
Palazzo della Sapienza, Aula magna nuova, 7 novembre 1962.
Relazione
del Magnifico Rettore prof. Alessandro Faedo, in occasione dell’inaugurazione
dell’anno accademico 1962-1963
Onorevole
Ministro, Eccellenze, Autorità, Signore e Signori, Colleghi, studenti.
L’Università di Pisa saluta e ringrazia quanti sono qui
intervenuti a questa cerimonia, che nel suo periodico rinnovarsi segna le tappe
del cammino percorso per adeguarsi ai compiti, che la responsabilità di
un’antica e gloriosa tradizione e le esigenze attuali della Nazione le
affidano.
Un
particolare ringraziamento rivolgo al Ministro della pubblica istruzione, on.
Luigi Gui, che con la Sua presenza ci porta la solidarietà della Scuola
Italiana.
Ben
conoscendo la gravità dei Suoi impegni, mi consenta, Signor Ministro, di
attribuire alla Sua presenza fra noi il significato che il Governo sente
l’importanza fondamentale dei problemi universitari, dalla cui tempestiva
soluzione dipende in modo essenziale la possibilità di assicurare alla Nazione
le schiere di studiosi, di scienziati, di tecnici e professionisti
indispensabili ad una ben ordinata e moderna organizzazione della società.
***
Prima
di passare a esaminare la vita del nostro Ateneo nel decorso anno accademico, i
problemi risolti e quelli ancora più numerosi che attendono la soluzione, mi
consenta, on. Ministro, di accennare a due avvenimenti - fra loro strettamente
legati - che interessano tutte le università italiane e sui quali si è
polarizzata l’attenzione di tutta la Nazione.
Intendo
parlare della legge stralcio triennale del piano della Scuola n. 1073 e delle
agitazioni che più volte sono state minacciate, talora rientrate e talvolta
attuate, da parte di varie categorie universitarie.
Queste
agitazioni rivelano un malessere esistente e l’ansia di provvedimenti atti a
rimuoverne le cause.
Taluni
dei provvedimenti che vengono richiesti, oltre ad esigere un impegno
finanziario da parte dello Stato, investono la struttura delle Università, come
gli ordinamenti, il corpo docente e la composizione dei consessi accademici.
Su
questo terreno è assai difficile sceverare gli interessi degli studi e di un
armonico funzionamento dell’Università, da quello di particolari categorie, col
pericolo che possano essere prese decisioni non sufficientemente meditate
oppure che non venga seguito l’ordine naturale nelle precedenze dei
provvedimenti da prendersi. Tale ordine è indispensabile, ove si voglia attuare
un piano di rinnovamento dell’Università, sia perché i limiti finanziari posti
dal bilancio dello Stato rendono inevitabili delle scelte sia perché ragioni
tecniche stabiliscono ulteriori precedenze che non possono essere ignorate
senza grave danno generale.
La
legge n. 1073 ha previsto la istituzione di una commissione di indagine,
composta in maggioranza di parlamentari, che dovrà entro la fine del 1963
fornire al Ministro una relazione sullo stato della pubblica istruzione in
Italia. A tale commissione il Ministro, nell’atto del suo insediamento, ha
proposto di esaminare per primi i problemi dell’Università; essa può valersi,
per questioni specifiche, dell’opera di rappresentanti di associazioni di
categorie e la legge non indica se i rettori e le facoltà universitarie, pur
altamente qualificate a fornire sereni e obbiettivi elementi di giudizio,
possano essere consultati.
Comunque,
in una recente riunione, la Conferenza dei rettori delle Università italiane,
consapevole che la responsabile rappresentanza di ogni suo componente -
democraticamente eletto dal proprio Corpo accademico - rende legittimo il suo
intervento in tutto quanto concerne l’istruzione universitaria, consapevole
della grave situazione in cui questa si trova e della necessità di far sentire
in modo assiduo e costante la sua voce presso gli organi legislativi ed
esecutivi dello Stato, ha deciso la costituzione di un ufficio permanente della
Conferenza stessa.
Considero
conseguenza di tale iniziativa il fatto che in questi giorni il gruppo di
indagine sui «problemi delle Università», costituito in seno alla commissione
parlamentare, abbia invitato i rettori, in veste di esperti, a dare la loro
collaborazione.
