Biografia di Mario De Vergottini

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De Vergottini Mario

(Parenzo d’Istria, 7 novembre 1901 – Roma, 6 aprile 1971), docente di Statistica.

Mario De Vergottini
Mario De Vergottini
       
biografia: 

È con sentito dolore ch’io mi accingo a ricordare la figura di Mario De Vergottini; è con profonda umiltà, dati i limiti della mia personalità scientifica rispetto alla vastità dell’opera del maestro, ch’io ripercorro le tappe più salienti del suo pensiero scientifico. Mario De Vergottini si è improvvisamente spento a Roma, il 6 aprile 1971, a seguito di un collasso cardiaco.

Egli nacque a Parenzo d’Istria il 7 novembre 1901, da una nobile famiglia, avente una vasta tradizione universitaria, e dedicò, dopo la laurea, tutta la sua vita alla ricerca scientifica.

Il suo primo studio, dal titolo «Il saggio reale dell’interesse in rapporto alle variazioni della moneta», pubblicato in “Economia” porta la data del 1926. In più di quarant’anni di appassionata attività ha scritto oltre 200 pubblicazioni, fra articoli e monografie.

Le sue prime ricerche furono effettuate presso l’Istituto di statistica dell’Università di Trieste. Di poi passò a Roma, come allievo del Gini, per un primo periodo, e come capo-servizio dell’Istituto centrale di statistica, durante la presidenza del prof. Savorgnan, in un periodo successivo. Nel 1942 venne chiamato, quale ordinario di Statistica, presso la Facoltà di economia e commercio dell’Università di Catania, da dove, nel 1956, si trasferì nell’Università di Pisa.

Egli fece parte del Consiglio superiore di statistica, dell’Istituto internazionale di statistica, dell’Unione internazionale per lo studio scientifico della popolazione, dei Consiglio direttivo del REMP e di varie Società scientifiche italiane, quali la Società italiana degli economisti, la Società italiana di statistica e la Società italiana di economia, demografia e statistica, in cui, negli ultimi tempi, era membro del Comitato di direzione.

Fu insignito della medaglia d’oro di benemerito della scuola, della cultura e dell’arte. Ricevette l’ordine del Cherubino per la sua più che decennale opera svolta presso l’Università degli studi di Pisa. Statistico, e al tempo stesso demografo ed economista, egli è un tipico esponente di quella scuola italiana che ha rappresentato, per più di un secolo, uno dei più fecondi indirizzi di ricerca nell’ambito delle analisi quantitative. Si colloca, a nostro avviso, fra gli studiosi di più notevole statura.

Dotato di una sviluppata intuizione, ha messo in evidenza, nella maggior parte dei suoi studi, aspetti originali di notevole pregio.

Per comodità d’impostazione e per necessità di sintesi, distinguerò i contributi propri della metodologia statistica da quelli della demografia e della statistica economica.

La teoria delle medie lo novera con gli studi sul valore mediale e sul valore divisorio, sulla media geometrica e sulla media aritmetica ponderata. In particolare, si ricorda che il De Vergottini ha fornito una formula molto generale, nella quale, al variare dei valori di alcuni parametri, si ottengono i vari valori medi.

Il vasto e notevole contributo della scuola statistica italiana, rappresentato dalla «variabilità e concentrazione», lo vide impegnato sia nella puntualizzazione di concetti (come quello per meglio definire la concentrazione rispetto alla variabilità), sia proponendo nuovi metodi di misura (come quando formula il «rapporto media» e «l’indice di concentrazione B’»), sia nella ricerca del diverso grado di sensibilità degli indici descrittivi di concentrazione, α del Pareto e β del Gini.

Nella monografia «Statistica economica. La distribuzione dei redditi e dei patrimoni» edito a Catania nel 1943, egli ripropone, sotto aspetti particolari, α e β, ed accerta il maggiore o minore grado di accostamento alle distribuzioni paretiane, di prima e di seconda approssimazione, di alcune distribuzioni teoriche, determinate in base a certe condizioni.

L’argomento dei rapporti indici trova linfa nei suoi studi sulla costruzione di vari indici economici, quali quelli della produzione industriale e della liquidità bancaria; così come il particolare metodo di eliminazione della «popolazione tipo» lo vede studioso critico, alla stregua del Galvani. Sulle relazioni statistiche, che costituiscono uno dei settori, cui notevoli sono stati i contributi degli studiosi stranieri, egli si è cimentato dando, in particolare, all’indice di correlazione lineare r un’impostazione tale per cui esso altro non è se non una media aritmetica ponderata dei rapporti tra le variazioni corrispondenti di due fenomeni, i cui pesi siano i quadrati delle variazioni poste al denominatore. In virtù di tale dimostrazione si allarga il campo d’uso di r.

