1954 - Inaugurazione a.a. 1954-1955

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Palazzo della Sapienza, Aula magna nuova, 6 novembre 1954.

Inaugurazione a.a. 1954-1955

Relazione del rettore prof. Enrico Avanzi per l’anno accademico 1954-1955

 

Eccellenze, Signore e Signori, Colleghi, Studenti

L’atmosfera in cui si è predisposta la cerimonia inaugurale dell’anno accademico 1954-55, è dominata dalla eco di due fatti, intorno ai quali si è polarizzata la vita della Nazione: il ritorno di Trieste alla Madre, Patria, le luttuose alluvioni del Salernitano. Fatti che sono sentiti e vissuti nei centri universitari, perché hanno solide radici nel sentimento patriottico e nella umana comprensione, che la Scuola esalta nei giovani, con la certezza che, senza queste basi spirituali, la cultura e la ricerca scientifica mancherebbero di un fattore essenziale: la luce della vita.

Mentre, con commozione pari all’orgoglio, rivolgiamo un pensiero di riconoscenza a quanti hanno reso omaggio, in questi giorni, al glorioso vessillo del Battaglione universitario di Curtatone e Montanara, che, reduce dalla Città di San Giusto, partecipa per la prima volta a una manifestazione di questo genere, desideriamo comunicare che le competenti Autorità accademiche esamineranno le modalità di una tangibile dimostrazione di solidarietà verso gli studenti universitari delle zone disastrate.

 

Anche gli anni accademici, come quelli solari, passano con una impressionante rapidità, e chi è stato chiamato a servire il nostro Ateneo da questo posto di lavoro e di responsabilità, ne sente in modo particolare il peso, di fronte alle esigenze del paese e alla giustificata impazienza dei colleghi e dei discepoli; perché, mentre il tempo trascorre rapido nel suo fatale andare, facendo sorgere di continuo impellenti necessità risulta invece incomprensibilmente lungo per la pratica realizzazione di ciò che sembrava entrato nella fase esecutiva.

Questi rilievi potrebbero trarre a sconfortanti conclusioni, se la fede nel domani non sorreggesse lo sforzo necessario al compimento degli alti doveri che spettano a chi ha l’onore di parlare a così eletto uditorio.

Poiché nella vita delle istituzioni come in quella dei singoli è soprattutto necessario fare buon uso del tempo, consapevoli di questo dovere, mentre chiediamo una benevola comprensione, invochiamo un fattivo aiuto a quanti possono giovare alla nostra Università.

 

Il contributo finanziario che lo Stato concede alle università, per quanto sia notevole, è, purtroppo, impari alle necessità. Esso è aumentato in questi ultimi anni, e migliorerà prossimamente con l’aumento delle cattedre di ruolo e del numero degli assistenti; ma, anche queste disposizioni, pure avendo un grande valore, non sono atte ad assicurare la necessaria stabilità finanziaria alla vita degli atenei.

Vi è una incertezza di grande rilievo nei bilanci universitari, che dipende dall’introito delle tasse scolastiche, le quali, attualmente, esclusi i contributi di laboratorio e di biblioteca, in un centro di studi non sovrappopolato quale è il nostro, rappresentano una percentuale di circa il 68% dei mezzi disponibili per il normale funzionamento degli istituti e degli uffici universitari.

Percentuale che, evidentemente, è più alta nelle università popolate, le quali, in rapporto al numero degli studenti, vengono chiamate grandi università e, come tali, mentre hanno ora dei notevoli vantaggi, possono essere più esposte a graduali decurtazioni.

La nostra Università ha bisogno di mezzi, e il loro apporto è un logico corollario di una congrua comprensione nazionale e locale.

Perciò è stato fonte di legittima soddisfazione l’appoggio morale e finanziario che le è venuto dal Consorzio universitario interprovinciale, specie dopo le recenti disposizioni prese dalle Amministrazioni provinciali e comunali di Pisa, Livorno e Lucca, le quali, visto che la nostra Università non poteva essere sede del sincrotrone - malgrado che questo venga costruito presso il nostro Istituto di Fisica - hanno accolto la proposta di finanziare, col contributo complessivo di 150 milioni di lire, la dotazione al nostro Ateneo di uno spettrografo di massa e di una moderna calcolatrice elettronica, che sarà progettata e costruita a Pisa, con un risparmio di almeno due terzi sul prezzo di mercato.