Del
resto, il fatto che Lei abbia più volte consultato i rettori, e l’incontro da
Lei recentemente organizzato tra il Presidente del Consiglio e il comitato
esecutivo della Conferenza dei rettori, incontro cui seguiranno altri e che,
come dirò, ha portato già a risultati tangibili, ci assicura che Lei, Signor
Ministro, ha ben compreso lo spirito che ci anima, nel dare il nostro
contributo responsabile per sanare i mali che travagliano la vita universitaria.
Nella
graduatoria di urgenza fra i vari problemi, il primo è per me quello
dell’edilizia universitaria, sia perché per la sua attuazione occorrono diversi
anni - a causa non solo delle esigenze tecniche costruttive, ma anche delle
procedure di approvazione spesso lente e macchinose - sia perché esso
condiziona la soluzione di tutti gli altri problemi. Infatti, anche l’aumento
tanto atteso dei posti di professore e di assistente, potrebbe essere reso del
tutto o in parte inefficiente, se ad essi non potessimo offrire aule e
laboratori dove svolgere in modo efficace la loro opera didattica e
scientifica; tanto più che la saggezza di non aver voluto in Italia porre un
numero chiuso all’iscrizione dei nuovi studenti, si ridurrebbe ad un gesto
puramente platonico se non vi fosse contemporaneamente l’impegno da parte dello
Stato di dare adeguato spazio agli studenti, che sempre più numerosi aprivano
all’Università.
La
legge n. 1073 prevede 10 miliardi annui per i prossimi tre anni destinati alle
opere edilizie delle Università, ivi compresi i collegi e le case dello
studente, somma che, pur denotando una buona volontà del Governo di affrontare
i problemi edilizi universitari, è ancora quella fissata fino da cinque anni or
sono in quel Piano della Scuola che è stato superato dal rapido incremento
della popolazione studentesca, frutto delle migliorate condizioni economiche
generali e dell’accentuato ritmo di trasformazione delle strutture della nostra
società.
Pertanto
noi rettori attendiamo con fiducia l’incontro che avremo presto col Presidente
del Consiglio e con Lei, per prospettare soluzioni più adeguate
finanziariamente e di più rapida procedura, per tale fondamentale problema;
frattanto La preghiamo di trovare la via affinché l’assegnazione di fondi alle
varie università per il prossimo triennio, sia fatta al più presto in modo
globale, per darci la possibilità di conoscere le somme di cui potremo disporre
nel prossimo avvenire, concedendo così un certo respiro ai nostri piani di
lavoro.
Subito
dopo il problema edilizio, vengono per importanza nella vita delle Università,
i problemi dell’adeguamento del contributo ordinario dello Stato, della
assistenza agli studenti e dell’aumento del personale docente di ogni ordine.
La
legge n. 17 dello scorso gennaio, secondo stralcio del piano della Scuola,
aveva dato finalmente un notevole incremento al contributo ordinario dello
Stato alle Università: alla nostra è toccato un aumento di 240 milioni che io
speravo di poter quasi interamente destinare all’incremento delle dotazioni
degli istituti.
Purtroppo
l’aumento del personale - indispensabile col crescere costante del numero degli
istituti e degli studenti - il raddoppio circa dello stipendio agli assistenti
straordinari lodevolmente deciso dal Parlamento, ma meno lodevolmente posto a
carico del bilancio delle singole Università e non a quello dello Stato, e
l’ancora inoperosità pratica della Legge che attribuisce al Ministero dei
LL.PP. la manutenzione degli edifici demaniali in uso gratuito e perpetuo alle
Università - inoperosità dovuta all’esiguità di fondi a ciò destinati - hanno
fatto sì che solo circa il 50% della somma assegnata possa essere destinato
all’aumento delle dotazioni degli Istituti.
Ma
la preoccupazione più grave di noi Rettori a questo proposito, è che la ormai
tanto citata legge n. 1073 porterà a una brusca riduzione del contributo
ordinario dello Stato, sia perché la somma globale messa a disposizione è
inferiore a quella della legge n. 17, sia perché il 25% di essa è destinato
alle OO. UU. E poiché non accade che con la notizia della riduzione del
contributo ordinario dello Stato le spese cui ho prima accennato possano
automaticamente ridursi, noi vediamo con ansia, che nel prossimo triennio se
non interverranno decisioni - le esigue dotazioni degli Istituti dovranno
essere assurdamente contratte.