Nelle ricerche di statistica applicata, vuoi demografiche, vuoi economiche, il De Vergottini non manca mai d’impostare le indagini su una rigorosa base induttiva e di proiettarne i risultati in una prospettiva socio-economica più ampia. La demografia lo ebbe suo appassionato cultore, fin dagli anni giovanili, quando cominciarono a prendere corpo le sue curiosità scientifiche. È di quei primi anni lo studio «Sviluppo demografico e migrazioni interne in Italia», pubblicato nel «Bollettino dell’istituto statistico-economico annesso alla R. Università degli studi economici e commerciali di Trieste» n. 1-2, 1929. In esso si ravvisa, sia pure in forma nebulosa, uno dei terni più preminenti della sua ricerca demografica, e cioè quello delle migrazioni interne e dei relativi problemi. Egli, che, come si è detto, nacque nell’Istria, che compì gli studi universitari a Torino, che risiedette a Roma, che iniziò il suo insegnamento dalla cattedra in Sicilia, ha toccato, nelle tappe della sua esistenza, i centri attraverso cui fluiscono le direttrici delle migrazioni interregionali italiane. I problemi della meridionalizzazione e della venetizzazione della popolazione italiana hanno trovato, nel De Vergottini, un vigile ed acuto osservatore, quasi a testimonianza dei punti di contatto col suo destino migratorio. Negli ultimi tempi egli spingeva l’osservazione di tali fenomeni fino alle più piccole molecole del nostro ordinamento amministrativo, cioè i comuni.

Del periodo trascorso come allievo del Gini, da cui apprese oltre al rigore scientifico, la completa dedizione alla ricerca statistica, ci piace rammentare la collaborazione prestata alla redazione del «Trattato elementare di statistica», collaborazione che fruttò due monografie, e cioè: «Il movimento naturale della popolazione nel suo aspetto qualitativo» e «Migrazioni ed esodi».

Nel 1940 pubblicava, negli “Annali di statistica”, un «Saggio di monografia degli italiani all’estero», in cui, incontrando l’attenzione su tre paesi d’oltreoceano, e cioè sul Canada, sugli Stati Uniti e sull’Australia, esaminava le caratteristiche differenziali tra la popolazione italiana emigrata e quella d’origine; tra la popolazione italiana immigrata e quella nativa del paese d’immigrazione; nonché l’intensità differenziale della fusione e dell’assimilazione delle diverse popolazioni immigrate.

Degli studi sulla natalità, nelle sue più varie caratterizzazioni, che costituirono l’altro fondamentale filone delle ricerche demografiche, ricordiamo uno scritto del 1965, «La ripresa della natalità in Italia», in cui sono puntualizzate le motivazioni che hanno determinato, nel periodo 1958-64, la netta ripresa della natalità italiana. Nella sua inesauribile attività, egli non poteva obliare la ricerca di natura economica. Da una problematico di metodo per studiare le serie storiche dei fenomeni economici dei primi anni, il suo pensiero si rivolgeva ai problemi connessi con l’azione dello Stato, come quando esaminava il reddito nazionale e la sua distribuzione oppure il reddito nazionale ed il gettito fiscale.

Il metodo d’indagine adottato è, per lo più, empirico-sperimentale, anche se in qualche lavoro, non è difficile ravvisare un metodo ipotetico-deduttivo. Dal 1951 in poi ha curato, per conto della “Rivista bancaria”, un’indagine periodica sulle variazioni del reddito.

Altri lavori analizzano la retribuzione ed il costo del lavoro in Italia, il diverso grado di propensione ai consumi, particolarmente di quelli automobilistici e dello spettacolo, nonché di altri consumi voluttuari. Nel 1968 pubblicava un’opera di notevole mole, sulle statistiche finanziarie, edita dall’UTET. In essa la finanza pubblica italiana prende più chiare delineazioni. Fra gli altri aspetti, vi si esaminano le dinamiche dei fenomeni finanziari, in funzione della popolazione e del reddito. Emerge, fra i risultati di rilievo, che il disavanzo della parte effettiva dei bilancio dello Stato italiano è da attribuirsi, quasi totalmente, ai due grandi conflitti mondiali e che esso è stato coperto, per lo più, dall’imposta invisibile di svalutazione.

Alcuni suoi scritti dell’ultimo periodo tendono ad individuare peculiari caratteri del tessuto economico sociale della Toscana.

Mario De Vergottini, come insegnante, diede tutto se stesso alla preparazione ed allo svolgimento, delle sue lezioni e mai venne meno ai suoi doveri accademici. Fu un selezionatore scrupoloso e non si fece fuorviare, nella formulazione dei giudizi, da pressioni di alcun genere. Influì direttamente ed indirettamente sulla formazione di diversi statistici dell’ultimo decennio. Ha retto, come Preside, la Facoltà di economia e commercio di Pisa, in uno dei periodi più travagliati della nostra recente storia universitaria, e la sua azione, fatta di buon senso e di fermezza di propositi, ha consentito il regolare decorso della vita accademica della Facoltà.

Egli permetteva, coi suo ingegno, una costante e quotidiana dialettica su temi scientifici ed umani.

Le succinte linee, qui tracciate, della sua opera e della vastità del suo pensiero, in un tributo di affettuoso omaggio, non fa che aumentare il rimpianto della sua scomparsa, che priva l’Università italiana di uno dei suoi più autorevoli esponenti.

 

Vincenzo Bruno

 

Da: Annuario dell’Università degli studi di Pisa per l’anno accademico 1970-1971

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