Particolare riconoscenza dobbiamo alla Amministrazione provinciale di Pisa, la quale accogliendo, in una recente adunanza, le proposte del proprio Presidente, ha voluto fare suoi i problemi universitari, che sono stati, in più riprese, prospettati da questo centro di studi, e si è fatta, tra l’altro, promotrice del raddoppiamento dei contributi dei vari Enti che fanno parte del Consorzio universitario.

 

In un’atmosfera di fidente attesa, procede in modo sistematico la ricostruzione degli edifici e delle attrezzature che furono distrutti e danneggiati dagli eventi bellici; e se non verrà meno la comprensione e l’appoggio del Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Toscana e del locale Ufficio del Genio Civile - ai quali desideriamo attestare la nostra riconoscenza - è da ritenere che entro un quinquennio, mercé l’alacre lavoro del nostro Ufficio Tecnico, potrà essere chiuso questo capitolo, con riflessi di troppo evidente utilità, per farne oggetto di speciale menzione.

Ma il grosso e annoso problema dell’assetto edilizio, contemplato nella più volte ricordata convenzione dell’anno 1930, è ancora insoluto. Mentre confidiamo che lo schema di progetto legislativo, preparato da questa Università, possa, quanto prima, essere presentato da parlamentari della nostra circoscrizione, dobbiamo aggiungere, sulla base di recenti notizie avute da fonte autorizzata, che questo progetto, come altri similari, anziché essere sottoposto ad un esame diretto, costituirà un valido elemento per una legge di carattere generale, che sarà proposta dal Ministro della Pubblica Istruzione, al fine di risolvere, in un breve ciclo di anni, il grave e assillante problema edilizio delle università.

Pertanto, se il nostro problema edilizio non verrà considerato e risolto a parte, in virtù di diritti in certo qual modo acquisiti, questo Ateneo dovrà, molto presumibilmente, allinearsi con gli altri. Confidiamo tuttavia, che in questa deprecata ipotesi, la priorità e la fondatezza delle nostre richieste vengano riconosciute attraverso il necessario ed urgente finanziamento, che deve risolvere dei vitali problemi, tra i quali quello della sede dei nuovi istituti della facoltà di Veterinaria.

Intanto, mentre, attraverso l’Università, si sono introdotti notevoli miglioramenti nelle cliniche, l’Amministrazione spedaliera svolge opera analoga alla nostra, prospettando altresì, in perfetto accordo con questo centro di studi, le inderogabili esigenze di un settore che presenta aspetti di palpitante carattere umano; ed affronta anche, coi propri mezzi, la soluzione dei problemi edilizi di più viva necessità.

 

A conferma di quanto abbiamo asserito circa il contrasto tra il tempo che fugge e la lentezza nel realizzare le opere previste, ricorderemo che, mentre era allo studio la progettazione degli istituti della facoltà di Veterinaria e mentre l’Amministrazione provinciale di Pisa si accingeva alla stipulazione del contratto di acquisto dell’area per la nuova caserma dei Vigili del fuoco, giungeva, del tutto imprevista, la notizia che la costruzione della caserma, sull’area prescelta, non era stata approvata, per ragioni urbanistiche, dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Perciò, nel desiderio di agire in armonia con gli Enti e le istituzioni locali, abbiamo dovuto riesaminare il problema della sede, la quale, nonostante le limitazioni imposte dalle mutate condizioni, resta confermata alle «Piagge», ove fruirà della donazione dell’area di circa 20.000 mq da parte del Comune e della Provincia di Pisa, oltre che del contributo di 100 milioni di lire, che quest’ultima ha deciso di erogare ad integrazione degli stanziamenti statali.

Altra conferma della lentezza nella realizzazione dei progetti, è data dalle pratiche che riflettono la costruzione dell’Istituto di Chimica farmaceutica, per il quale, cinque anni or sono, in questa sede, annunciavamo un primo stanziamento di 200 milioni di lire, accordato dallo Stato, sul fondo destinato ai lavori a pagamento differito, dietro particolare interessamento di S.E. Gronchi. Orbene, l’Istituto, pazientemente atteso, non ha potuto ancora gettare le fondazioni, che però saranno molto presto una prima realtà.

