1951 - Inaugurazione a.a. 1951-1952

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Palazzo della Sapienza, Aula magna nuova, 8 novembre 1951.

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Relazione del rettore prof. Enrico Avanzi per l’inaugurazione dell’anno accademico 1951-1952

 

Eccellenze, Signore e Signori, Colleghi, Studenti,

prima di esporre, in rapida sintesi, i fatti salienti che riguardano l’anno accademico testé decorso, e di accennare ai problemi essenziali che riflettono questo centro di studi, mi è caro rivolgere un riconoscente saluto alle Autorità e quanti sono qui convenuti, per la rituale celebrazione dell’inizio di nuove attività.

Un particolare pensiero di riconoscenza desidero esprimere al senatore prof. Raffaele Resta, che maestro e Rettore della giovane e fiorente Università di Bari, è stato chiamato, in virtù della sua particolare conoscenza dei problemi della Scuola, al Dicastero della Pubblica Istruzione, a lato di Antonio Segni, che reggeva l’Università di Sassari, prima di prendere parte al Governo.

Le università italiane guardano con particolare fiducia a questi maestri, in un periodo nel quale i complessi problemi della istruzione superiore attendono di essere affrontati e risolti; e l’Ateneo pisano esprime l’augurio che la loro opera possa dare, in continuazione di quella dei loro predecessori, un solido assetto ai Centri di alta cultura, che costituiscono i gangli vitali della nazione.

 

A compimento di lunghe pratiche, svolte col valido patrocinio di Giovanni Gronchi e di Giuseppe Togni e col decisivo apporto finanziario degli Enti delle Provincie di Pisa, Livorno, Grosseto, Lucca, Massa-Carrara e la Spezia, che costituirono il Consorzio interprovinciale universitario, sta per avere veste legale la Facoltà di economia e commercio, già largamente frequentata durante la sua attività provvisoria.

È invece oggetto di nuove richieste la Sezione di lingue e letterature straniere, la quale, quantunque abbia avuto una attività non meno promettente della facoltà in corso di legalizzazione, sarebbe destinata a spegnersi, in seguito a voto contrario del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, se non, dovessero sortire ad esito favorevole le azioni intraprese.

Si sono svolte intanto le opportune pratiche per la convalida, ad ogni effetto, degli studi compiuti, e si ha motivo di ritenere che l’esito favorevole non sia da porre in dubbio.

In seguito ad una convenzione tra il Ministero della Pubblica Istruzione e la Scuola Normale Superiore, il Consorzio Provinciale per l’istruzione tecnica di Pisa e l’Università di Pisa, inizierà, con l’anno accademico attuale, il funzionamento della Scuola-Collegio «Antonio Pacinotti» che, accoglierà, in seguito a concorso nazionale, venti giovani (tra allievi e perfezionandi) delle Facoltà di Ingegneria e di Agraria, con la prospettiva di estendere negli anni prossimi la iscrizione agli studenti delle altre Facoltà tecniche per un numero complessivo di 60 discepoli; i quali, oltre ad avere vitto ed alloggio gratuiti, fruiranno anche di speciali corsi interni sotto l’egida della Scuola normale superiore; e ciò in conformità di un piano stabilito dalla Direzione generale della istruzione tecnica, che si propone di immettere negli Istituti che da essa dipendono, dei docenti sempre meglio preparati ai compiti che verranno lori conferiti.

 

La popolazione studentesca complessiva dell’anno accademico 1950-51 è risultata di 6.571 iscritti, con una diminuzione di 299 unità rispetto all’anno 1949-50; diminuzione degna di nota e anche di compiacimento, perché determinata dalla riduzione del numero degli studenti fuori corso, mentre il numero degli studenti regolari è cresciuto di 224 unità, passando da 4.152 a 4.376. Conseguentemente, il rapporto tra gli studenti fuori corso e la popolazione studentesca complessiva dei corsi di laurea, dopo avere toccato il massimo del 44,6%, è sceso, nel decorso anno, al 33,4%.

La più alta percentuale di studenti fuori corso, si rileva per la Facoltà di Ingegneria (63%) e per quella di Agraria (52%); le proporzioni minori spettano alla Facoltà di Medicina e Chirurgia (19%), a quelle di Farmacia e Giurisprudenza (20%) e a quella di Lettere e filosofia (21%).

