’ è stata una intensa attività che riguarda l’assistenza di carattere sanitario e fisiologico, che caratterizza questa fiorente istituzione e la rende esemplare. Mi auguro che gli studenti, sgombrando la mente da inconcepibili prevenzioni, ne sappiano approfittare nella grande generalità.

L’Opera universitaria ha contribuito al campeggio estivo di Tirrenia, il quale, con adeguate attrezzature, potrebbe, a mio avviso, diventare un punto di convergenza per allievi di altre università che non sono prossime al mare. Ciò potrà costituire un fattore di educazione e di comprensione tra i giovani.

Altri aiuti, rappresentati specialmente dall’esonero delle tasse, hanno agito in modo sensibile a vantaggio dei nostri allievi. Mi auguro che, come ho auspicato due anni or sono in analoga cerimonia, l’assistenza morale ed economica ai giovani meritevoli, che si trovano in disagiate condizioni finanziarie, si estenda nelle università, come un necessario complemento rispetto a quella di carattere fondamentale, da praticarsi su vasta scala nelle scuole secondarie. Avevo auspicato, allora, la concessione di 50.000 borse di studio per le scuole secondarie. Sono stato lieto di apprendere in questi giorni che il Parlamento sta esaminando la proposta di istituire le prime 5.000 borse di studio a partire dall’anno finanziario 1957-58, col graduale aumento di anno in anno, fino a raggiungere il numero di 40.000 per le scuole secondarie e di 12.000 per le università, con una spesa complessiva di 11 miliardi e 400 milioni. Ci sono fondati motivi per ritenere che la proposta verrà accolta.

 

Anche nel decorso anno accademico, l’Università ha lamentato perdite dolorose, le quali, quantunque non abbiano colpito docenti nell’esercizio delle loro attività, l’hanno privata dell’affetto col quale gli Scomparsi ricambiavano la riconoscenza che essa aveva e avrà per la loro opera. Essi sono: il prof. Agostino Diana, già ordinario di Procedura civile, il prof. Vincenzo Pilotti, già ordinario di Disegno, e i liberi docenti Francesco Lenci, Ugo Pardi, Sanzio Canna e Ugo Fabris.

Nel rievocare la loro opera, porgo alle rispettive famiglie la rinnovata attestazione del dolore di questo Ateneo.

 

In ossequio alle vigenti norme di legge, sono stati posti fuori ruolo dal 1° novembre del corrente anno, il prof. Lorenzo Mossa, ordinario di Diritto commerciale, e il prof. Vito Fazio Almayer, ordinario di Storia della filosofia. Il rammarico di veder cessare l’insegnamento ufficiale di questi due illustri maestri è mitigato dalla certezza che la loro opera di studiosi e di educatori, libera dai vincoli dell’insegnamento cattedratico, continuerà e si intensificherà attraverso i seminari e la stampa scientifica.

Sempre col 10 novembre, si è trasferito alla Università di Roma il prof. Giacomo Perticone, ordinario di Filosofia del diritto; mentre il prof. Italo Lana, ordinario di Letteratura latina è passato alla università di Torino.

Nelle nuove sedi, li accompagna il saluto riconoscente e l’augurio di una felice prosecuzione delle loro attività.

Durante l’anno accademico 1955-56 e all’inizio di quello attuale, si sono trasferiti nella nostra Università i seguenti professori: Mario De Vergottini, ordinario di Statistica, dalla Università di Catania; Carlo Lavagna, ordinario di Diritto costituzionale, dalla Università di Macerata; Ugo Natoli, ordinario di Istituzioni di diritto privato, dalla Università di Messina; Andreotti Aldo, ordinario di Geometria analitica, dalla Università di Torino.

Sono entrati, in seguito a concorso, a far parte del nostro Corpo accademico i professori: Ettore Passerin D’Entreves, per la Storia del Risorgimento; Fabio Tronchetti, per la Patologia speciale medica e metodologia clinica; Piero Pino, per la Chimica organica industriale; Giuseppe Martinoli, per la Botanica; Guido Tavani, per la Paleontologia; Luigi Baschieri, per le Costruzioni stradali e ferroviarie; Guido Mancini, per la Lingua e letteratura spagnola. Ai nuovi docenti e particolarmente ai giovani che hanno ora raggiunto la cattedra universitaria e hanno fissato in questa sede la loro effettiva residenza, rivolgo un fidente ed affettuoso saluto augurale.

 

Non accenno ai vincitori degli ultimissimi concorsi universitari, perché parecchi di questi sono ancora da espletare.

Ricordo invece, a documentazione dell’attività dei nostri istituti e della operosità scientifica degli aiuti e assistenti della nostra Università, che 28 di essi hanno conseguito la libera docenza.

Facoltà di Giurisprudenza (N. 2): Cristiani Antonio, Verrucosi Piero.

Facoltà di Lettere e filosofia (N. 3): Badaloni Nicola, Corsi Mario, Sainati Vittorio.

Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali (N. 5): Checcucci Vittorio, Garbato Carlo, Giannini Enzo, Marinelli Giorgio, Radmilli Antonio.

Facoltà di Medicina e chirurgia (N. 11): Colombo Osvaldo, Corbino Domenico, Cortese Luigi, Mollica Amilcare, Mucio Giuseppe, Paci Antonio, Poli Luigi, Santopadre Guido, Sarteschi Giovanni Battista, Venturi Giorgio, Zacchetti Alberto.

Facoltà di Ingegneria (N. 3): Clemente Ferdinando, Marterelli Giampietro, Rama Silvio.

Facoltà di Agraria (N. 2): Fedeli Avanzi Carlotta, Frediani Danilo.

