1950 - Inaugurazione a.a. 1950-1951

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Palazzo della Sapienza, Aula magna nuova, 11 novembre 1950.

Inaugurazione a.a. 1950-1951

Relazione del rettore prof. Enrico Avanzi per l’anno accademico 1950-1951

 

Eccellenze, Signori e Signore, Colleghi, Studenti

Chiamato dalla fiducia dei colleghi a reggere, per un triennio ancora, le sorti di questo Ateneo, rivolgo un pensiero di riconoscenza a quanti mi hanno prestato la loro collaborazione nel passato, esprimendo in pari tempo la certezza che, di fronte alla attività che mi attende, non verrà meno il concorde appoggio delle autorità e dei colleghi, nella superiore visione della prosperità di questo plurisecolare centro di studi.

 

La popolazione studentesca complessiva del decorso anno accademico è stata di 7544 allievi, dei quali 4379 in corso e 3165 fuori corso, con una diminuzione complessiva di 437 unità, 43 delle quali riflettono gli alunni in corso e 397 quelli fuori corso; circa i quali una parte delle diminuzioni sta in rapporto al variato criterio del computo, dato che, a differenza di quanto avveniva nel passato, si sono considerati soltanto quelli che avevano regolarizzato la loro posizione presso le rispettive segreterie di facoltà.

Il rapporto fra il numero degli studenti fuori corso e la popolazione scolastica totale è più elevato dell’anno 1948-49, e corrisponde a circa il 42%. Le percentuali più elevate si hanno per la Facoltà di Ingegneria, col 68%, e per la Facoltà di Veterinaria e di Agraria, rispettivamente, col 56% e col 53%.

Il numero più elevato di studenti regolari è dato dalla Facoltà di Medicina e chirurgia, con 824 allievi; segue la Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali con 763, e quella di Ingegneria con 482. Degna di nota la popolazione scolastica in corso della Facoltà di Economia e commercio, rappresentata da 464 allievi, e quella della sezione di Lingue e letterature straniere che ne comprende 495.

Il numero complessivo dei laureati è stato di 662, dei quali 465 corrispondono a studenti fuori corso e 197 a studenti in corso. Ne deriva che degli studenti regolari soltanto il 4,7% ha conseguito la laurea entro il limite normale di tempo.

Hanno conseguito la lode n. 36 allievi, e precisamente: per la Facoltà di Giurisprudenza: Cagiati Maria Concetta; Magrini Ugolina; per la Facoltà di Lettere e filosofia: Ambrosini Riccardo, Cherubino Cristina, Gazzarini Viviana, Giangrande Giuseppe, Giorgetti Giorgio, Lucarelli Enzo, Montinari Mazzino, Paolicchi Luciano, Pellegrino Aldo, Pellegrinetti Angela, Petrini Mario, Pusci Pietro; per la Facoltà di Medicina e chirurgia: Berti Giuliana, Galli Francesco, Rossi Giovanni, Sabatini Roberto, Sbrana Enrico, Silvestri Enzo, Tioli Zefira; per la Facoltà di Scienze fisiche matematiche e naturali: Bellomo Ettore, Berti Mario, De Santis Edda, Ghiara Gianfranco, Guazzone Stefano, Meletti Paolo, Piperno Milena, Stura Aulio; per la Facoltà di Ingegneria: Brozzo Pietro, Doveri Carlo, Giorgetti Mentore, Salvadorilli Rolando, Zecchi Vasco, per la Facoltà di Medicina veterinaria: Matteoni Giancarlo; per la sezione di Lingue e letterature straniere: Weidner Lieselotte.

 

Anche l’anno accademico 1949-50 ha segnato delle perdite dolorose. Il 7 novembre 1949 annunciavo in quest’aula la nomina di Alessandro Marcantoni a titolare della cattedra di Geodesia e topografia, e appena il giorno dopo avevo il dolore di inchinarmi davanti alla sua salma, là nel suo istituto, ove la morte lo aveva ghermito a soli 45 anni.