Purtroppo, le sorprese non giungono soltanto quando si devono ottenere difficili finanziamenti ed è necessario superare lunghe pratiche con gli organi centrali, ma capitano anche localmente.

Intendiamo alludere alla costruzione di un collegio nell’area retrostante la Casa dello Studente e la Mensa universitaria - acquistata da oltre un anno, con una spesa di quasi 14 milioni di lire - sulla quale, nell’estate decorsa, doveva avere inizio la costruzione di un fabbricato per l’importo di 100 milioni di lire, forniti dall’Opera universitaria. Sennonché, il progetto relativo non veniva approvato dalla Sopraintendenza ai monumenti e doveva perciò essere sottoposto al parere della Direzione Generale delle Belle arti, la quale, da quanto ci risulta, suggerirà alcune modifiche.

Un’altra battuta di arresto riguarda la costruzione dell’Istituto di Storia dell’arte, attiguo al Collegio Ricci; e ciò perché non sembrano sufficienti le garanzie patrimoniali che può offrire lo Studio pisano (che fino ad ora non ha alcuna passività) per la concessione di un mutuo di circa 40 milioni di lire.

È stata invece ultimata la costruzione dei sei alloggi INA-casa, a favore dei dipendenti universitari, ma non ci risulta abbia fatto sensibili progressi la pratica che riguarda il finanziamento della Cooperativa istituita tra professori, assistenti e funzionari della Università.

Degna di particolare rilievo la decorsa sistemazione della Scuola Superiore di Scienze applicate, nella piazza dei Cavalieri, ove, in seguito alle convenzioni stipulate con la Fondazione Puteano e con quella dei Cavalieri di Santo Stefano, sono ospitati una cinquantina di allievi della Facoltà di Ingegneria, Agraria ed Economia e Commercio. La legge, destinata a sostituirsi all’attuale convenzione che regola il funzionamento di questa Scuola Collegio, prevede un numero pressoché doppio di posti, e quindi nuovi locali, che dovranno sorgere nel quadro dei finanziamenti previsti per la «Provincia pilota».

 

Nell’anno accademico 1953-54, gli studenti sono stati complessivamente 6.730, con una diminuzione, rispetto all’anno precedente, di 36; però, mentre sono aumentati di 120 gli studenti in corso, che hanno raggiunto il numero di 4.644, sono invece diminuiti di 156 quelli fuori corso, i quali sono così risultati 2.085, con una percentuale del 31% del numero complessivo.

La popolazione scolastica del nostro Ateneo, considerata nel quadro generale delle università italiane, porta, per l’anno accademico 1952-53, a questi rilievi:

 

 

 

Studenti

Percentuale degli studenti fuori corso

 

 

In corso

Fuori corso

Nel complesso

1

Roma

21.680

10.783

32.463

33,1

2

Napoli

15.290

9.736

25.026

38,9

3

Messina

5.481

9.473

15.227

64,0

4

Bologna

8.150

4.783

12.933

37,0

5

Bari

7.877

4.739

12.616

37,6

6

Palermo

8.073

3.394

10.467

32,4

7

Genova

5.0949

3.356

9.515

37,4

8

Torino

6.379

2.841

9.220

30,8

9

Padova

6.073

3.140

9.213

34,1

10

Catania

5.111

3.108

8.219

37,8

11

Milano

5.638

2.339

7.977

29,3

12

Firenze

4.917

2.790

7.707

36,2

13

S. Cuore (Milano)

5.244

2.430

7.684

31,7

14

Pisa

4.644

2.086

6.730

31,0

 

Nel complesso

110.506

65.208

174.996

37,3

 

Quindi, due anni or sono (e queste sono le cifre più recenti delle quali abbiamo potuto disporre) la nostra Università occupava il 14° posto tra le consorelle, riguardo alla popolazione studentesca; ma, in pari tempo, era tra quelle che avevano la più bassa percentuale degli studenti fuori corso, quantunque fosse, con Bologna e Napoli, una delle tre università dotate di tutte le principali facoltà scientifiche, ove gli studenti fuori corso sono, di regola, in numero più elevato.

