1949 - Inaugurazione a.a. 1949-1950

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Palazzo della Sapienza, Aula magna nuova, 7 novembre 1949.

Inaugurazione a.a. 1949-1950 - aa1949

Relazione del rettore prof. Enrico Avanzi per l’anno accademico 1949-1950

 

Eccellenze, Signore e Signori, Colleghi, Studenti

Ancora una volta rivolgo ai convenuti il saluto riconoscente di questo Ateneo, il quale, attraverso la voce di chi si onora di servirlo, si accinge ad esporre, come è secolare consuetudine, una sintesi dei fatti salienti del decorso anno accademico ed a prospettare le grandi linee dei problemi attuali.

Tre manifestazioni hanno avuto carattere a risonanza nazionale: il 7 marzo fu reso omaggio alla memoria di Giuseppe Toniolo con lo scoprimento di una lapide e il discorso commemorativo tenuto dal prof. Amintore Fanfani Ministro del Lavoro; il 29 maggio, celebrandosi il 101° anniversario di Curtatone alla presenza dell’Onorevole Luigi Meda Sottosegretario al Ministero della Difesa, fu collocata nell’atrio del palazzo della Sapienza la lapide con la motivazione della medaglia d’oro alla gloriosa bandiera; tra il 15 e il 17 giugno si svolse il Congresso dell’Associazione medica italiana di idroclimatologia e talassologia.

Con queste manifestazioni, e con quelle attuate l’anno precedente, lo Studio pisano ha inteso di mettere in rilievo alcuni aspetti del contributo che esso ha dato alla Nazione nel campo spirituale, patriottico e scientifico, ed ha al tempo stesso documentato la sua ripresa morale e materiale, al fine di gareggiare con le migliori università italiane.

La popolazione scolastica dell’anno accademico 1948-49, contrariamente a quanto è avvenuto nella generalità degli atenei, è ancora sensibilmente aumentata; e ciò sta’ in rapporto col fatto che questo centro di studi, malgrado le attuali manchevolezze, può seguire meglio i suoi discepoli che non le università sovrapopolate, contribuendo a toglierli dall’apatia e dal preoccupante senso di utilitarismo - che sono i postumi delle grandi perturbazioni sociali ed economiche - per avviarli, con la dottrina e con l’esempio, alle attività che saranno chiamati ad esplicare.

Il numero complessivo degli iscritti ai corsi di laurea è stato di 7.981, con un aumento di 726 unità rispetto all’anno precedente; ma, distinguendo gli studenti dei corsi normali da quelli fuori corso, si rileva che l’aumento di questi ultimi è maggiore di quello dei primi; e perciò, mentre nell’anno accademico 1947-48 gli studenti fuori corso rappresentavano il 40% della popolazione scolastica, in quello testé decorso tale rapporto è salito al 44,6%, corrispondendo a 4.422 allievi dei corsi normali ed a 3.559 fuori corso. I rapporti più alti sono, anche per il 1948-49, quelli della facoltà di Ingegneria col 690%, quelli della Veterinaria col 63% e quelli dell’Agraria col 62%. Il numero più elevato degli studenti regolari è dato dalle facoltà che seguono: Scienze con 825, Ingegneria con 782, Medicina chirurgia con 767 più 110 allievi dei corsi di perfezionamento.

Degna di particolare menzione la facoltà di Economia e commercio e la sua sezione di lingue e letterature straniere, le quali, malgrado funzionino ancora provvisoriamente, si vanno sempre più affermando per numero e qualità della popolazione studentesca. Gli allievi risultavano, rispettivamente, 603 (dei quali 170 fuori corso) e 737 (dei quali 201 fuori corso).

Quantunque il ritmo del conseguimento delle lauree sia aumentato, raggiungendo 660 unità rispetto alle 456 dell’anno precedente, si rileva che troppi sono gli allievi che non arrivano a concludere nel tempo prescritto i loro studi; ed a dimostrarlo sta il fatto che, degli iscritti ai corsi normali, soltanto 219 hanno ottenuto la laurea, cioè appena il 5% mentre con la piena regolarità - che non si è mai conseguita né si potrà mai conseguire - il numero avrebbe dovuto oscillare intorno al 20%.

Questo fatto è la risultante di molti fattori, i quali meritano un attento esame che dovrà essere fatto in sede adatta.