Nell’ottobre del corrente anno, scompariva, nello stato di Israele, dove compiva una missione, il prof. Enrico Franco, ordinario di Anatomia e istologia patologica. E proprio in questi giorni cessava di vivere in Pisa il prof. Giovan Battista Pellizzi, professore emerito di Clinica delle malattie nervose e mentali, maestro superstite della gloriosa schiera che noverava Aducco, Ceci, Di Vestea, Ducrey, Queirolo, Fedeli, Romiti ed altri.

Altre perdite dolorose sono state quelle dei liberi docenti prof. Giovan Battista Bellissima di Letteratura latina, Paolo Lilla e Giuseppe Fantozzi di Patologia chirurgica.

Alla memoria degli scomparsi il rimpianto e la venerazione di questo Ateneo.

 

Sono stati collocati a riposo i professori: Agostino Diana, ordinario di diritto processuale civile; Augusto Mancini, ordinario di Letteratura greca; Luigi Puccianti, ordinario di Fisica.

Sono stati poi collocati fuori ruolo, a decorrere dal 1° novembre 1950, i colleghi Cesare Giarratano, ordinario di Letteratura latina, e Orazio Lazzarino, ordinario di Fisica matematica.

Nell’esprimere il rincrescimento di vedere privata l’Università dell’opera attiva ed esemplare di così valorosi maestri, attesto una riconoscenza particolare ad Augusto Mancini, rettore di questo Ateneo nel primo periodo della ricostruzione, ed associo in questo sentimento Luigi Puccianti e Cesare Giarratano, i quali, nella veste di presidi delle rispettive facoltà, cooperarono validamente al progresso della nostra Università.

Nel decorso anno, in seguito a trasferimento, sono entrati a far parte del corpo accademico dello Studio pisano, G. Battista Paroli titolare di Clinica ostetrica e ginecologica, e Filippo Caramazza, titolare di Clinica oculistica; inoltre, sempre in tale anno, sono stati nominati: Sergio Baldi, per la cattedra di Lingua e letteratura inglese, Livio Trevisan per la Geologia, Agostino Griffini per l’Architettura tecnica, Orfeo Turno Rotini per la Chimica agraria, Onorato Verona per la Microbiologia agraria.

Col l° novembre corrente numerosi professori sono venuti nel nostro Ateneo. Per trasferimento: Silvio Pellegrini, ordinario di Filologia romanza, che ritorna dopo una breve permanenza nella Università di Bologna, e Antonio Marongiu, per la Storia del diritto italiano; in seguito a nomina: Alessandro Faedo per l’Analisi matematica, algebrica e infinitesimale, Franco Pierandrei per il Diritto costituzionale, Rolando Quadri per il Diritto internazionale, Aurelio Peretti per la Letteratura greca, Giovanni Pugliese Carratelli per la Storia greca e romana, Giulio Battistini per le Macchine elettriche e Filippo Venturi per l’Entomologia agraria. È in corso la nomina di Silvio Ballarin per la Geodesia e la topografia.

Hanno conseguito la libera docenza: Clodomiro Albanese in Storia della filosofia, Luciano Mazzanti in Farmacologia, Innocenzo Moretti in Igiene, Sante Malatesta in Radiotecnica, Carlo Trombetti in Topografia e geodesia.

Si sono avuti due trasferimenti: quello di Alberto Chiarugi, ordinario di Botanica, e quello di Sergio Baldi titolare della cattedra di Lingua e letteratura inglese, entrambi passati all’Università di Firenze.

Nel citare questi fatti e nel ricordare questi nomi, mi assiste la certezza che l’Università pisana, temprata dalle dure vicende belliche, vada riacquistando fiducia in sé stessa e si accinga, con fervore di opere, a nuovi progressi.