Le cifre stesse - che riflettono circa il 78% degli allievi delle università e istituti superiori d’Italia - dimostrano che la percentuale media dei fuori corso è del 37,3%; cifra che si distanzia di poco da quella che riguarda al complesso nazionale, ove su 223.627 studenti si avevano 84.813 fuori corso, cioè il 37,9%. Il problema è, dunque, sempre grave, e c’è da domandarsi a quale numero sarebbero saliti i fuori corso se non fosse stata dilazionata di un anno l’applicazione degli sbarramenti biennali.

Le cause, come è già stato detto in questa sede, sono molteplici e di non facile soluzione; ma un più organico ordinamento degli studi e una migliore attività assistenziale potrebbero avere, se pure in misura limitata, una favorevole influenza sulla riduzione di questi studenti che pesano sfavorevolmente sulla economia nazionale.

Le cifre precedentemente riportate, confermano un fatto degno di particolare rilievo a favore del nostro Ateneo, nel quale il numero degli studenti in corso tende ad aumentare, mentre è in diminuzione nel complesso nazionale, ove nell’anno 1952-53 si è avuta una contrazione, rispetto a quello precedente, del 9%. In seguito a ciò, mentre nel 1945-46 lo Studio pisano occupava, per numero di allievi, il 16° posto fra le università e istituti superiori (complessivamente 38), è salito al 14°, cioè sembra stia riprendendo la posizione relativa che esso aveva nei suoi tempi aurei, quando maestri e discepoli non erano ancora attirati dai centri più popolosi.

Questo fatto costituisce uno degli aspetti salienti della ripresa della città e del centro di studi che essa ospita.

Un altro aspetto interessante della popolazione studentesca attuale, per i problemi che viene a determinare, è quello della crescente percentuale degli studenti di sesso femminile, che nel 1952-53 risultava, per l’intera Nazione, del 22%, mentre per la nostra Università ammontava a oltre il 25%. L’incremento, sul piano nazionale, è stato del 392% rispetto all’anno 1938-39 e del 1865% rispetto all’anno 1912-13; mentre, per questo centro di studi, è stato rispettivamente del 710% e del 1654%.

 

Gli studenti iscritti nella nostra Università per l’anno accademico 1953-54 e quelli che hanno conseguito la laurea sono indicati dalle cifre che seguono:

 

 

Iscritti

Laureati

 

In corso

Fuori corso

Totale

In corso

Fuori corso

Totale

Giurisprudenza

463

163

626

30

59

29

Lettere e filosofia

348

139

487

21

52

73

Medicina e chirurgia

804

195

999

27

38

65

Scienze Mat. Fis. Nat.

648

177

825

24

43

67

Farmacia

175

68

243

11

35

46

Ingegneria[i]

952

724

1676

16

161

177

Agraria

100

66

166

8

22

30

Medicina veterinaria

140

125

265

6

21

27

Economia e commercio

588

194

782

1

49

50

Lingue e lett. stran.

426

235

661

2

49

51

TOTALE

4644

2086

6730

146

529

675

 

Si rileva che tra i 675 studenti i quali hanno conseguito il titolo dottorale dall’ottobre del 1953 al luglio del 1954 ben 529 erano fuori corso.

Hanno conseguito la lode, e pertanto ottengono la medaglia d’argento, 42 allievi, e precisamente:

per la Facoltà di Giurisprudenza: Marchetti Sandro, Paglierini Romano, Viale Umberto;

Facoltà di Lettere e Filosofia: Angeli Giuseppe, Ballardin Maria Grazia, Borgheresi Silvana, Bravo Benedetto, Cardellini Ida, Gandolfo Gian Paolo, Manfredini Mario, Martinengo Alessandro, Patroni Gualtiero, Pieroni Rosalba, Ricci Costantino, Rosa Bianca, Sgorlon Carlo, Sozzi Lionello, Tampieri Laura, Zappa Maddalena;

Facoltà di Medicina e Chirurgia: Bargagna Mario, Bronzini Emilio, Della Maggiore Umberto, Fratta Muzio, Giomini Maria Luisa, Morandi Carlo, Naldini Giorgio, Palagi Umberto, Zeme Alfredo;

Facoltà di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali: Cantoni Lionello, Ercolini Antonio, Guerri Luciano, Pelliccia Maria Luisa, Pitto Pier Paolo, Preti Maria, Zia Renzo;

Facoltà di Farmacia: Mariani Maria Grazia;

Facoltà di Ingegneria: Bartolozzi Giorgio, Borachia Piero, Ferraresi Giorgio, Mannelli Pier Giorgio;

Facoltà di Agraria: Fagioli Marcello;

Facoltà di Medicina Veterinaria: Pezzica Giacomo.