Il numero maggiore di studenti regolari appartiene alla Facoltà di medicina e chirurgia (1.010), viene seconda la Facoltà di scienze (793) e terza quella di Economia e commercio (473).

Degna di particolare menzione, tra gli studenti esteri, la presenza di 113 allievi di nazionalità greca, iscritti prevalentemente nella Facoltà di Medicina veterinaria.

 

Può essere utile considerare, le cifre riportate, nel quadro generale che riflette le Università italiane.

Gli studenti iscritti regolarmente in Italia all’insegnamento superiore, da 189.663, corrispondenti all’anno accademico 1945-46, sono scesi a 146.485 per il 1949-50, con una contrazione del 7,4%, mentre i fuori corso, nello stesso quinquennio, sono passati da 46.552 a 81.836, con un aumento del 76%.

Questa constatazione conferma ancora una volta l’importanza del problema degli studenti fuori corso, il quale, se ha cause complesse che non torna qui opportuno esaminare, sta anche in rapporto, in qualche facoltà, all’aumentato numero dei corsi e degli esami, che dovrebbe essere oggetto di congrui provvedimenti in sede nazionale, quando non sia ritenuto attuabile un aumento degli anni di studio.

Qualora si considerino soltanto gli studenti in corso, e si limiti l’esame alle facoltà più numerose, risultano diminuzioni particolarmente notevoli per l’Ingegneria (59%), Lettere e filosofia (36%): Economia e commercio (30%), Medicina e chirurgia (19%): sono invece aumentati quelli della Facoltà di Farmacia (12%), di Scienze matematiche, fisiche e naturali (12%) e di Giurisprudenza (2%).

Di fronte alle diminuzioni indicate, sta la stabilità e, anzi, un sensibile aumento degli allievi regolari di questo Ateneo, aumento che non si rileva solamente rispetto all’anno 1945-46, ma anche, come è stato esposto, nell’ultimo anno, rispetto al 1949-50. Ne deriva che la nostra Università tende a ricuperare, per il numero di allievi, il posto che aveva prima della grande guerra e che ha perduto in seguito all’affollamento delle Università che hanno sede nei grandi centri urbani.

Ciò dimostra che, col graduare riprendere della vita cittadina e col progressivo riassetto degli istituti scientifici, la popolazione studentesca affluisce fiduciosa a questo Centro di studi, ove come abbiamo rilevato nel decorso anno, il rapporto fra la popolazione studentesca universitaria e quella della città di Pisa, sta all’incirca, da 1 a 11.

Dal quadro nazionale della ripartizione degli studenti regolari per l’anno 1949-50, rileviamo ancora che le Facoltà di lingue e letterature straniere con avallo 2.352 allievi, mentre i corrispondenti magisteri ne noveravano 3.371; e pertanto il numero complessivo 5.723 discepoli che corrispondono al 3,9% della popolazione universitaria totale può dimostrare che non sembra fondata la preoccupazione di favorire un afflusso di giovani a questi studi, mentre può essere invece opportuno, in una Nazione che ha e deve avere ampi contatti con l’estero e con le persone che dall’estero provengono, favorire la conoscenza delle lingue straniere, evitando dannosi accentramenti che rendono più difficile e oneroso il raggiungimento dei fini.

 

Nel decorso anno accademico la nostra Università ha conferito la laurea a 632 allievi, dei quali 149 appartenevano agli studenti regolari e 483 a quelli fuori corso, col rapporto, rispetto agli iscritti, del 3% per i primi e del 22% per i secondi.

Hanno conseguito la lode 28 studenti, e precisamente: per la Facoltà di Giurisprudenza: Casini Franco, Marzili Mario, Tosanelli Maria, Tortorella Marcello; per la Facoltà di Lettere e filosofia: Barbone Renato, Cesa Claudio, Frosini Domenico, Zanieri Zaniero; per la Facoltà di Medicina e chirurgia: Chiarugi Giulio, Raymondi Giorgio; per la Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali: Buggiani Maria Pia, Cubani Sergio, Cagnoni Maria Luisa, Chiarugi Elsa, Darbo Gabriele, De Santis Edda, Paganelli Mario, Ricci Renato, Sainati Maria Teresita, Sce Michele, Stura Aulio, Tognarini Giuseppina; per la Facoltà di Farmacia; Bocucci Flora; per la Facoltà di Ingegneria: Paris Luigi, Vanzo Vindice; per la Facoltà di Scienze agrarie: Picci Giovanni; per la Facoltà di Medicina veterinaria: Meucci Lorenzo; per la Facoltà di Economia e commercio: Corti Giuseppina.