A
questo proposito desidero qui ringraziare il Presidente del Consiglio e Lei
Signor Ministro, per avere recentemente assicurato al comitato esecutivo della
Conferenza dei rettori l’incremento di 1 miliardo della somma a questo scopo
destinata per il corrente anno finanziario, e di avere promesso un
provvedimento legislativo che valga a evitare questa calamità per i rimanenti
due anni del triennio testé iniziato.
La
legge n. 1073, uscita come è noto lo scorso luglio, prevede un notevole
incremento nelle varie voci in cui si articola l’assistenza universitaria;
questo ci ha incoraggiato ad aumentare di numero e a rendere più consistenti le
borse di studio, assegnate recentemente dall’O.U. a studenti meritevoli e appartenenti
a famiglie non abbienti.
Per
vincere una naturale antipatia degli studenti verso gli esami, quest’anno, per
la prima volta, tali borse sono state assegnate in seguito a un concorso per
soli titoli e non per esami, ciò che ha fatto subito magicamente quadruplicare
il numero degli aspiranti, a conferma della suddetta antipatia.
In
data recente, in seguito alle agitazioni degli studenti, è stato presentato un
disegno di legge al Parlamento per l’istituzione del pre-salario (meglio poi
detto assegno di studio) agli studenti universitari.
A
questo proposito desidero esprimere con franchezza il mio pensiero.
E’
indubbio che l’assegno di studio, conseguito di diritto e non come una forma di
assistenza, dagli studenti meritevoli e appartenenti a famiglie meno abbienti,
rappresenta una conquista di grande valore morale, nello spirito della
Costituzione, e va dato atto a coloro che l’hanno sostenuta e al Ministro e al
Governo che l’hanno accolta, del grande significato e dello spirito innovatore
di tale fondamentale iniziativa.
Se
però si pensa alle modalità della sua attuazione, io ho il dovere di fare
presenti alcuni punti fondamentali.
Occorre
innanzi tutto definire cosa si intende per studente meritevole, in modo che le
qualità e soprattutto l’impegno di uno studente riconosciuto tale siano non
inferiori a quanto l’attuale società richiede a ogni altro lavoratore.
Altra
difficoltà è definire l’appartenenza a famiglia non abbiente, sia per le varie
graduazioni che nella realtà esistono, sia perché non ha senso di darne una
definizione che valga uniformemente su tutto il territorio nazionale, per le
diversità di costo della vita da regione a regione e anche nell’ambito di una
stessa provincia.
Infine
è da definire l’ammontare di questo assegno di studio, in modo che esso serva
effettivamente allo scopo cui è stato destinato e non abbia soltanto il valore
di un gesto simbolico; e anche questo ammontare è legato al costo della vita,
variabile da una sede all’altra.
Ove
fossero equamente definiti questi tre punti, e in conseguenza, desunto il
numero degli aventi diritto e il costo dell’intera operazione, il problema
sarebbe egregiamente risolto, se ci fosse la copertura delle somme occorrenti.
Invece,
il disegno di legge per l’assegno di studio, non conquista nuovi fondi a tale
scopo - per i limiti fatalmente imposti sia dal bilancio dello Stato, sia dal
rapido ritmo della sua preparazione - ma si limita ad assegnare a questo fine
tutti i fondi predisposti per l’assistenza agli studenti della legge n. 1073.
Pertanto
noi abbiamo il fondato timore che esso porti a ridurre le altre voci
fondamentali dell’assistenza universitaria e che, ciò nonostante, l’assegno di
studio non sia tale da risolvere veramente il problema.
Nella
difficoltà di trovare le somme occorrenti per una operazione di tale ampiezza,
io mi auguro che l’assegno di studio non diventi una benefica ma insufficiente
pioggerella sulla massa studentesca, che sia graduato nella sua attuazione
senza contrarre l’importo, dell’assegno o limitarlo ai soli casi di estremo
bisogno, ma regolando tutta l’operazione in modo da mantenere a un livello
sufficientemente nobile il merito dello studente, livello che potrà successivamente
essere meno elevato in rapporto ai fondi a disposizione.
Il
disegno di legge prevede, inoltre, che questo assegno deve essere di regola
corrisposto non in denaro contante, ma tutto o in parte in servizi, quali le
Case dello studente e le mense universitarie.