Durante il decorso anno accademico si è spento il cavaliere al merito del lavoro Giuseppe Fascetti, che, circondato dalla generale venerazione aveva dedicato una preziosa attività al nostro Ateneo, quale membro del Consiglio di Amministrazione della Università e dell’Opera universitaria. Dobbiamo altresì lamentare la dolorosa scomparsa del prof. Lanfranco Bellegotti, libero docente di Diritto internazionale, del prof. Vincenzo Biagi, libero docente di Letteratura italiana e del prof. Giulio Selmi libero docente di Clinica, medica veterinaria. Essi erano largamente amati e stimati anche fuori del nostro Ateneo, che ne ricorda la benefica attività svolta nella scuola e nella vita.

Alle famiglie degli scomparsi l’Università pisana rinnova l’espressione del suo cordoglio.

 

All’inizio di questo anno accademico, risulta che hanno lasciato la nostra Università i professori: Vittorio Bartoletti, Glauco Natoli, Paolo Graziosi, Ernesto Sestan, Giovanni Pugliese Carratelli, tutti della facoltà di Lettere e Filosofia e tutti trasferiti a quella di Firenze: Rolando Quadri, della facoltà di Giurisprudenza, passato alla Università di Napoli: Giovanni Dantoni della facoltà di Scienze, trasferito alla Università di Catania.

Sono entrati a far parte del nostro corpo accademico: Italo Lama, titolare di Letteratura latina, proveniente dalla Università di Cagliari: Ugo Tiberio per la Radiotecnica; Giuseppe Scalori per la Clinica otorinolaringoiatrica, che così succede a Salvatore Traina suo maestro; Piero Bordoni per la Fisica matematica.

Sono stati nominati professori emeriti: Armando Carlini, Giovan Battista Picotti, Italo Simon e Attilio Gentili. Con recentissimo provvedimento, sono stati collocati a riposo Clemente Merlo e Guido Sensini.

In seguito a concorso, il prof. Ranieri Favilli, aiuto alla cattedra di Agronomia generale e coltivazioni erbacee di questa Università, è stato nominato professore straordinario della medesima disciplina presso la Università di Sassari.

È stato collocato a riposo, per limiti di età, il ragioniere capo cav. Ugo Niccolai, al quale succede il dott. Gisberto Massei. Numerosi assistenti dei nostri istituti scientifici hanno conseguito la libera docenza. Siamo spiacenti di non poterli indicare, perché non ancora in possesso delle comunicazioni ufficiali.

L’Università addita alla riconoscenza generale i Maestri che sono stati collocati a riposo dopo aver profuso alla cattedra tesori di sapere e di esempio, porge un affettuoso augurio di feconda attività scientifica e didattica ai nuovi titolari e ai nuovi liberi docenti, saluta i professori che seguendo le aspirazioni, sono passati ad altre sedi.

Le pratiche per il riconoscimento giuridico della Facoltà di Economia e commercio con Sezione di Lingue e Letterature straniere non sono ancora del tutto finite; però la legge presentata dall’onorevole prof. Giuseppe Togni, essendo stata recentemente riapprovata dalla Camera dei deputati, sarà sottoposta all’esame del Senato della Repubblica, il quale avrebbe dovuto già pronunciarsi circa un anno fa, se non fosse sopraggiunto il suo scioglimento.

La Facoltà svolge un lavoro di crescente importanza, e si deve proprio alla sua iniziativa se nella seconda decade di giugno e nella prima decade di luglio del decorso anno, questa Università poté attuare a Varenna e precisamente alla Villa Monastero, il «Seminario internazionale sull’analisi delle interdipendenze strutturali» che, inaugurato dal Ministro delle Finanze, ebbe l’appoggio morale e finanziario di vari Ministeri, e al quale parteciparono come docenti, note personalità del mondo scientifico internazionale, che ebbero intorno a loro una eletta schiera di studiosi di varie nazionalità.