 

L’Università pisana ha perduto, nel decorso anno accademico, uno dei suoi migliori docenti: Salvatore Traina, ordinario di Clinica otorinolaringoiatrica, scomparso improvvisamente il 22 luglio 1951 tra il vivo rimpianto di questo Ateneo, al quale hanno fatto eco tutte le università e particolarmente le Facoltà di Medicina e chirurgia, largamente rappresentate al trasporto funebre, nonché numerosi centri culturali stranieri.

Si è spento l’11 maggio 1951, in tarda età, Napoleone Passerini, professore emerito di Agronomia generale e coltivazioni erbacee, il quale lascia una vasta orma della sua molteplice attività.

Sono pure scomparsi, il 26 aprile 1951, il prof. Cosimo Pieri, professore incaricato di Chimica bromatologica, e, il 25 agosto 1951 il prof. Brullo Paggi, aiuto alla cattedra di Clinica chirurgica e libero docente di Patologia chirurgica.

Alla memoria degli scomparsi questo Ateneo eleva un saluto devoto e riconoscente: ai loro congiunti rivolge un pensiero memore e commosso.

 

In applicazione alle vigenti disposizioni di legge, sono stati collocati a riposo: Evaristo Breccia, Matteo Marangoni e Giovanni Vitali, che però rimangono in questa città, ove continuano ad essere maestri, per la riconoscente e generale estimazione che li circonda.

È stato nominato professore emerito, Augusto Mancini, una delle più fulgide e più care figure del nostro Ateneo. Al prof. Lorenzo Mossa, ordinario di Diritto commerciale, è stata conferita dalla Università di Lione, la laurea in Giurisprudenza «honoris causa».

In seguito a trasferimento, col 31 ottobre decorso, hanno cessato di far parte di questa Università alcuni Colleghi: Guido Calogero, ordinario di Storia della filosofia, passato alla Università di Roma; Delio Cantimori, ordinario di Storia moderna, e Giovanni Miele, ordinario di Diritto amministrativo, passati a quella di Firenze; Giacomo Mottura, ordinario di Anatomia e istologia comparata, passato all’Università di Torino.

A questi valorosi docenti, l’Università di Pisa, grata della loro feconda attività, rivolge un caldo saluto augurale.

Durante l’anno accademico 1950-51, sono stati nominati, in seguito a concorso i professori: Tristano Bolelli, per la Glottologia; Marcello Conversi, per la Fisica sperimentale; Glauco Natòli, per la Lingua e la letteratura francese.

Con l’anno testé iniziato, si sono trasferiti all’Università di Pisa: da Cagliari, Ignazio Cazzaniga, per la Letteratura latina; da Palermo, Allmayer Vito Fazio, per la Storia della filosofia.

Nel salutare con fiduciosa cordialità, i nuovi colleghi, esprimiamo la certezza che essi possano svolgere in questo centro di studi, pieno di comprensione e di serenità, una fattiva opera scientifica e didattica.

È salito alla cattedra di Zootecnia della Università di Camerino, il prof. Davide Giannotti, già aiuto e professore incaricato nella Facoltà di Veterinaria.

In seguito ai concorsi che si sono svolti nell’anno accademico 1950-51, per il conseguimento della libera docenza, sono risultati vincitori i seguenti allievi dei nostri istituti scientifici: Angelo Luciani, Fabio Tronchetti, Enrico Fiaschi, Augusto Lattanzi, Goffredo Scotti della Facoltà di Medicina e chirurgia; Mario José Picchi e Riccardo Baldacci della Facoltà di Ingegneria; Jaurès Cecconi della Facoltà di Scienze; Giuliano Pellegrini della Facoltà di Lettere e filosofia.

 

La sistemazione edilizia ha fatto dei progressi notevoli, per quanto essi non siano ancora del tutto soddisfacenti a causa della prassi laboriosissima da seguire onde ottenere dallo Stato i contributi per la riparazione dei danni di guerra.