Dei 660 laureati hanno conseguito la lode 41 allievi, così distinti: per la facoltà di Giurisprudenza: Bertonati Sergio, Carrozza Antonio, Gualanti Giorgio, Ronchi Carlo, Tortolini Luigi; per la facoltà di Lettere e filosofia: Ardito Maria Luisa, Ponchiroli Daniele, Brunetti Franz, Buratti Giorgio, Cardelli Iginia, Codino Fausto, Ferrari Francesco, Franchetti Elena, Giacomini Bianca, Luciani Luciano, Pellegrini Leo, Pracchia Giuliano, Sartori Attilio, Sbertoli Elisa, Tonelli Lina, Tonelli Giorgio; per la facoltà di Medicina e chirurgia: Ardito Renzo, Biancalana Dino, Perego Maria Alessandra, Scavo Domenico; per la facoltà di Scienze fisiche matematiche e naturali: Ferrini Liliana, Giovanni Aurelio, Guerrieri Dilva, Peccellini Clotilde; per la facoltà di Ingegneria: Bardelli Franco, Bolello Lorenzo, Burchi Angelo, Chiesa Fausto, Grossi Mario, Lombardi Mario, Mattioli Ennio, Raymondi Carlo, Ricci Sergio; per la facoltà di Agraria: Ropelato Augusto, Volpi Mario; per la facoltà di Economia e commercio: Serri Sauro.

 

L’anno accademico decorso ha segnato un vuoto particolarmente doloroso con la scomparsa del prof. Vincenzo Rossi, ordinario di clinica oculistica e preside della facoltà di medicina e chirurgia. Egli si è spento il 28 giugno 1949, nell’adempimento del dovere, mentre nella sua clinica si accingeva ad un atto operatorio. La sua perdita ha avuto una larga eco di rimpianto in questo ateneo e nella città di Pisa, in tutte le università italiane e in molti centri culturali stranieri. La scomparsa di questo maestro fu preceduta dalla morte del prof. Pietro Ermenegildo Daniele professore fuori ruolo di Meccanica razionale, che ha cessato di vivere ad Agliano d’Asti il 6 marzo 1949, dopo essersi reso benemerito quale continuatore delle gloriose tradizioni della Scuola matematica pisana ed essere stato esempio di rettitudine e di attaccamento al dovere.

Altre perdite dolorose furono quelle del prof. Francesco Putzu libero docente di Clinica ostetrica e ginecologica, scomparso a Cagliari l’8 aprile del 1949, e quella del prof. Domenico Bossalino libero docente di Clinica oculistica, deceduto a Sassari il 2 giugno 1949.

Rammento ancora la perdita, avvenuta in Pisa il 28 agosto 1949, del comm. Raffaello Barbetti, Direttore amministrativo a riposo della nostra università, alla quale dedicò un ininterrotto, appassionato ed instancabile lavoro.

Alla memoria degli scomparsi va il saluto accorato e riconoscente di questo Ateneo, alle loro famiglie un pensiero di conforto.

 

In seguito alla legge sui limiti di età, è stato collocato a riposo il prof. Francesco Galdi, al quale il Ministero della Pubblica istruzione ha conferito la nomina di Professore emerito. Sono stati posti fuori ruolo i professori Guido Ferrarini, Renato Perotti e Guido Sensini. A questi Maestri che hanno contribuito validamente alla prosperità del nostro Ateneo, esprimiamo la certezza nella continuità della loro opera a vantaggio della Scuola e della Scienza. Il prof. Guido Calogero, per disposizione del Ministero degli Affari esteri, è stato comandato quale docente nella Università di Montreal.

Si sono trasferiti alla Università di Bologna i professori: Giovanni De Vergottini ordinario di Storia del Diritto italiano, e Silvio Pellegrini ordinario di Filologia romanza, ai quali porgo un memore saluto augurale.

La famiglia dei docenti della nostra Università si è arricchita nel decorso anno di nuovi e valorosi titolari: Virgilio Andrioli per la facoltà di Giurisprudenza; Ottorino Bertolini, Delio Cantimori, Carlo Ludovico Ragghianti per la facoltà di Lettere e filosofia, ai quali sarebbe da aggiungere Alberto Mori che ha chiesto di ritardare di un anno il suo trasferimento; Carlo Cattaneo per la facoltà di Scienze; Curzio Massart, Gabriele Monasterio, Giuseppe Morozzi, Pietro Niccolini per la facoltà di Medicina e chirurgia; Alessandro Mercantoni per la facoltà di Ingegneria; Dario Perini per la facoltà di Agraria.