Un segno di indubbio valore mi sembra quello dell’afflusso di nuove forze, il quale mi fa ritenere che l’Università di Pisa sta per ritornare una méta di arrivo, come lo era nei tempi del suo più vivo splendore. Perciò, saluto con particolare cordialità, e col più fervido augurio i nuovi colleghi, esprimendo in pari tempo la profonda riconoscenza a quelli che, trasferiti altrove, lasciano in questa Università la testimonianza del loro lavoro.

 

Nel decorso anno accademico, per sopperire a pressanti esigenze di questo centro di studi, fu istituito, nell’ambito della autonomia universitaria, uno speciale contributo a carico degli studenti, il quale - per quanto notevolmente minore di quello già imposto in altre sedi universitarie dell’Italia centrale e in tutte quelle dell’Italia settentrionale, e per quanto concomitante con le deliberazioni del Consiglio di amministrazione di accantonare una somma adeguata per venire incontro a tutti gli studenti meritevoli e bisognosi - dette luogo a manifestazioni incomposte che turbarono la vita universitaria.

 

Tutti gli atenei e gli istituti superiori hanno auspicato precise disposizioni legislative di ordine generale in merito alle tasse scolastiche, e nell’ attesa di esse si sono presi accordi per esigere dei contributi speciali sulla base di quelli stabiliti nell’Italia settentrionale per l’anno 1949-50, i quali, da quanto mi risulta, sono stati ovunque accolti con spirito di comprensione da parte degli studenti.

Mi rivolgo, a questo riguardo, ai nostri allievi e, più ancora, alle loro famiglie, assicurando ogni possibile incoraggiamento per gli studenti meritevoli e bisognosi.

 

A coronamento di un lungo lavoro di preparazione, è stato ricostituito su nuove basi finanziarie il Consorzio interprovinciale universitario, al quale hanno aderito gli enti delle province di Pisa, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara e La Spezia, con un contributo annuo complessivo di circa 11 milioni di lire, ai quali si devono aggiungere quelli delle casse di risparmio e di altre istituzioni che non possono assumere impegni pluriennali per disposizioni legislative.

Primo atto del Consorzio è stato quello di firmare, il 20 luglio decorso, con l’assistenza del dott. Ettore Raymondi in rappresentanza del Superiore Ministero, una convenzione con l’Università per l’istituzione di 6 posti di ruolo da assegnare alla Facoltà di Economia e commercio con sezione di Lingue straniere moderne, della quale, visti i risultati lusinghieri ottenuti durante tre anni di esercizio provvisorio, è stata ufficialmente chiesta la istituzione col corredo di un adeguato piano didattico e finanziario.

Le perseveranti pratiche condotte in accordo con la Facoltà di Ingegneria hanno portato al ripristino, presso la facoltà stessa, della decima cattedra di ruolo, soppressa nell’anteguerra.

Inoltre, dietro iniziativa del Preside della Facoltà di Ingegneria, sta per essere firmata la convenzione tra l’Università, il Consorzio universitario e le società elettriche Valdarno, Forze idrauliche dell’Appennino centrale, Maremmana e Larderello, per la istituzione di una nuova cattedra di Costruzioni di macchine elettriche; ed altra nuova cattedra destinata alla Radiotecnica, verrà istituita dietro convenzione col Ministero della Marina, in accordo con l’Accademia navale.

Quando le cattedre ormai praticamente finanziate, saranno legalmente istituite, l’Università di Pisa avrà fatto un nuovo passo apprezzabile per la efficienza dei suoi studi, dimostrando al tempo stesso alle autorità centrali l’opportunità di integrare le iniziative locali con l’assegnazione di altri posti di ruolo onde ridurre stridenti sperequazioni rispetto ad altre Università, e riconoscere, al tempo stesso, il valore delle sedi universitarie poste in centri particolarmente adatti alla ricerca scientifica ed allo studio.