A
Pisa esistono la Scuola Normale e i Collegi Pacinotti e Medico-Giuridico;
questi ultimi esistono soltanto di fatto e io attendo, dopo la visita che ad
essi vorrà fare il Ministro, di poter essere tranquillizzato sulla possibilità
del loro funzionamento al meno per il prossimo triennio.
A
questi Collegi, cui si accede per concorso nazionale in base al solo merito,
affluiscono studenti da ogni parte d’Italia e pertanto essi assolvono un
compito nazionale e solo in minima parte ci permettono di risolvere il problema
degli studenti meritevoli e non abbienti che naturalmente affluiscono alla
nostra Università.
La
prima vera casa dello studente per gli studenti dell’Università di Pisa, con un
centinaio di camere, è in stato di avanzata costruzione e sarà pronta entro
questo anno accademico.
Abbiamo
acquistato il terreno per la costruzione di altri due complessi per oltre 300
camere, che ci ripromettevamo di realizzare in questo triennio, al ritmo di 100
all’anno, contando sui fondi della legge n. 1073 stanziati per la edilizia e
sulle economie che tale legge ci avrebbe permesso di realizzare sul bilancio
dell’Opera universitaria e che avevamo destinato in gran parte alla edilizia.
Tutte queste nostre attese rischiano di essere deluse, se il disegno di legge
sull’assegno di studio non sarà bene articolato e non verrà a bloccare ogni
altra iniziativa.
Mi
auguro che non ci vengano ridotti i mezzi su cui contavamo per arrivare alla
costruzione delle case dello studente e che il disegno di legge venga perfezionato,
assicurando una gestione dei fondi per l’assegno di studio non su base
nazionale, ma dando autonomia alle varie Università. Le OO UU. locali - sia
pure su indicazioni di massima dettate dal centro - conoscendo i veri bisogni
delle singole sedi, potrebbero veramente attuare quel diritto allo studio
previsto dalla Costituzione nel modo più razionale e concreto, contemperando
l’esigenza di investimenti in case dello studente, che serviranno agli studenti
futuri, con quella di garantire il diritto allo studio agli studenti attuali.
Le
opere universitarie, che hanno realizzato una proficua e utile collaborazione
fra gli studenti e le autorità accademiche, ben meritano questa fiducia, sia da
parte degli organi centrali sia da parte degli studenti.
A
riprova di ciò, sono lieto di annunciare che il rappresentante
dell’Interfacoltà porterà il saluto e il pensiero degli studenti
all’inaugurazione ufficiale dell’anno accademico.
La
ristrettezza del tempo a disposizione mi vieta di parlare di tanti altri
problemi generali delle Università: dirò soltanto che dopo quelli che ho
esposto, il più urgente è l’aumento del numero dei professori e soprattutto
degli aiuti e degli assistenti, in modo che gli insegnamenti mantengano e
accrescano la loro efficacia nonostante l’incremento continuo del numero degli
studenti.
Passo
ora a un rapido esame della vita della nostra Università nel decorso anno
accademico.
Sono
stati collocati fuori ruolo i professori Remo de Fazi, Preside della Facoltà di
farmacia e il Prof. Silvio Ferri ordinario di Archeologia e Storia dell’arte
greca e romana; entrambi ci fanno dubitare di un errore anagrafico per il ritmo
sempre intenso del loro lavoro; il Prof. de Fazi nell’organizzazione del suo
ormai quasi ultimato nuovo istituto e il Prof. Ferri che ha in questi ultimi
tempi portato alla luce le vestigia di antiche civiltà in terra di Puglia, con
risultati che hanno destato echi internazionali. Ad entrambi, l’Università di
Pisa esprime la gratitudine per quanto essi le hanno dato nella loro vita operosa
e l’augurio che essa sia ancora lunga e serena. Augurio e compiacimento che
estendo ai professori a riposo Francesco Cecioni, Salvatore Cherubino e Camillo
Porlezza della Facoltà di scienze che sano stati nominati emeriti.
Sono
stati trasferiti all’Università di Roma il Prof. Piero Bordoni e all’Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano il Prof. Ettore Passerin D’Entrèves, ai
quali esprimo il ringraziamento per quanto hanno dato alla nostra Università. A
loro dovrei formalmente aggiungere il Prof. Vincenzo Palazzolo e il Prof.