Nuovi trasferimenti si sono verificati all’inizio di questo anno accademico, altri trasferimenti e nuove nomine sono in corso. La nostra Università aveva così coperto nell’anno 1948-49, 63 delle sue 83 cattedre di ruolo e si avvia nel corrente anno a risolvere felicemente una crisi dovuta a circostanze contingenti.

È ben vero che nuovi problemi si affacciano riguardo ai posti di ruolo per l’istituenda Facoltà di Economia e commercio e la sua Sezione di Lingue e letterature straniere, nonché rispetto a quelli di alcune Facoltà che hanno un organico inferiore di altri atenei, ed è anche vero che alcune cattedre di vitale importanza sono prive di titolari; ma, anche a questo riguardo, confidiamo in una prossima soluzione favorevole. Per la facoltà di nuova istituzione si conta in modo particolare sul consorzio universitario; alle inferiorità è stato chiesto che venga rimediato in occasione della Riforma della Scuola. Intanto le cattedre che attendono una definitiva sistemazione sono affidate a persone di provato valore.

Ai professori incaricati tributo un pensiero di riconoscenza e di augurio, che estendo agli assistenti, poiché tutti costituiscono le promettenti reclute per un prossimo avvenire.

Circa gli assistenti, desidero confermare che non sono cessate né cesseranno le richieste di un adeguamento dei posti di ruolo alle necessità didattiche e scientifiche di questo Centro di studi.

Ricordo che nel decorso anno accademico hanno cessato nel loro ufficio, perché saliti alle cattedre universitarie, gli assistenti: Ideale del Carpio, Renato Giovannozzi, Giuseppe Peretti, Bruno Romboli. Ad essi rivolgo un caldo plauso ed un fervido augurio di fattiva operosità.

Nell’anno 1948-49 hanno conseguito la libera docenza i dottori: Ernesto Guidi e Aldo Capitini per la facoltà di lettere e filosofia; Franco De Simoni e Raffaello Parenti per la facoltà di Scienze; Ezio Biagini, Francesco Cassano, Raffaele De Blasi, Luigi Ghetti, Giovanni Gigli, Giovanni Lugo, Pietro Merlo e Benedetto Nardolle per la facoltà di Medicina e chirurgia.

Nessun movimento degno di particolare menzione si è verificato nel personale amministrativo e di segreteria, oberato da un lavoro delicato e assillante. Ho insistito, e continuerò a farlo, perché sia adeguato alle necessità; e in modo analogo mi sono comportato circa il personale tecnico e subalterno, richiesto, con giustificata insistenza, dagli istituti scientifici.

Segnalo poi alla gratitudine di questo Ateneo l’Amministrazione provinciale di Pisa per aver accolto la mia proposta di trasferire l’erigenda caserma dei Vigili del fuoco in altra località, consentendo così che la sede indicata per i nuovi edifici della facoltà di Veterinaria ottenesse la generale approvazione e potesse avere inizio lo studio tecnico-finanziario della sistemazione degli istituti e delle cliniche della facoltà di Medicina e chirurgia.

Persisto nello sperare che il palazzo Vitelli, che fu già di dotazione della Corona, possa accogliere la Biblioteca, lasciando così disponibile alle vecchie e nuove facoltà il palazzo della sapienza, che ora è congestionato per le molteplici funzioni cui deve assolvere.

E non abbandono la speranza che le Tenute demaniale di S. Rossore e Tombolo siano conservate a fini nazionali nel quadro delle legittime aspirazioni cittadine, onde consentire che possa derivare un contributo al potenziamento della Università, con particolare riguardo alla facoltà di Agraria.