La nostra Università, che speriamo possa essere, anche legalmente, quanto prima completa nelle diverse facoltà, nell’attesa delle auspicate concessioni ministeriali, avrà 92 posti di ruolo e terrà così tra le consorelle, il 7° posto; dato che il primato spetta all’Università di Roma con 168 cattedre, seguita da quella di Napoli con 123, da quella di Milano con 113 (ivi compresi i 24 posti di ruolo del Politecnico), da quella di Torino con 110 (comprendendo analogamente le 16 cattedre di ruolo del Politecnico) da quella di Firenze con 101, da quella di Bologna con 93. Se però si escludono i politecnici, i quali, come istituti superiori hanno gestione e ordinamento separati, la nostra Università viene a occupare il 5° posto tra gli atenei italiani.

La rigida applicazione della legge riguardante il collocamento fuori ruolo dei professori settantenni aveva aperto dei vuoti preoccupanti nei titolari delle cattedre universitarie, ma la ripresa dei concorsi va rapidamente riducendo le cattedre scoperte, tanto che da 20 che erano nel decorso anno accademico, sono attualmente soltanto 10, e potranno essere, nel corso del mese, ulteriormente ridotte. Però, una percentuale troppo elevata di docenti risiede ancora nelle città maggiori, compiendo così con sacrificio particolare i doveri di educatori e di insegnanti. Perciò è necessaria ed urgente un’azione di carattere morale e finanziario del Governo e della Università per assicurare la permanenza totalitaria dei maestri.

Ma occorre sopra tutto l’intervento dello Stato per compensare adeguatamente chi serve la scienza e la scuola, non potendo le università che supplire in misura pressoché irrisoria.

Tuttavia la convenzione firmata nel maggio 1950 con l’Istituto delle case popolari di Pisa, assicura la costruzione di un primo gruppo di otto appartamenti riservati ai professori e ai dipendenti universitari.

Altro passo, e forse più notevole, a favore dell’alloggio di docenti universitari potrà essere fatto, se le competenti autorità governative promuoveranno disposizioni atte a comprendere anche gli edifici di proprietà della Università tra quelli da ricostruire o riparare a carico dello Stato, qualora siano stati colpiti dalle azioni belliche.

Se ne stanno interessando i parlamentari di Pisa e delle province litoranee della Toscana, e la iniziativa che essi perseguono sembra destinata ad avere una prossima soluzione favorevole. Ne trarrebbero così vantaggio la Scuola normale superiore e l’Università, le quali potrebbero favorire la permanenza a Pisa di diverse altre famiglie di docenti.

Dopo queste premesse, tenendo conto del risveglio che si nota nella ricostruzione edilizia cittadina, si può affermare che anche questo problema presenta i presupposti per una soddisfacente risoluzione.

Altra realizzazione è quella della «Mensa universitaria» che ha trovato una sede decorosa al piano terreno dell’edificio legato alla Università dal dott. Antonio e da Maria Feroci, e che sorge di fronte alla «Casa dello studente», interamente ricostruita nel decorso anno accademico nelle sue opere murarie.

Nel quadro dell’attività universitaria rivolta a particolare vantaggio degli studenti, va ricordata la trasformazione e l’arredamento dell’edificio ove nel 1840 Cosimo Ridolfi fondò la prima Scuola superiore di agraria sorta nel mondo, nel quale potranno essere ospitati, dietro concorso nazionale, una ventina di giovani iscritti a quella facoltà.

Per la mensa universitaria e per questo primo nucleo di un collegio, che dovrebbe aprire la via alla fondazione della «Scuola normale superiore per l’agricoltura», l’Ateneo si è valso di una elargizione di Gaetano Marzotto.

Nel campo dell’assistenza universitaria, è stato fondato, in connessione e alle dirette dipendenze dell’istituto di fisiologia, un istituto di fisiologia e medicina dello sport, che funzionerà gratuitamente a vantaggio degli allievi della Università pisana.