Arialdo Radicati di Brozolo; ma il Prof. Palazzolo è già rientrato nella nostra
Università e il Prof. Radicati è rimasto a Pisa essendo stato trasferito alla
Scuola Normale Superiore, conservando l’insegnamento nel nostro Istituto di
fisica.
Sono
stati trasferiti a Pisa da altre Università il Prof. Paolo Enrico Arias per
l’Archeologia e Storia dell’arte greca e romana da Catania, Giorgio Cavallo per
la Microbiologia e Flaminio Franchini per il Diritto amministrativo da Sassari,
Tristano Manacorda per la Meccanica razionale da Parma, Floriano Papi per la
Zoologia da Bari e Luigi Tonelli per la Patalogia speciale chirurgica e
Propedeutica clinica da Perugia.
Sono
stati nominati straordinari in seguito a concorso: Dino Dini per Motori per
aeromobili, Leonida Gancikoff per la Lingua e letteratura russa, Giorgio
Marinelli per la Petrografia, Carlo Alberto Mastrelli per la Filologia
germanica, Enrico Moschini per l’Orticoltura e floricoltura e Mario Paltrinieri
per la Clinica ortopedica.
A
tutti i nuovi colleghi porgo il cordiale benvenuto nella Università di Pisa con
l’augurio di un lavoro sereno e fecondo.
Un
particolare saluto e un ringraziamento assai vivo per avere accolto il mio
invito desidero porgere al Prof. Jacopo Barsotti, nuovo professore di Geometria
Analitica, allievo di questa Università e della Scuola Normale Superiore,
studioso universalmente affermato nell’Algebra moderna. Egli ha lasciato gli
USA dove aveva raggiunto il massimo grado accademico, per ritornare maestro nella
Università che lo aveva avuto studente: la sua decisione, in verità contro
corrente, ha un grande significato e ci dà fiducia nell’avvenire della Scienza
italiana.
Il
prof. Emilio Battaglia, già assistente di Botanica nella nostra Università è
stato nominato professore straordinario di Genetica all’Università di Bari.
Fra
il personale collocato a riposo, desidero dare un saluto e un ringraziamento
particolare al Sig. Renzino Renzoni.
Infine
ricordo con animo grato e commosso coloro che abbiamo perduto lo scorso anno: i
professori incaricati Giacinto Titta, Arturo Benedicenti e Federigo Severini,
insieme a Giovanni Sabatini addetto alla portineria della Sapienza.
Il
ritmo di aumento del numero dei nostri studenti non accenna a diminuire ed è
dell’ordine del 6% annuo.
Se
si tiene conto soltanto degli studenti che si iscrivono al 1° anno, il loro
accrescimento è assai più rapido; le matricole sono raddoppiate di numero negli
ultimi otto anni e ciò fa prevedere un ulteriore forte incremento degli
iscritti nei prossimi anni.
Nel
1960-61 abbiamo superato il traguardo dei 10 mila studenti, aumentando lo stato
di disagio e l’urgenza della soluzione del problema edilizio.
Tra
le convenzioni stipulate lo scorso anno tra l’Università di Pisa ed Enti vari,
ricordo quelle con il Comitato nazionale per l’energia nucleare per ricerche da
compiersi in Istituti delle Facoltà di Scienze e di Ingegneria e quella con
l’Euratom per ricerche del nostro Centro studi per le calcolatrici
elettroniche.
La
più importante di tali convenzioni è stata stipulata con il Consiglio Nazionale
delle Ricerche per la trasformazione del nostro Centro in un Centro studi sulle
calcolatrici elettroniche del CNR presso l’Università di Pisa. In tal modo
questa iniziativa, promossa a Pisa per l’appoggio finanziario illuminato degli
Enti locali, viene ad avere una veste ufficiale sul piano nazionale, coprendo
un settore di ricerca la cui importanza nel mondo scientifico e in quello del
lavoro si rivela sempre più grande.
L’onere
che il CNR si è assunto per il primo quadriennio di tale convenzione è di circa
mezzo miliardo.
Desidero
perciò particolarmente ringraziare il Presidente del CNR prof. Giovanni
Polvani, allievo di questa Università, per avere aiutato a risolvere tale
importante problema.