Ma, nel seguire e nel perseguire questi problemi, la nostra Università non ha trascurato né trascura di occuparsi e di preoccuparsi delle esigenze edilizie che riguardano i professori, perché considera di vitale importanza che essi risiedano nella città ove esplicano la loro missione. I laboratori e i seminari sono organismi senz’anima privi o menomati del diuturno soffio vivificatore di chi li dirige; e agli studenti non può bastare il fuggevole contatto coi Maestri, che si esplica soltanto attraverso le lezioni. Oso sperare che, prossimamente questo grave complesso problema possa avere una soddisfacente soluzione, anche attraverso un tangibile riconoscimento statale delle attribuzioni che spettano al professore universitario. E una soluzione sollecita deve avere, col progressivo risorgere della Città e con l’attuazione delle iniziative di questo Ateneo, l’assillante argomento che riflette una decorosa e conveniente ospitalità per i discepoli.

Riguardo all’assetto edilizio, è stata riaffermata la urgente necessità di riprendere il programma di costruzione dei nuovi istituti che è stato interrotto dalla guerra. Per graduare nel tempo questi lavori, si è insistito che dovesse darsi la precedenza all’Istituto di chimica Farmaceutica, per il quale il comune di Pisa ha concesso gratuitamente l’area, e l’ing. Girometti, Provveditore delle Opere pubbliche per la Toscana, di concerto col titolare della disciplina, ha dato le direttive per la progettazione, che è stata approvata dal consiglio superiore dei lavori pubblici.

Sono lieto di comunicare che S.E. Gronchi, a conclusione del fattivo interessamento spiegato a favore del nostro Ateneo, mi ha comunicato che la costruzione del nuovo Istituto è stata compresa, per una prima somma di 200 milioni, nei lavori da eseguirsi a pagamento differito nel corrente esercizio. Per questa realizzazione esprimo a quanti hanno contribuito ad ottenerla un pensiero di viva riconoscenza.

 

Lo stanziamento di 50 milioni di lire per l’esercizio 1948-49, insieme al residuo di 3 milioni dell’anno precedente, ha consentito di attuare, iniziare o appaltare una cospicua entità di lavori per il ripristino della sede centrale degli istituti scientifici e della Casa dello studente danneggiati dalla guerra. A questi lavori si aggiungono quelli che sono in corso a carico della Università, per una decorosa sistemazione della mensa universitaria.

Mentre questi lavori si stanno completando o attuando, l’Università, con una recente assegnazione di altri 30 milioni di lire, proseguirà il suo lavoro ricostruttivo e potrà poi iniziare dei lavori speciali con una prima assegnazione di 10 milioni testé annunciata.

Non siamo ancora alla metà delle ricostruzioni belliche, ma rispettando alla visione che ci aveva preoccupati ed accorati negli anni decorsi, credo che possiamo guardare con fiducia al prossimo avvenire, nella certezza che il ministero dei Lavori pubblici, il Provveditorato alle opere pubbliche per la Toscana, l’Ispettorato generale del Genio civile e l’Ufficio del Genio Civile di Pisa continueranno a dimostrare la necessaria comprensione per i problemi del nostro Ateneo, presso il quale l’ufficio tecnico preposto ai lavori svolge una attività alacre e precisa.

Però, onde rendere efficienti queste opere murarie, urge provvedere all’arredamento e all’attrezzatura scientifica distrutti dalla guerra.

Riguardo alla prima, riaffermo qui quanto sostenni, tra il generale consenso, al Convegno nazionale per l’assestamento edilizio delle università; cioè che l’arredamento degli istituti e degli uffici costituisce parte integrante delle opere principali. Per documentare questa necessità rammento che presso questo Centro di studi esistono, complessivamente, ben 297 vani che attendono di essere arredati per servire agli scopi per i quali furono destinati.

È questo il primo passo verso la loro funzionalità, che è legata all’attrezzatura scientifica.

A proposito di queste vitali esigenze, formulo il voto che, il Ministero della Pubblica Istruzione possa concedere nell’esercizio 1949-50 un adeguato contributo straordinario, riparando così, almeno in parte, alle scarse o nulle assegnazioni dell’ultimo biennio.