Si sono realizzate delle attività culturali degne di speciale rilievo e suscettibili di importanti sviluppi: intendo alludere al Corso di lingua e cultura italiana per stranieri che si è svolto a Viareggio presso il Collegio Colombo e sotto l’egida di questa Università in accordo con la Società di cultura di Viareggio, frequentato, con piena soddisfazione, da 96 studenti che provenivano da varie nazioni europee ed anche dall’America. E rammento anche che presso il collegio suddetto sono stati ospitati 10 studenti tedeschi i quali hanno seguito i nostri corsi universitari.

Sono proseguite, dietro progettazione e sorveglianza dell’ufficio tecnico universitario, non senza difficoltà di carattere burocratico e finanziario, le ricostruzioni degli edifici distrutti o danneggiati dalla guerra.

Nel decorso anno accademico, con lo stanzia mento di 38 milioni di lire dell’esercizio finanziario 1948-49, si sono eseguiti lavori di ripristino destinati specialmente ai fabbricati della facoltà di agraria e di ingegneria e ad un primo risanamento della scuola medica.

Con quello di 40 milioni di lire, ottenuto nell’esercizio 1949-50, prosegue il lavoro nelle cliniche universitarie e nella Scuola medica, e si provvede altresì al completamento degli impianti igenico-sanitari degli edifici demaniali dati in uso perpetuo alla Università.

Con l’assegnazione di 10 milioni di lire sull’esercizio 1950-5l proseguirà la ricostruzione degli edifici demaniali.

Inoltre, ci sono fondati motivi per il totale o parziale finanziamento di una serie di altri lavori per l’importo di 36 milioni di lire, progettati dall’ufficio tecnico, approvati dal locale ufficio del Genio civile, ed ora in corso di esame al Provveditorato delle opere pubbliche per la Toscana.

È prossima l’inaugurazione della nuova sede del rettorato e degli uffici dipendenti nel palazzo «Alla Giornata»; è finita l’ala del fabbricato della Facoltà di Agraria nel quale trovano sede quattro istituti.

Speciali assegnazioni, da parte del Provveditorato alle opere pubbliche per la Toscana, sono poi state fatte agli ospedali di S. Chiara per consentire un migliore assetto dell’Istituto di Patologia medica e un parziale assetto alla Clinica di Otorinolaringoiatria.

Giova aggiungere che lo speciale stanziamento di 200 milioni per la costruzione del nuovo istituto di Chimica farmaceutica sta per divenire operante, essendo ormai pressoché ultimati i computi che riguardano il progetto predisposto sotto la direzione dell’ing. Giovanni Girometti in accordo col titolare della cattedra, che per molti anni ha perseguito questo fine.

Prosegue, dopo le deliberazioni dell’Amministrazione provinciale di Pisa e del Comune di Pisa, la progettazione degli edifici della Facoltà di Veterinaria, partendo da un organico piano di utilizzazione dei fabbricati che avrebbero dovuto servire per una caserma-scuola dei vigili del fuoco.

Sono certo di interpretare il pensiero dei colleghi nell’auspicare che sulla scorta delle proposte e dei progetti formulati dal Consorzio per l’assetto edilizio della Università, sia definitivamente concretato un piano tecnico-finanziario per supplire alle più gravi manchevolezze della nostra Università, tra le quali ricorderò, ancora una volta, quelle che riguardano la costruzione della Clinica otorinolaringoiatrica, della Clinica di patologia chirurgica e dell’Istituto di radiologia, rammentando altresì le cliniche e gli istituti che esigono un pronto ampliamento.

Né meno pressanti sono le esigenze che riflettono l’arredamento, in merito al quale la modesta assegnazione straordinaria di 15 milioni di lire, ottenuta nel decorso anno accademico, è stata totalmente devoluta alle varie facoltà dell’Ateneo per un’equa ripartizione tra gli istituti scientifici.

Non voglio perdere la fiducia nell’apporto dei fondi ERP ed ROA a vantaggio della nostra Università, ma sono costretto a dichiararmi insoddisfatto dei criteri adottati nelle assegnazioni fatte nei decorsi anni.