Fra
le varie manifestazioni che nello scorso anno hanno attirato sull’Università
l’attenzione degli studiosi ricordo i simposi internazionali di Agrochimica e
quello sulle leptospirosi e il Congresso Nazionale di Botanica. Si sono pure
tenuti il Congresso Nazionale dei professori universitari incaricati e del
Sindacato dei subalterni universitari.
Fra
le cerimonie varie svoltesi all’Università, mi è gradito ricordare la consegna
del premio Rustichello da Pisa, alla presenza del Presidente Gronchi.
La
legge n. 17 ci ha apportato non solo l’aumento già citato del contributo
ordinario dello Stato, ma anche un cospicuo contributo per l’edilizia (L.
537.312.000). Abbiamo inoltre avuto sulla stessa legge 85 milioni per le
attrezzature didattiche e scientifiche, sei posti di professore di ruolo e 54
nuovi posti di assistente.
Desidero
qui ringraziare vivamente il Ministro per queste assegnazioni e soprattutto
perché ha voluto personalmente intervenire per assicurarci una equa
assegnazione di posti di professore di ruolo, completata dalla notizia della
recentissima assegnazione di ulteriori 5 nuovi posti sulla legge 1073.
Siamo
in attesa fiduciosa della prossima assegnazione dei posti di assistente, che
contribuiranno a migliorare la situazione degli Istituti e ad attenuare il
grave disagio del nostro bilancio, aggravato dall’onere di un numero di
assistenti straordinari troppo elevato per le sue possibilità, anche se ancora
inferiore alle effettive necessità didattiche e scientifiche degli Istituti.
Il
Consorzio Interprovinciale Universitario ha dato l’anno scorso un contributo di
oltre 57 milioni agli Istituti e di oltre 31 milioni in cattedre convenzionate
nella massima parte relative alla Facoltà di economia e commercio.
Ho
la fondata speranza, nell’ambito della legge che prevede stanziamenti per
l’istituzione di nuove Faco1tà universitarie, di poter ottenere la
statizzazione di tale Facoltà, venendo così a restituire piena disponibilità di
mezzi al Consorzio.
Desidero
infine ringraziare il Consiglio di amministrazione del Consorzio per essersi
assunto l’onere dell’acquisto del terreno dove dovrà sorgere la sede della
Facoltà medesima, in modo da poter presto rendere il palazzo della Sapienza
completamente disponibile per la Facoltà di giurisprudenza e per l’Istituto
matematico della Facoltà di scienze.
L’Opera
universitaria ha lo scorso anno erogato in borse di studio e sussidi lire 20
milioni e potenziato alcune sue essenziali iniziative, fra cui principalmente
la mensa universitaria, che intendiamo ulteriormente migliorare, sempre che la
legge sull’assegno di studio ce ne lasci la possibilità finanziaria.
Fra
i lavori edilizi in corso voglio anzitutto ricordare che nel giugno scorso è
iniziata la costruzione della nuova sede della Facoltà di medicina veterinaria,
che sarà ultimata in 20 mesi, per un importo a suo tempo previsto di L. 400
milioni.
E’
in fase assai avanzata, benché in ritardo sui tempi contrattuali, la
sopraelevazione della sede della Facoltà di ingegneria, che darà un primo
respiro a questa Facoltà fra le più affollate e al cui ampliamento edilizio
occorre provvedere d’urgenza, dato l’aggravamento che si verificherà nella
situazione quando, fra un paio d’anni, verrà tolto il numero chiuso per gli
studenti provenienti dagli Istituti tecnici. Numerosi progetti relativi a
Istituti di tale Facoltà sono in corso di approvazione o in fase avanzata di
progettazione.
In
corso di esecuzione sono i lavori di adattamento del palazzo Boileau, che sarà
presto sede del corso di laurea in lingue della Facoltà di economia e commercio.
In
corso di approvazione sono altri progetti, fra i quali un grande ampliamento
degli Istituti di chimica della Facoltà di scienze.
Fra
tutte le iniziative svolte ad assicurare alla nostra Università gli strumenti
per il suo funzionamento avvenire, due emergono sulle altre per l’importanza
che hanno al di fuori della vita universitaria.