Il Rettorato e gli uffici amministrativi si sono trasferiti dal palazzo della Sapienza allo storico palazzo «Alla Giornata», che costituisce una sede degna della nostra Università. Si è potuto cosi fare un congruo posto agli istituti matematici della Facoltà di Scienze. Sono in corso lavori per la somma di L. 45 milioni; quanto prima ne avranno inizio degli altri per l’importo di 12 milioni; si attende poi l’approvazione di altre opere per 52 milioni di lire.

Ogni facoltà ha degli istituti in via di riparazione, e presto le prime mète saranno raggiunte. Ma se ne delineano delle altre non meno urgenti ed importanti alle quali, come nel passato, male sopperirebbero gli scarsissimi stanziamenti degli uffici che dipendono dal Ministero dei Lavori pubblici, se gli organi regionali e provinciali di questo dicastero non dimostrassero una saggia comprensione delle esigenze di un centro universitario di studi colpito così duramente dalla guerra.

Mentre sono notevolmente aumentate le opere di manutenzione poste a carico del bilancio universitario, procede alacremente, da parte dell’Ufficio tecnico, la compilazione di nuove perizie per la ripartizione dei danni di guerra, con la fiducia che possano trovare un favorevole accoglimento, a prescindere dalla irrisoria assegnazione di milioni di lire per il corrente esercizio.

Apprezziamo e comprendiamo le giustificate impazienze dei colleghi, ai quali desideriamo fare noto, per quanto possa risultare superfluo, che la lentezza procedurale ed esecutiva lungi dall’indurci a giustificabili rassegnazioni ci porta alla diuturna ricerca dei mezzi atti a superare gli ostacoli. E in questo lavoro ci è indispensabile, anche per l’avvenire, la fattiva collaborazione di quanti hanno interesse alla prosperità di questo Ateneo.

Nell’inaugurare il 7 novembre del 1949, il 606° anno di vita di questo Ateneo, eravamo lieti di comunicare che si è potuto ottenere un primo stanziamento di 200 milioni sul capitolo dei lavori da eseguirsi a pagamento differito; e ciò faceva sperare che i lavori potessero iniziare entro tale anno. Sennonché specialmente a causa delle particolari difficoltà per la esecuzione di opere con i fondi di tale capitolo, il nuovo Istituto di Chimica farmaceutica - che l’Università aveva giustificati motivi di ritenere di particolare urgenza - soltanto nel corrente anno potrà entrare in fase di realizzazione.

E qui, nel riaffermare la gratitudine verso l’Amministrazione provinciale e quella comunale di Pisa, per l’interesse che hanno dimostrato alla risoluzione dei problemi edilizi universitari e per il contributo che vi hanno dato, ci piace esprimere la speranza che l’assetto degli istituti scientifici possa fare un altro passo con l’adattamento della caserma dei Vigili del fuoco - della quale fu molto opportunamente sospesa la costruzione - per far posto a un istituto o ad un primo gruppo di istituti della Facoltà di medicina veterinaria.

Non possiamo ignorare le difficoltà di ordine finanziario, perché mentre - incredibile a dirsi - il Ministero della Pubblica istruzione non ha alcuna disponibilità per l’edilizia universitaria, quella dei Lavori pubblici, pure ritenendo che siano necessari 40 miliardi per l’attuazione di un piano organico di lavori, si trova nelle stesse condizioni, auspicando però una speciale legge al riguardo.

In considerazione della precedenza, che dovrebbero avere le sedi universitarie disastrate dalla guerra, tenuto presente che le vicende belliche hanno interrotto lo svolgimento di tutto un complesso di lavori che era stato oggetto di una speciale convenzione finanziaria fra l’Università, gli Enti locali e lo Stato; considerato che ogni anno si inseriscono tra i lavori finanziati dal Ministero dei Lavori pubblici delle opere di carattere universitario, desideriamo da questa sede fare appello agli organi centrali e periferici; agli enti delle provincie toscane del litorale tirrenico, alle autorità politiche tutte, perché si adoperino al raggiungimento del fine che l’Università persegue da lunghi anni.

