Fondamento teorico del classicismo italiano è i Principi di architettura civile di Francesco Milizia, edito tra il 1775 e il 1798. Milizia, scrittore d'arte e teorico d'architettura, ebbe grande fortuna in ambito europeo, dovuta soprattutto alla sua sensibilità cosmopolita di tipo illuminista. Negli scritti unisce tendenze idealistiche, funzionalistiche e normativo-estetiche. Tra le varie teorie, appare interessante quella "mimetica", secondo cui l'architettura greca è imitazione della capanna originaria mentre quella gotica lo è della foresta.
Nella prima metà dell'Ottocento a Parigi, nella teoria architettonica si fa strada la tendenza "funzionalista" e modernista, indifferente ai problemi degli stili. Ciò procurerà l'intreccio, caratteristico per tutto l'Ottocento, tra il funzionalismo, le ricerche più avanzate e l'eclettismo delle forme. Jean Nicolas Louis Durand organizza la storia dell'architettura come raccolta dei capolavori di ogni tempo e genere, utilizzabili come strumento di progettazione. Nel 1809 esce l'Histoire générale de l'Architecture, in cui vengono pubblicate le tavole di Durand, accompagnate da descrizioni di Jacques-Guillaume Legrand. L'autore dedica ampio spazio al gotico, assecondando la voga del momento. L'interesse particolare per il Medioevo, oltre alla permanenza di declinazioni classiciste e alla presenza di varie suggestioni eclettiche, è ben evidente anche nell'opera di Alessandro Gherardesca, La casa di delizia, il giardino e la fattoria, progetto seguito da diverse esercitazioni architettoniche del medesimo genere. Gherardesca, versatile architetto e ingegnere, fu autore di numerosi progetti e realizzazioni in Toscana e in particolare a Pisa, Livorno e Pistoia, in cui si dimostrò esperto poliglotta di diversi lessici architettonici. Le polemiche tra goticisti e classicisti non fanno parte degli insegnamenti ufficiali e gli ambienti accademici manifestano per il gotico un disinteresse quasi totale. Antoine Chrysostôme Quatremère de Quincy ne è il più irriducibile avversario e sostiene un rigoroso neoclassicismo, come dimostra il Dictionnaire historique d'architecture. In questa opera che racchiude una raccolta di tipi architettonici da riprodurre, egli indica la genesi dell'edilizia nell'architettura greca.
L'art de bâtir chez les Byzantins di August Choisy, nonché la sua Histoire de l'architecture, testimoniano che alla fine del secolo si sono placate le battaglie degli stili e le polemiche fra Classicità, Medioevo e Rinascimento. Choisy, nella sua trattazione, ricorre all'analisi razionale senza pregiudizi e punta sul processo logico dello sviluppo: dal materiale e dalla tecnica alla forma e alla decorazione. L'arte greca, romana, bizantina e quella gotica sono così apprezzate per la chiarezza strutturale e per la tecnica costruttiva, mentre il Rinascimento è considerato significativo per la sintesi delle arti.
Per ciò che riguarda i volumi di interesse locale, si ricordano: Pisa illustrata nelle arti del disegno di Alessandro Da Morrona, importante guida della città, Le fabbriche principali di Pisa ed alcune vedute della stessa città di Ranieri Grassi, volume destinato a un eterogeo Grand-Tour e infine le opere di Alessandro Manetti, autore di vari progetti riguardanti strade, ponti sospesi e costruzioni idrauliche, nonché Delle opere eseguite per l'ingrandimento della città e porto-franco di Livorno dall'anno 1835 all'anno 1842, oggetto della pubblicazione qui presentata.