La
prima è il disegno di legge di iniziativa governativa, che concede in uso
gratuito e perpetuo all’Università di Pisa la parte ancora libera della Tenuta
di Tombolo, destinandola alla sperimentazione della Facoltà di agraria, per
scopi scientifici e per darle la possibilità di preparare tecnici agricoli ai
vari livelli. Un articolo di tale legge prevede che, se parte di tali terreni
sarà utile ad altre iniziative di interesse generale - per il progresso
economico della zona - essa potrà essere permutata con altri terreni da darsi
sempre in uso gratuito all’Università.
Mi
auguro che tale disegno di legge compia un rapido cammino parlamentare non solo
perché è stato promosso dal Governo e per l’importanza dei fini che si propone
di conseguire, ma anche perché è stato concepito con uno spirito di larga
apertura verso ogni sana iniziativa che, con l’approvazione degli enti
territoriali locali, possa svilupparsi in avvenire in tale zona.
Altro
fondamentale problema è la costruzione del nuovo policlinico. Riaffermo che in
una città delle dimensioni di Pisa sarebbe una inutile dispersione di mezzi
l’avere due complessi ospedalieri, uno universitario e uno cittadino.
Pertanto
l’Università intende procedere insieme con l’Ospedale di Santa Chiara a una
soluzione dei comuni problemi.
E’
stato ufficialmente annunciato che la costruzione del nostro policlinico è
stata inserita nella nuova legge per gli ospedali, recentemente presentata al
Senato.
Le
cliniche universitarie pisane, per la loro tradizione scientifica e il
prestigio dei maestri che le dirigono, assolvono un compito che si estende su
tutta la fascia costiera tirrenica, comprendendo zone particolarmente depresse.
Inoltre, l’attrezzatura scientifica delle cliniche e degli istituti biologici
rende particolarmente onerosa la costruzione del nuovo complesso, ben più
costoso di un comune ospedale.
Per
queste ragioni è necessario che l’intervento dello Stato possa raggiungere l’ordine
del 75% della spesa occorrente, altrimenti vano sarebbe sperare che gli enti
locali - pur così provvidi ad aiutare ogni iniziativa dell’Università - abbiano
la possibilità di reperire i mezzi occorrenti a completare la grande impresa.
Solo
quando sarà risolto questo punto fondamentale, si potrà precisare in modo
definitivo la soluzione da adottarsi, d’accordo con l’Ospedale di S. Chiara e
con gli altri enti pubblici interessati alla soluzione del problema: una
decisione in tal senso si dovrà avere quanto prima e in ogni caso entro
l’attuale legislatura.
Confortato
dalla fiducia che il corpo accademico ha voluto rinnovarmi, mi impegnerò, nel
triennio che oggi ufficialmente inizia, per avviare a soluzione i problemi che
vi ho rapidamente accennati, certo che l’aiuto dei colleghi e il nuovo clima
che ha posto in primo piano all’attenzione della nazione i problemi
universitari, mi facciano trovare nella comprensione del Governo e degli enti
locali quell’aiuto finanziario senza il quale ogni sana iniziativa resterebbe
vana.
Con
questi intendimenti dichiaro aperto l’anno accademico 1962-63, 619° dalla
fondazione.
Prima
di dare la parola al Segretario dell’organismo rappresentativo Interfacoltà,
sig. Luciano Faraguti, e quindi al prof. Francesco D’Amato che terrà la
prolusione sul tema delle radiazioni e mutageni chimici, prego S.E. il Ministro
della pubblica istruzione di voler consegnare le medaglie ai benemeriti della
Scuola, della cultura e dell’arte, conferite dal Presidente della Repubblica, su
sua proposta, al prof. Michele Paris, ordinario fuori ruolo d’Elettrotecnica e
al Prof. Silvio Ferri, ordinario fuori ruolo di Archeologia e Storia dell’arte
greca e romana.
Sarò
grato al Ministro, inoltre, se vorrà egli consegnare l’onorificenza dell’Ordine
del Cherubino, simbolo della pienezza della scienza, distinzione particolare di
questo Ateneo, ai professori Silvio Ferri, Giovanni Amoretti, preside della
Facoltà di lettere e filosofia, Enrico Pistolesi, preside della Facoltà di
ingegneria, Remo de Fazi, preside della Facoltà di farmacia.
Da: Annuario dell’Università
degli studi di Pisa per l’anno accademico 1962-1963.