Dopo avere con insistenza auspicato un provvedimento legislativo che estenda agli edifici delle Università e degli Istituti superiori danneggiati dalla guerra, la possibilità di essere ricostruiti o riparati a carico dello Stato, abbiamo avuto notizia che la Commissione parlamentare della Camera dei Deputati ha espresso al riguardo parere favorevole, ma non conosciamo ancora la decisione della corrispondente Commissione del Senato, che doveva essere presa ancora nel decorso mese di luglio.

E ciò è di danno alla Università, oltre che alla Scuola normale superiore, tanto più che a questo provvedimento legislativo è direttamente e indirettamente legata la sistemazione di diversi istituti, fra i quali quello di Storia dell’arte, che in una Università come la nostra, deve avere, con la collaborazione dei vari enti cittadini, una sede degna di un centro culturale e artistico quale è quello di Pisa.

Un altro aspetto dei problemi edilizi universitari è quello delle abitazioni dei professori, che doveva essere avviato a soluzione, sia attraverso il provvedimento legislativo sopra indicato, sia mediante la costruzione di un primo gruppo di appartamenti da parte dell’Istituto delle Case popolari, sia, infine, con la costituzione di cooperative, destinate a riunire professori, assistenti e personale amministrativo.

Fino dal maggio dell’anno 1950, l’Università ha firmato una convenzione con l’Istituto delle Case popolari che si impegnava di consegnare gli appartamenti nella primavera decorsa; ma è doloroso constatare che l’Istituto stesso, ripetutamente sollecitato: ha reso noto di essersi trovato di fronte a cause di forza maggiore, di guisa che la sospirata costruzione non è ancora iniziata.

Dopo l’esito negativo di pratiche, intraprese nel passato, col Ministero dei Lavori pubblici, ci sono fondati motivi, per assicurazioni dateci dal Ministro di quel dicastero, che le costituende cooperative potranno essere finanziate in conformità delle leggi vigenti.

È un problema al quale l’Università ha posto particolare attenzione, perché, come fu detto altra volta, nell’ambito della più ampia attività che si connette con la figura del professore universitario, questo Ateneo considera di vitale importanza creare delle condizioni favorevoli alla residenza dei docenti nella città ove esplicano le loro mansioni; perché i laboratori e seminari sono organismi senz’anima, quando sono privi o menomati del diuturno soffio vivificatore di chi li dirige; e agli studenti non può bastare il fuggevole contatto con i maestri, che si esplica soltanto attraverso le lezioni.

 

In relazione a quanto è stato esposto circa la Scuola-collegio «Antonio Pacinotti», e alla ripresa dell’attività dei Collegi Mazzini e Timpano, si prospetta una collaborazione sempre più intensa con la Scuola normale superiore, che, unica in Italia, merita da parte degli Organi centrali una particolare attenzione.

Questa Università, visto l’esito non soddisfacente del concorso bandito nell’anno 1950-51 per 100 borse di studio da L. 40.000, ha deciso di istituire, per il corrente anno accademico, dei posti di studio per la Scuola normale superiore, per il Collegio medico e per il Collegio giuridico da essa dipendenti.

Si prospetta, quindi, anche a questo fine, che è conforme alle tradizioni della nostra Università, una congrua attività edilizia, che, in parte, risale alla convenzione stipulata nell’anno 1930 e si connette altresì col piano generale della Riforma universitaria e con la volontà di questo Ateneo di non essere impreparato ad ospitare degnamente un maggior numero di giovani, scelti attraverso concorsi nazionali.

La Mensa universitaria è stata convenientemente apprezzata dai nostri studenti, come sta a dimostrarlo l’affollamento che essa presenta, e assolve bene ai suoi uffici anche la Casa dello Studente; ma mancano però congrue abitazioni per gli studenti, i quali, non potendo a causa delle distruzioni belliche, trovare, come un tempo, un conveniente alloggio presso famiglie private, sono costretti a onerosi e non sempre igienici adattamenti.

Anche riguardo alla soluzione di questi problemi, contiamo sulla collaborazione dello Stato, degli enti, nonché dei privati cittadini, alcuni dei quali, avendoci già promesso il loro appoggio morale e finanziario, potranno essere presto segnalati alla pubblica riconoscenza.

 

È di palpitante attualità il problema della destinazione dei beni demaniali che erano di dotazione della Corona.

Riteniamo che data la loro precedente destinazione a fini nazionali, debbano avere funzioni di larga portata, che possono interessare anche l’estero.