Una manifestazione di carattere culturale, che documenta particolarmente l’attività della Facoltà di Lettere e della Sezione di Lingue e letterature straniere, è quella che riflette i Corsi di cultura italiana per stranieri, che si sono svolti presso il Collegio Cristoforo Colombo, sotto l’egida della Università e d’intesa con la Fondazione dei figli degli italiani all’estero, l’Azienda Autonoma Riviera della Versilia e l’Ente Provinciale del Turismo di Lucca. Tali corsi sono stati frequentati da 327 allievi di parecchie nazioni, alcune delle quali hanno assegnato speciali borse di studio a vantaggio dei rispettivi cittadini.

Tra le altre manifestazioni culturali che si sono svolte presso la Università, ricorderemo la riunione della «Società italiana di biologia sperimentale», il XVI Congresso nazionale di anatomia, l’11° Congresso della Unione nazionale degli Assistenti universitari, la parte conclusiva dell’VIII Convegno nazionale della Società di Scienze Veterinarie.

Lo Studio pisano sta ora predisponendo il Congresso internazionale di Fisica, al quale è già assicurato l’intervento dei più noti studiosi del mondo.

In stretta intesa con l’Università, la «Domus Galilaeana» ha attuato importanti manifestazioni culturali riguardanti la storia delle scienze, in merito alla quale questo Ateneo sta studiando la possibilità di istituire una cattedra convenzionata, in modo da contribuire maggiormente alla cultura, pure lasciando alla istituzione la sua autonomia amministrativa. Presso la sua sede figurano degnamente anche i cimeli di Antonio Pacinotti.

Anche la «Domus Mazziniana», sotto la presidenza di Augusto Mancini, svolge un’opera sempre più apprezzata nel campo storico.

 

A conferma di quanto abbiamo affermato all’inizio del trascorso anno accademico, comunichiamo che l’Opera Universitaria ha continuato ed esteso la sua attività a vantaggio dei nostri studenti. Oltre alle quattro borse di studi odi 100 mila lire concesse dal Ministero della Pubblica Istruzione, sono stati banditi i concorsi per posti di studio gratuiti e semigratuiti e per aiuti vari; ma il numero dei beneficiati, a causa della insufficienza del merito è stato, purtroppo, molto scarso.

Dei 30 posti di studio gratuiti ne sono stati, assegnati 5; dei 20 semigratuiti nessuno; delle 20 borse di studio di lire 50 mila per studenti del Comune di Pisa ne sono state assegnate 3; dei 10 alloggi gratuiti ne sono stati assegnati 3.

Sono stati coperti i 16 posti gratuiti per il Collegio medico-giuridico, è stato assegnato un posto gratuito per gli alluvionati del Polesine, sono stati istituiti 5 posti di studio intitolati alla istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano, sono stati concessi tre premi di L. 75.000 ciascuno ad integrazione delle borse di studio ministeriali, inoltre sono stati assegnati 247 sussidi per l’importo di L. 4.571.728, buoni mensa corrispondenti a L. 160.640.

Molto attiva è stata l’assistenza sanitaria, per la quale si sono prestati gratuitamente alcuni direttori dei nostri istituti, i nostri clinici e il personale da essi dipendente. Gli studenti affluiti all’ambulatorio sono stati 1180: la somma impiegata è stata di lire 2.557.301.

Degno di nota il funzionamento del Campeggio estivo per gli studenti bisognosi di cure marine, il quale ha usufruito anche nell’anno decorso della generosa e cordiale prestazione gratuita di ufficiali e sottufficiali e soldati delle Forze armate, nonché delle tende concesse senza onere alcuno. Nel campeggio sono stati ospitati 121 studenti per 30 giorni, mercé il contributo di L. 2.500.000. Un notevole ausilio agli studenti è stato recato dalla mensa universitaria, che ha introitato lire 35.831.123 (che corrispondono a circa 180.000 presenze) e che è diventata insufficiente alle necessità.