 

Ho più volte definito Pisa come «Città universitaria», e questa qualifica mi è sempre presente nella visione dei problemi che riflettono la vita cittadina e gli studi superiori.

A conforto della mia osservazione, espongo i dati che si riferiscono alle principali sedi universitarie, citate secondo il numero decrescente degli studenti in corso, per ciascuna delle quali è stato computato il rapporto esistente tra la popolazione al 31 agosto 1950 e il numero degli studenti delle maggiori università statali relativo all’anno accademico 1949-50.

 

Università

Numero studenti

in corso

Popolazione

Numero studenti

per 1000 abitanti

l Roma

25.481

1.668.180

15,2

2 Napoli

19.6;9

1.030.930

19,0

3 Bari

10.687

272.171

39,2

4 Milano

10.282 (1)

1.289.868

7,9

5 Torino

10.085 (1)

731.682

13,7

6 Bologna

9.940

347.176

28,6

7 Palermo

9.210

497.480

18.5

8 Messina

7.538

228.981

32,9

9 Ostallia

7.124

295.305

24,1

10 Genova

6.807

676.411

10,0

11 Padova

6.670

169.497

39,3

12 Firenze

5.670

385.142

14,7

13 Pisa

4.379

85.111

51,4

14 Pavia

3.469

67.127

51,6

(l) Comprende il Politecnico.

 

 

 

Emerge chiaramente l’alto rapporto che tra studenti e popolazione si rileva per la nostra Università e per le antiche consorelle di Pavia e Padova, nonché per la recente università di Bari. Comprendendo gli allievi fuori corso, la città di Pisa viene ad avere all’incirca uno studente ogni 11 abitanti.

Se poi si considera il riflesso diretto e indiretto che ha l’Università sulla popolazione della città, si ha la conferma come sia opportuna la qualifica attribuita a Pisa, e al tempo stesso viene avvalorata la inscindibilità tra la prosperità di essa e quella del nostro Ateneo.

Perciò, sarebbe sommamente pericoloso lo spirito di adattamento della cittadinanza pisana alle suo condizioni attuali; e non sarebbe meno temibile, da parte del corpo accademico, una tiepida fede nell’avvenire di questo centro di studi.

Città ed atenei, progrediscono, e Pisa non può né deve rimanere indietro.

Nel nostro Ateneo - per il bene della città, della Regione, e della Nazione - ci sono dei complessi problemi da risolvere, che stanno al di sopra delle idealità di partito; e per questo ho voluto esporli, alla presenza del Senato accademico e del consiglio di amministrazione, ai Parlamentari della circoscrizione che interessa particolarmente la nostra Università, in una speciale riunione tenuta nel palazzo della Sapienza il 23 luglio del corrente anno.

Nell’esprimere ad essi la riconoscenza di questa Università, mi preme assicurare particolarmente le rappresentanze politiche e amministrative della provincia di Pisa e di quelle contermini, nonché i cittadini tutti, che l’ateneo pisano non rimane chiuso nella torre di avorio della pura speculazione scientifica, ma ha dato, dà e aspira a dare ogni possibile contributo al benessere della popolazione e al progresso delle fonti produttrici della ricchezza.

Mentre porgo il saluto augurale a tutte le università italiane e particolarmente a quella di Trieste che ha inaugurato, con una significativa cerimonia svoltasi il 3 novembre, la nuova sede, e mentre estendo questo saluto a quelle estere che lavorano in comunità di intenti con le nostre, confido che la concorde opera della Scuola italiana possa essere pari alle esigenze della Patria, protesa verso un avvenire che gli atenei vogliono pacifico e fecondo.

Con questo pensiero, dichiaro aperto l’anno accademico 1950-51, 607° dalla fondazione, e prego il collega prof. Michele Paris di svolgere la prolusione «L’energia elettrica».

 

Da: Annuario dell’Università degli studi di Pisa per l’anno accademico 1950-1951.

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