Poiché la città e la provincia di Pisa, tra le tante distrazioni belliche, hanno almeno la fortuna di avere questi beni nel loro territorio, sembra logico promuovere un intesa per fare di Pisa e delle zone contermini un centro di attività di risonanza internazionale.

Abbiamo sentito affermare che la regione litoranea toscana, che ha per centro Pisa, può essere considerata come la Florida della Europa, e abbiamo condiviso questa asserzione.

In relazione alle proposte avanzate in varie circostanze dalla nostra Università, crediamo che un accordo generale possa raggiungersi sulle basi che seguono.

Poiché, a norma dell’art. 13 della legge 9 agosto 1948 n. 1007, con una legge speciale dovrà essere «provveduto alla destinazione specifica degli immobili e immobili aventi valore storico, artistico, archeologico o necessari per pubblici uffici», non sembra difficile attribuire ai beni di S. Rossore e di Tombolo e agli edifici esistenti nella città di Pisa tali requisiti, affinché lo Stato, invece di alienarli, come prevede la citata legge per i beni che non hanno tali requisiti, sia tenuto a conservarli, onde possono essere dati in uso perpetuo ad un ente o a degli enti che abbiano requisiti per valorizzarli in rapporto alle loro attribuzioni.

Da quanto risulta, sembra che ci sia il consenso unanime per la integrità della tenuta di San Rossore.

L’Università, ente senza dubbio di portata nazionale, ha fatto presenti le sue aspirazioni che ritiene vengano a concordare pienamente con gli interessi generali.

L’amministrazione generale dovrebbe far sempre capo al ministero delle Finanze con modalità che dovranno essere a tempo e luogo studiate.

Aggiungiamo per averne avuta una conoscenza recentissima, che se l’«Unesco» intendesse creare in Europa un grande centro internazionale di cultura superiore, non esiteremmo a proporre che la storica e pittoresca tenuta di San Rossore possa degnamente ospitarlo.

 

La vita universitaria, per essere veramente attiva, deve svolgersi tra la reciproca collaborazione con le altre istituzioni.

Tra queste, ha un particolare valore umano, oltre che scientifico e didattico, quella che riflette la Università e gli ospedali di S. Chiara.

I rapporti fra questi due Enti erano regolati da una convenzione, che, scaduta da qualche tempo, è stata oggetto di lungo esame e di serene discussioni, prima con la cessata Amministrazione ospedaliera e poi col Commissario prefettizio, dr. Riccardo Cordova, chiamato a succedervi; col quale, superate, in un superiore spirito di comprensione, le divergenze, è intervenuto un sostanziale accordo, di guisa che siamo lieti di comunicare che la nuova convenzione può ritenersi un fatto compiuto.

Altro accordo, che ci auguriamo possa dirsi virtualmente conseguito, è quello che riguarda i rapporti con la locale Cassa di risparmio, che ha sempre dimostrato una grande sensibilità per i problemi universitari.

 

L’assillante problema delle dotazioni degli Istituti scientifici, per quanto sia stato oggetto di particolari cure, sì da portare il nostro Ateneo in un posto di avanguardia fra quelli d’Italia, e più che mai sul tappeto anche in conseguenza delle troppe scarse assegnazioni straordinarie fatteci nel passato dal Ministero della Pubblica istruzione e della improvvisa cessazione degli aiuti sul fondo ERP; circa i quali, dopo avere insistentemente reclamato una più equa ripartizione in rapporto alle devastazioni della guerra, mentre confidavamo di aver raggiunto lo scopo, ci siamo visti, con dolorosa sorpresa, privati per disposizioni del Ministero del Tesoro, non solo di apparecchi che ci erano stati assegnati dalla speciale Commissione, ma anche di quelli che erano giunti in Italia con una precisa destinazione a questa Università.

Il Ministero della Pubblica istruzione ci ha concesso l’anno decorso 20 milioni di lire che il Consiglio di amministrazione, su proposta del Senato accademico, ha ripartito tra le varie Facoltà, perché queste provvedessero per le assegnazioni ai singoli Istituti, i quali, nel loro complesso, poterono così pressoché raddoppiare le loro disponibilità.

