Intervento di Cinzia Bucchioni all'incontro in ricordo di Mirella Scriboni del 23 febbraio 2018

Stampa questa paginaVersione PDF

Pisa 23-02-2018

 

Mi trovo qui a parlare, pur non avendo né conosciuto Mirella Scriboni, né trattato direttamente i volumi: ringrazio Anna Bonechi che ha fatto la selezione e Michela Turini che li ha schedati per la maggior parte.

Parlo a nome del Polo umanistico del Sistema bibliotecario dell’Università di Pisa, il quale è adesso una realtà anche logistico/urbanistica bella e visibile, da quando, a fine 2016, sono giunti a termine progetti edilizi quasi ventennali; le biblioteche del polo si trovano ora in belle sedi storiche e ristrutturate, raccolte intorno al grande giardino, transitabile anche per andare da via S. Maria a piazza Dante o via Pasquale Paoli, tutte tranne Storia delle Arti poco più lontano. E sono frequentatissime: proprio ora che tutto è sempre più virtuale, che la maggior parte delle risorse anche del nostro sistema bibliotecario viene spesa per i contenuti elettronici, che questi contenuti elettronici sembrano rendere inutile la biblioteca come luogo, questa grande frequentazione è invece la prova che la biblioteca come luogo ancora serve, e piace agli studenti; perché resta l’esigenza di luoghi fisici d’incontro, così come resta l’esigenza di incontri reali. E chi viene in biblioteca, anche solo a studiare i propri appunti o ad incontrare i propri amici, viene in un luogo che non è indifferente.

I luoghi comunicano, quindi educano, plasmano la socialità che vi si svolge; non è la stessa cosa incontrarsi tra le merci di un centro commerciale o tra i libri di una biblioteca.

Torniamo alla donazione: le nostre biblioteche ricevono frequenti proposte di donazione, soprattutto da studiosi/docenti che ci frequentano, o dai loro familiari/amici dopo la loro scomparsa. Ma anche da cittadini ed ex allievi. Di solito riceviamo libri di uso e di studio, qualche volta anche donazione di valore bibliologico antiquario. Nonostante creino lavoro in biblioteca, a noi fa piacere ricevere proposte di donazione: - intanto fa piacere che i libri vengano donati alle biblioteche perché significa che i libri sono considerati importanti abbastanza da non essere mandati al macero; che la condivisione del sapere viene considerata importante abbastanza da preferire una biblioteca pubblica alla vendita di seconda mano; che la biblioteca viene considerata affidabile abbastanza da contare che li conserverà, li renderà utilizzabili al meglio. - Inoltre nel nostro caso di biblioteche dell’Università, le buone donazioni sono utili, integrano significativamente le nostre collezioni: infatti le limitate risorse a disposizione e il numero sempre crescente di pubblicazioni che escono, rende da molti anni impossibile una copertura disciplinare completa, non riusciamo a comprare tutti i volumi significativi che escono in un certo ambito disciplinare, ci limitiamo a seguire ed approfondire i filoni di ricerca attivi presso i Dipartimenti di riferimento.

Ecco dunque che le buone donazioni arrivano a colmare retrospettivamente lacune documentali inevitabili. Il che è prezioso, perché in ambito umanistico gli studi non invecchiano mai definitivamente. Prima o poi potranno sempre servire di nuovo.

Per ragioni appunto logistiche e di risorse, noi di norma operiamo una selezione; e cerchiamo di massimizzarne l’utilità distribuendoli tra le diverse sezioni a scaffale aperto e l’archivio di deposito – dunque di prassi non garantiamo l’unità fisica della donazione, la quale è però sempre ricostruibile virtualmente attraverso il catalogo.

La scelta operata dalle amiche di Mirella Scribone, sicuramente interpretandone lo spirito, è una piccola operazione culturale a livello del territorio: distribuire i volumi tra le varie biblioteche cittadine ha voluto dire salvaguardarne il maggior numero possibile, e massimizzarne l’utilità.