All’attrezzatura scientifica dovrebbero portare un valido aiuto una parte dei fondi del piano ERP. Al riguardo, attraverso laboriose pratiche, mancanti di precise indicazioni centrali, si sono fatte le richieste per il primo anno. Con interventi diretti e indiretti, mi è stato possibile conoscere l’entità di alcune assegnazioni, ma in mancanza di norme chiare circa la entità delle concessioni e circa il meccanismo della loro distribuzione, mi sia consentito di ripetere, riguardo alle assegnazioni straordinarie, quanto affermavo alla inaugurazione dell’anno accademico decorso, e cioè: «Che le università e gli Istituti superiori, animati dallo spirito di riconoscenza per la tenace ed illuminata opera svolta dal Ministero della pubblica istruzione e guidati dall’amore per la, Scuola e la Scienza, sarebbero lieti di mettersi a disposizione del Superiore dicastero onde assecondare - attraverso sopraluoghi, riunioni ed accordi - le sue iniziative per conseguire i massimi risultati», perché «tutti possono essere certi che i mezzi disponibili, specialmente se sono scarsi, vengono impiegati con scrupolosa saggezza».

La ricerca scientifica e l’insegnamento universitario hanno delle esigenze fondamentali che non devono essere ignorate. Anche gli istituti, nella loro struttura e nell’attrezzamento scientifico, sono soggetti ad invecchiare; e perciò si rende necessario che lo Stato disponga di una quota annua di ricostruzione, a prescindere dalle nuove esigenze che sono imposte dal progresso della Scienza. Pensare oggi che la genialità dei ricercatori possa supplire alla deficiente attrezzatura scientifica, corrisponde a porli in condizioni paragonabili a quelle in cui vennero a trovarsi i nostri eroici fanti lottando contro i carri armati con le bottiglie di benzina.

 

Una realizzazione che finalmente è stata conseguita è quella riflettente la continuazione del consorzio universitario interprovinciale che ha avuto il necessario riconoscimento giuridico, mercé l’interessamento del Superiore ministero e la diretta collaborazione del dott. Ettore Raymondi espressamente delegato dal ministero stesso.

Vi hanno aderito, specialmente per la istituzione della nuova facoltà di Economia e commercio e la sezione di lingue e letterature straniere, non solo gli Enti della provincia di Pisa, Livorno, Grosseto, Lucca e Massa Carrara, ma anche quelli della Spezia; e la previsione di un apporto annuo di 3 milioni di lire formulata all’inizio dell’anno accademico 1947-48, si può, per ora, concretare in 10-12 milioni. Così l’obbiettivo della istituzione della nuova facoltà - che ebbe ed ha, tra le autorità politiche, il particolare patrocinio dell’On. prof. Giuseppe Togni - spero che possa ottenere il presupposto finanziario per affrontare in condizioni favorevoli l’esame del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. L’azione intrapresa ha avuto un esito finanziario lusinghiero ed ha raccolto l’adesione totalitaria delle Autorità governative poste a capo delle province e di quelle che reggono i vari enti locali. Ho trovato in tutti i Prefetti un appoggio pieno e cordiale; nelle riunioni e nei colloqui periferici ho avuto l’intima soddisfazione di sentire affermazioni di questo genere: «Quella di Pisa è la nostra Università, e noi non vogliamo soltanto che essa viva, ma desideriamo che lavori e che prosperi», ed anche: «ciò che potremo fare per l’Università di Pisa sarà sempre inferiore a quello che dobbiamo fare».

Desidero segnalare, accanto ai contributi della Provincia di Pisa e del Comune di Pisa - il primo di 2.500.000, il secondo di 1.500.000, lire annue - quello di 1.000.000 di lire dell’Amministrazione provinciale di Livorno - il cui Presidente è stato ed .è un autorevole assertore del potenziamento, -attraverso il Consorzio, del nostro Ateneo - nonché quello di 500.000 lire del Comune di Livorno, solidale con la provincia livornese nel volere il progresso dell’Università pisana.

Ho motivo di ritenere che avremo l’adesione totalitaria o quasi dei comuni, degli enti e degli istituti di credito delle province sopra ricordate. È necessario, ora, ottenere dalle competenti Autorità centrali l’approvazione degli stanziamenti, perché è urgente che il consorzio funzioni su nuove basi finanziarie.

 

Ho detto che per contribuire a rendere meno gravosa la permanenza degli allievi si stanno approntando i locali della nuova mensa universitaria, la quale rimedierà in modo decoroso e conveniente ad una necessità imprescindibile.

Ma per venire incontro e incoraggiare i giovani non dotati di mezzi di fortuna - prescindendo dalle somme che vengono devolute all’Opera universitaria - si impongono provvidenze di larga base, con adeguati apporti dallo Stato e anche da privati cittadini. Le borse di studio di un tempo, sono, col valore attuale della moneta, polverizzate. Il Collegio Puteano, il Collegio Timpano, il Collegio Mazzini, nonché la celebre Scuola Normale Superiore, che interessano direttamente o indirettamente la nostra Università, si trovano in ristrettezze economiche preoccupanti.