Vorremmo che l’assistenza morale e finanziaria fosse maggiore e più organica. A ciò potranno giovare i collegi esistenti e quelli che stanno per essere costruiti e che potranno sorgere in seguito, anche attraverso i contributi degli enti locali.

Ricordiamo, a questo riguardo, che la Scuola Normale Superiore, in seguito alle iniziative attuate di recente e a quelle che sono in corso, potrà recare un contributo ancora più notevole di quello attuale riguardo all’afflusso a Pisa degli studenti migliori. Essa, infatti, ha provveduto al ripristino della Sezione femminile e ha progettato la costruzione di un nuovo collegio sul Lungarno Pacinotti, ove esisteva un edificio della fondazione Timpano, distrutto durante la guerra.

Ma è necessario reclutare i giovani migliori fino dall’inizio degli studi universitari, ed è auspicabile di potere, durante gli studi, sovvenire quelli meritevoli, che devono, per studiare, adattarsi a svariati lavori con sacrificio della frequenza e con dannosi compromessi.

L’aiuto agli studenti universitari può essere maggiore e più proficuo, ma per rispondere adeguatamente ai suoi scopi, deve essere lo sviluppo di quello concesso nelle scuole secondarie, ove gli alunni meritevoli e bisognosi dovrebbero avere un’assistenza più adeguata, sia per il numero che per l’entità dei contributi.

Qualora tra i 1.200.000 allievi che popolano le scuole medie inferiori e tra i 400.000 che frequentano quelle medie superiori si potessero scegliere anche soltanto il 3% dei giovani bisognosi che hanno una spiccata attitudine agli studi universitari, si avrebbero circa 50.000 studenti di merito distinto i quali potrebbero recare un valido contributo ad un più alto livello dell’insegnamento universitario. E l’onere corrispondente di 5 o 6 miliardi, da porre annualmente a carico dello Stato e degli enti locali, sarebbe fonte di progresso sociale ed economico di grande valore.

Anche l’attività che riflette l’orientamento professionale, attuata a titolo di esperimento, durante l’anno accademico 1952-53, deve essere svolta prima che lo studente venga all’Università giacché presso questa può avere soltanto un valore complementare.

 

Prima di chiudere questa sintesi, desideriamo esprimere la certezza che la diuturna attività scientifica e didattica di questo Ateneo venga costantemente seguita e incoraggiata da quanti, da vicino e da lontano, vivono ed operano per la grandezza della Patria nel quadro di un crescente benessere sociale.

A coloro che potessero, sul piano nazionale, nutrire qualche dubbio sulla funzione della ricerca scientifica e sul compito che spetta alle università riguardo alla istruzione e alla educazione dei giovani, desideriamo rammentare una frase di Carlo Dickens sentita dalla viva voce di Italo Giglioli, che fu maestro di scienze agrarie e di italianità nello Studio pisano: «il campo che rende di più, se ben coltivato, è quel ristretto campicello che trovasi rinchiuso nella siepe ossea del cranio».

Da questa sede, posta nel cuore di quella che abbiamo definito «Città universitaria», di fronte ai problemi generali, e nell’attesa delle precisazioni che riguardano la destinazione dei Beni demaniali che furono di dotazione della Corona, nel confermare, riguardo ad essi, le proposte della nostra Università, vogliamo rinnovare l’attestazione di gratitudine a quanti credono con noi che la vita di questa antica, artistica e gloriosa città è particolarmente legata alla prosperità del suo Ateneo, che è e vuole essere un’armonica fusione di idealità, perseguite, con spirito di sacrificio, dai maestri e dai discepoli, ai fini del progresso umano.

Per la consapevolezza dei nostri compiti, per l’affetto che abbiamo per i giovani e la fiducia che nutriamo nei nostri allievi, preghiamo Iddio perché voglia sorreggere i nostri sforzi e illuminare il nostro cammino.

Con questi sentimenti, dichiaro aperto l’anno accademico 1954-55, 611° dalla fondazione e prego il collega prof. Virgilio Andrioli di tenere la prolusione, trattando il tema «La difesa giurisdizionale dei diritti nella Costituzione della Repubblica Italiana».

 

Da: Annuario dell’Università degli studi di Pisa per l’anno accademico 1954-1955.

[i] Compresi quelli del biennio propedeutico (481).

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