Noi abbiamo già ricevuto e catalogato quasi 600 volumi, che sono andati per oltre il 90% alla biblioteca di Anglistica, per una minima parte, di saggistica sul cinema, a Storia delle Arti.

Si tratta per la maggior parte di opere di autrici inglesi ed anglofone, soprattutto di narrativa ma anche di poesia, dall’epoca vittoriana in poi: Jane Austin, George Eliot, le sorelle Bronte; poi Virginia Woolf e Vita Sackville West, fino a Doris Lessing, Antonia Byatt; alle irlandesi Edna O’Brien e Iris Murdoch, alla scozzese Muriel Spark, alle statunitensi Edith Wharton e Toni Morrison (con al sua durissima riflessione sul razzismo) alle canadesi Alice Munroe e Margareth Atwood (attivista ambientalista e femminista, oltre che scrittice) alla caraibica Jean Rhys, all’indiana Arundhati Roy, attivista ambientalista e antiglobalizzazione, oltre che scrittrice, alla neozelandese Janet Frame, con la sua tremenda storia manicomiale. E poi una saggistica che riflette gli interessi di Mirella e i campi in cui è stata un’attivista militante: i gender studies, il femminismo, studi postcoloniali, sulla situazione palestinese: Alice Walker, Carol Adams, Susan Sontag, Teresa de Lauretis, Huda Shaarawi, egiziana che ha fondato l’Unione femminista egiziana, una viaggiatrice come l’irlandese Dervla Murphy; gli indiani Amitash Gosh,Vikram Seth e Vidiadhar Surajprasad Naipaul, Edward Said, il dissacrante drammaturgo britannico Alan Bennett. E poi un po’ di classici come Conrad, Beckett etc.

Siamo in attesa di ulteriori 700 volumi, reperiti in altra sede ed appoggiati nell’Archivio di Ateneo, in parte da destinarsi alla Biblioteca di Italianistica e Romanistica.

Per concludere, condivido con voi un piccolo disagio che, come bibliotecaria, la donazione Scriboni, con la sua dimensione cittadina, mi insinua. Perché in questo momento, non è più utilizzabile uno strumento per la consultazione simultanea dei cataloghi di tutte le biblioteche cittadine, che ha funzionato fino ad un anno fa: il MOP (metaopac pisano), era uno strumento tecnologicamente agile, sviluppato un po’ per caso dal CNR, e che per anni è servito a ricostruire a posteriori una rete urbana delle biblioteche, che a differenza che in altre città non esiste dal punto di vista organizzativo-istituzionale; ma poter esplorare in una sola ricerca tutte le biblioteche cittadine era un surrogato molto potente a livello di servizi e di percezione. Quando dico tutte le biblioteche cittadine, voglio dire proprio tutte, grandi e piccole, quelle delle 3 università, di comune e provincia, la statale, del CNR, le biblioteche delle scuole, e poi delle varie associazioni (Casa della Donna, Serantini, ma anche arcigay), e le molte biblioteche ecclesiastiche: Catharianiana, Cardinal Maffi, Arcivescovado); erano 30. Adesso che i sistemi informatici si sono evoluti; che noi abbiamo preso un sistema avanzato per il miglior reperimento di contenuti elettronici e cartacei insieme, il MOP andrebbe aggiornato, con un minimo di investimento, o cesserà.

Attualmente funziona ma non è aggiornato da ben oltre un anno. Sarebbe un peccato, sarebbe un errore, se questo strumento, un po’ desueto ma insostituibile per la a livello territoriale, verrà abbandonato, come purtroppo le mancate decisioni dell’ultimo anno fanno temere. Vorrebbe dire non essere all’altezza della donazione Scriboni, che invece ha puntato proprio sulla rete bibliotecaria e culturale cittadina.

Hai bisogno di aiuto? Chiedi in biblioteca