Ma siamo lontani, dal sopperire alle necessità contingenti e prossime. Abbiamo fondato motivo che un grande passo potrà essere compiuto non appena sarà approvata la legge che è ora all’esame della Camera dei Deputati, e al riguardo, d’intesa col Senato accademico, esamineremo l’opportunità di proporre al Consiglio di amministrazione di tenere conto, nelle nuove assegnazioni, dei problemi speciali e delle particolari necessità che hanno quegli Istituti che spiegano una più intensa attività scientifica e didattica.

Il Consorzio universitario, oltre aver contribuito con la somma di cinque milioni di lire al funzionamento della Facoltà di Economia e commercio e della annessa Sezione di lingue e letterature straniere, ha fatto una prima erogazione di fondi per l’importo di L. 9.846.000, che sono stati ripartiti tra 17 Istituti, col fine specifico di contribuire alla loro attrezzatura scientifica.

 

Malgrado le lamentate deficienze, l’attività scientifica e didattica è stata particolarmente attiva e congruamente apprezzata; tanto che, per accennare soltanto ad un fatto saliente, diversi studiosi delle Università estere, comprese quelle americane, sono giunti o stanno per giungere a Pisa, per fare ricerche presso l’Istituto di Fisiologia ed anche per studi di geografia politica, di economia sociale e di altre discipline particolarmente curate dal nostro Ateneo.

Altri riconoscimenti sono derivati a questa Università per essere stata scelta come sede del Congresso nazionale dell’Unione zoologica italiana, organizzato dal collega Mario Benazzi; del Congresso internazionale degli esperantisti, organizzato e presieduto dal collega Giorgio Canuto, Rettore della Università di Parma; del I Convegno nazionale delle Facoltà di Scienze agrarie, organizzato dal Direttore dell’istituto di Agronomia di questa Università.

Sono poi convenuti presso questa sede i Clinici ortopedici di tutte le Università, per inaugurare il nuovo Istituto - fondato dall’ ECA e diretto dal prof. Mario Paltrinieri - e per contribuire ad una attestazione di riconoscenza al collega Guido Ferrarini.

In conformità del piano generale degli studi della Sezione di lingue e letterature straniere, un gruppo di studenti è stato inviato presso le Università della Germania e dell’Austria per perfezionarsi nella lingua tedesca e per speciali ricerche letterarie.

Questo Ateneo ha continuato a sviluppare gli scambi culturali con altre Università estere, con particolare riguardo all’Inghilterra. Durante l’anno accademico 1950-51, un primo gruppo di 20 e un secondo gruppo di 27 studenti della Sezione di lingue e letterature straniere e della Facoltà di Lettere, guidati da professori e assistenti, sono stati ospiti di un collegio della Università di Birmingham. Un primo gruppo di studenti inglesi sarà ospitato prossimamente nel Collegio “Cristoforo Colombo” di Viareggio.

Questi scambi hanno avuto una eco notevole sulla stampa inglese e italiana e anche alla radio inglese, e siamo grati al Ministero della Pubblica istruzione e a quello degli Affari esteri che hanno contribuito ad attuarli con speciali assegnazioni.

Sotto il patrocinio della Università, con la direzione del collega Tristano Bolelli e la collaborazione di numerosi altri colleghi di questa e di altre università, si sono svolti, presso il collegio Cristoforo Colombo, due corsi di lingua e cultura italiana per stranieri. Essi sono stati molto apprezzati, tanto da essere frequentati da 176 partecipanti di nove nazioni.

 

Nel porre termine a questa relazione, desidero rivolgere un saluto augurale a tutte le Università italiane, associandovi quelle straniere, nella fiducia che scambi culturali sempre più attivi consentano, specialmente ai giovani, di conoscersi e di comprendersi, contribuendo così ad una pace operosa, della quale gli atenei sono apostoli fidenti e sinceri. Con questi sentimenti e col pensiero particolarmente rivolto ai nostri giovani allievi, che desideriamo siano degni della fiducia della Nazione, dichiaro aperto l’anno accademico 1951-1952, 608° dalla fondazione, e sono lieto di cedere la parola al collega prof. Alfredo Quartaroli, che terrà la prolusione trattando il tema: “Le inimitabili sintesi delle piante”.

 

Enrico Avanzi

 

Da: Annuario dell’Università degli studi di Pisa per l’anno accademico 1951-1952.

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