Pochi giorni orsono, in una città dell’Italia settentrionale, il Presidente della Repubblica ha posto la prima pietra dell’edificio di una Facoltà, che è sorta attraverso un cospicuo dono e con cospicui doni fiorirà. Il passato dimostra che le università - considerate centri di ricerca, di fede e di saggezza - hanno, non raramente, avuto importanti donazioni da parte di privati cittadini, le quali hanno dato la vita a prospere fondazioni.

I tempi sono difficili e incerti, sia dal punto di vista politico che economico, ma ove esista la convinzione che le università, con la unione spirituale dei docenti e dei discepoli e con la fervida attività scientifica e didattica, costituiscono degli indispensabili fattori di un migliore assetto civile nazionale e internazionale, sono indotte a sperare che esse possano trovare ancora, pure nel tormentato periodo odierno, delle persone che potrebbero avere la più grande delle gioie: quella di poter donare e di poter intravedere ed anche vedere i frutti del loro dono.

Segnalo a questo proposito la donazione alla Università, da parte della defunta Signora Iva Cantini, di un appartamento posto in Roma, allo scopo di istituire delle borse di studio per studenti della facoltà di Ingegneria di Pisa, e mi è caro ringraziare S.E. Arnaldo dello Sbarba per l’opera spiegata circa il perfezionamento dell’atto relativo.

 

Sono convinto che la cultura e la Scienza sono indispensabili fattori di prosperità e di pace, e che gli scambi culturali che sono in corso o che si prospettano, rappresentano dei mezzi sicuri di ravvicinamento dei popoli. E, al riguardo, se i Maestri sono i più autorevoli missionari di un’intesa ideale, gli Allievi sono indubbiamente degli efficaci realizzatori. Perciò questa Università ha assecondato e intende assecondare, oltre allo scambio dei docenti, quello dei discepoli.

Parecchi studenti della Università di Francoforte sono stati ospiti nel decorso anno del nostro Ateneo; essi si sono presto affiatati con i nostri e così bene che, per l’anno 1949-50, è preannunciata la presenza di altri 70 giovani. Vorremmo avere i mezzi finanziari per aiutare i migliori nostri allievi che intendessero soggiornare presso alcune Università estere, ma purtroppo ci mancano. Tre facoltà hanno portato, con esito ottimo, parte dei loro studenti presso università poste al di là dei confini; ma ben altra vorrei che fosse la nostra azione.

 

A seguito di un vasto ed organico lavoro di preparazione svolto per iniziativa e sotto la presidenza di S.E. il prof. Guido Gonnella Ministro della Pubblica Istruzione, i poteri legislativi si occuperanno prossimamente della «Riforma della Scuola», dalla quale potranno uscire nuovi ordinamenti che probabilmente orienteranno le università verso le autonomie didattiche e amministrative. Mentre mi auguro che il desiderio di innovazione si inquadri nelle funzioni nazionali dei nostri atenei, credo che sia da tenere per certo che ne verranno maggiori responsabilità, le quali richiederanno, da un lato saldezza nella compagine dei docenti e amore allo studio da parte degli allievi, ed esigeranno, dall’altro, una corrispondente comprensione da parte dello Stato, degli Enti pubblici e dei privati cittadini.

Quanto è in atto in questa Università e per questa Università avrà i suoi benefici sviluppi, ai quali tutti dobbiamo guardare con fede.

È con questa fede che rievoco la cerimonia che ha avuto luogo a Torino il 5 corrente in onore di Luigi Einaudi, nella quale il collega Mario Allara, Rettore di quella Università, ha visto nella elezione del Maestro a Capo dello Stato il «segno che la nuova Italia intende trovare il fondamento della sua rinascita nella cultura»; ed è con la visione di un proficuo lavoro di questo Ateneo a vantaggio della Nazione, che dichiaro aperto l’anno accademico 1949-50, 606° dalla fondazione, e prego il prof. Italo Simon di svolgere la prolusione: «La scienza e il mistero della vita».

 

Da: Annuario dell’Università degli studi di Pisa per l’anno accademico 1949-1950.

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