Facoltà di Veterinaria (N. 2): Cenni Bruno, Ceccarelli Aldo.

 

I due premi Feltrinelli per le Scienze biologiche, stabiliti dall’Accademia dei Lincei, sono stati assegnati a Giuseppe Moruzzi e Francesco D’Amato.

Uno dei due primi premi Marzotto per le Scienze agrarie è stato conferito ad Orfeo Turno Rotini.

 

Il numero degli studenti nell’anno 1955-56 è risultato di 7.228, dei quali 4.956 in corso e 2.272 fuori corso. Inoltre, 313 laureati in medicina e chirurgia hanno seguito i corsi di specializzazione istituiti a cura della Facoltà.

Si conferma così un nuovo aumento della popolazione studentesca di 117 allievi, che, per quanto modesto, è significativo, sia perché denota un maggior numero di studenti in corso (156) e ad una lieve riduzione dei fuori corso, sia perché è in contrasto con la diminuzione degli studenti universitari sul piano nazionale.

Questa diminuzione è documentata dalle cifre che seguono:

 

ANNO

STUDENTI

In corso

Fuori corso

Totale

1945-46

189.663

100

46.552

100

236.215

100

1949-50

146.485

77

81.836

176

228.321

97

1954-55

136.458

72

75.106

161

211.564

90

 

Ne consegue che l’Ateneo di Pisa va gradualmente risalendo anche nella scala del numero degli studenti. Fatto, questo, molto importante, se si considera che le università con una popolazione studentesca maggiore, risiedono in centri molto più popolosi, tanto che il più piccolo di essi - quello di Padova - ha una popolazione che supera il doppio quella di Pisa.

Il numero degli studenti inscritti e quello dei laureati nell’anno accademico 1955-56 è dato dalle cifre che seguono:

 

FACOLTA’

STUDENTI

LAUREATI

In corso

Fuori corso

In complesso

Giurisprudenza

619

168

787

42

Lettere e filosofia

338

144

482

35

Medicina e chirurgia

587

190

777

33

Scienze mat. fis. nat.

651

261

912

52

Ingegneria

1.021

850

1.871

133

Farmacia

141

52

193

17

Agraria

86

55

141

6

Medicina veterinaria

44

96

140

32

Economia e commercio

771

215

986

44

Sezione lingue e letterature straniere

698

241

939

28

TOTALE

4.956

2.272

7.228

422

 

Il numero dei laureati è diminuito rispetto all’anno precedente, a causa del fatto che non sono stati computati quelli che sostengono esami nella sessione autunnale, perché questi sono ancora in corso di attuazione.

Hanno conseguito la lode 25 studenti, e precisamente:

Facoltà di Giurisprudenza (N. 1): Veneruso Rino.

Facoltà di Lettere e filosofia (N. 5): Bertolucci Valeria Anna Maria, Di Bugno Vinicio, Manzutti Elda, Pavese Carlo, Puccinelli Francesco.

Facoltà di Medicina e chirurgia (N. 3): Cerri Brunello, Giuntini Carlo Cesare, Monti Giuseppe.

Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali (N. 4): Barsacchi Siria, Ghiselli Gioconda, Serretti Liana, Tallini Bruno Giovanni.

Facoltà di Farmacia (N. 1): Protto Carla Anna Maria.

Facoltà di Ingegneria (N. 9): Angotti Giovanni, Ascione Giorgio, Bachini Mario, Barbaro Giuseppe, Boncompagni Mario, Felleni Mauro, Frigato Bruno, Galletti Cesare, Paita Orazio.

Sezione di Lingue e letterature straniere (N. 2): Galigani Giuseppe, Pellegrini Valeria.

Come nel decorso anno, ad essi come quelli che avranno riportato uguale votazione negli esami di laurea in corso, verrà conferita la medaglia d’argento il 29 maggio, in corrispondenza dell’anniversario della Battaglia di Curtatone e Montanara.

 

Quest’anno le insegne della onorificenza del Cherubino, con la quale l’Università di Pisa intende onorare i Maestri che cessano l’insegnamento ufficiale dopo averla illustrata attraverso un lungo e ininterrotto periodo, vengono conferite al collega Lorenzo Mossa, stimato ed amato decano del corpo accademico dell’Ateneo pisano.

Porgo a lui deferenti ed affettuose felicitazioni augurali.

 

Al termine di questa mia relazione, nell’elevare a Dio un pensiero di fede, mi rendo interprete del sentimento dell’intera famiglia universitaria nell’auspicare un anno di sereno e fecondo lavoro: con i nostri allievi, per i nostri allievi, i quali attendono da noi sapere ed esempio.

Voglia Iddio che queste parole di fiducia non siano vuote di significato e non siano ulteriormente contraddette da fatti dolorosi.

Il trepidante pensiero di fede che sale da questo Ateneo, il quale ha sofferto lutti e rovine, e che viene espresso in quest’aula ove sono ancora visibili i segni della guerra, vuole essere, al tempo stesso, un ammonimento che la Scuola e la Scienza rivolgono agli uomini di buona volontà di ogni Paese, perché le conquiste a vantaggio del benessere economico e morale della Umanità non siano frustrate o sovvertite da interessi o ideologie che devono essere dominati dalla santità del diritto alla vita e dal sacrosanto diritto di ogni Nazione alla propria indipendenza

 

Con questi sentimenti, dichiaro aperto l’anno accademico 1956-57, 613° dalla fondazione, e prego il collega prof. Giulio Buonomini di tenere il discorso inaugurale sul tema: «Valore, significato e prospettive della medicina preventiva».

 

Da: Annuario dell’Università degli studi di Pisa per l’anno accademico 1956-1957.

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